Ci occupiamo oggi di alcune foto diffuse sul web pochi istanti dopo l’elezione di Bergoglio al soglio pontificio, quasi contemporaneamente alle isteriche reazioni del mondo gay che ha vandalizzato la sua pagina Wikipedia. Entrambe le immagini vorrebbero mostrare il legame tra Bergoglio e il dittatore Videla, anche se lo stesso papa Francesco ha rivelato in passato di aver incontrato il dittatore nel 1976 proprio con lo scopo di intercedere a nome di molti detenuti o “desaparecidos”, come confermato anche da Alicia Oliveira, ex giudice della Corte suprema argentina e vittima lei stessa della dittatura, nonché molto amica di papa Francesco.
La prima fotografia (in alto a sinistra) è stata diffusa dal regista statunitense Michael Moore (il quale si è in seguito scusato) di un anziano prete, di spalle, nell’atto di offrire la comunione al primo presidente della dittatura, Jorge Videla. E’ stato dimostrato, anche grazie al video dell’evento rappresentato nella foto, che il sacerdote è Carlos Berón de Astrada e non Papa Francesco. Il luogo è la cappella della Pequeña Obra de la Divina Providencia Don Orione il 30 dicembre 1990 (Bergoglio aveva 54 anni), quindi alla fine della dittatura quando Videla stava scontando una condanna all’ergastolo.
La seconda fotografia (qui a destra) mostra un sacerdote che passeggia sorridendo fianco a fianco sempre con Jorge Videla, anche in questo caso l’accusa implicita è quella di identificare in quel sacerdote Jorge Mario Bergoglio. Peccato che, come è stato ottimamente spiegato, papa Francesco sia nato nel 1936 e quindi nell’epoca in cui fu scattata questa foto (cioè quando Videla era al governo) aveva tra i 35 e i 45 anni. Ma il prelato nella fotografia ne mostra evidentemente parecchi di più, inoltre Bergoglio non è calvo nemmeno ora che ha 76 anni, mentre il prelato nella fotografia è evidentemente calvo. Infine, Bergoglio negli anni della dittatura della Giunta militare argentina era un semplice sacerdote membro dell’ordine gesuita, mentre il prelato nella fotografia porta chiaramente una veste da monsignore o da vescovo.
Il nostro primo articolo (aggiornato in questi giorni) si è concentrato della presunta complicità di Bergoglio con la dittatura argentina tra il 1976 e il 1983. L’affondo, arrivato da un ex terrorista e guerrigliere marxista, Horacio Verbitsky, ritenuto responsabile della morte di decine di civili innocenti a causa della sua violenza ideologica, non ha mai mostrato alcuna prova, mentre esistono numerose testimonianze nelle quali, oltre a respingere le accuse, si descrive tutto l’impegno di Bergoglio nel salvare e aiutare i desaparecidos. Le principali sono quelle di: Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace argentino; Graciela Fernández Meijide, membro della Commissione Nazionale sui desaparecidos (CONADEP); Alicia Oliveira, difensore del popolo della città di Buenos Aires; l’Associazione 24 marzo, accusatrice dei militari argentini; citiamo infine due desaparecidos, esponenti della Teologia della Liberazione violentati dalla dittatura argentina: Josè Luis Caravais, il quale ha riferito: «Padre Bergoglio mi salvò la vita. Se non mi avesse protetto a Buenos Aires dai repressori della dittatura, non sarei qui»; e Alfredo Somoza, che dice: «Jorge Mario Bergoglio e i gesuiti sono riusciti a salvare tante persone negli anni bui della giunta militare in Argentina. Ne sono stato testimone oculare. Questa della sua compromissione con la dittatura militare è una storia che vorrebbe ridurre il valore della sua elezione a Papa».
Il nostro secondo articolo si è concentrato nel mostrare la falsità di alcune citazioni circa il suo pensiero sulle donne. E’ stato abbastanza semplice ricostruire l’origine delle menzogne, la loro mancanza di fonte e la loro inesistenza sui principali quotidiani internazionali, cosa che sarebbe impossibile se davvero l’arcivescovo di Buenos Aires (com’era allora Bergoglio quando avrebbe detto queste cose) avesse pronunciato frasi discriminanti contro il gentil sesso. Soltanto alcuni quotidiani privi di credibilità e di serietà, come il Fatto Quotidiano, hanno preso per buone queste frasi prive di fonte e hanno pubblicato risposte moralizzatrici.
Il punto, come è stato spiegato su Avvenire, è che quanti protestano per la compromissione – vera o immaginaria – della Chiesa nelle vicende della Storia, vagheggiano in segreto una Chiesa fuori dalla Storia: una realtà astratta e da ultimo irrilevante, invisibilmente deputata alla gestione dell’invisibile. Hannah Arendt scriveva: «Le masse ideologizzate non credono nella realtà del mondo visibile, della propria esperienza; non si fidano dei loro occhi e orecchi, ma soltanto della loro immaginazione, che può essere colpita da ciò che è apparentemente universale e in sé coerente».
Simone F.