Continuano ad uscire articoli sulle pensioni d'oro che, o per incompetenza o per convinzioni ideologiche degli estensori, contengono osservazioni, commenti e suggerimenti tendenziosi e non corrispondenti alla realtà delle cose. Continuerò ad evidenziare queste incongruenze nella speranza che, in qualche modo, vengano raccolte da chi, a livello politico, dovrebbe bloccare e far tacere questi tentativi di mettere le mani su pensioni certamente non d'oro.
Il primo aspetto da segnalare è proprio quello che, ad arte, viene usata una terminologia che richiama alla mente del lettore posizioni di previlegio, quando poi si vorrebbe in realtà penalizzare milioni di pensioni, che nulla hanno a che vedere con quelle da 90.000 euro o più all'anno. Si tenga presente che una recente statistica dell'INPS individua in sole 650.000 le pensioni che superano i 3000 euro/mese; non è agendo su questi numeri che si possono reperire i fondi per migliorare il valore delle pensioni minime e sociali. Il piatto a cui tendono gli ideologhi di quella che definiscono una più equa giustizia sociale, è ben più ghiotto. Veniamo alle falsità.
Leggo un'intervista a Tiziano Treu che dichiara "Nell'attuale sistema pensionistico convivono due modelli di pensioni diversi; quello retributivo che calcola le pensioni sugli ultimi dieci anni lavorativi e quello contributivo che prevede che ciascuno riceva quanto ha versato nell'intera vita professionale. I tagli alle pensioni d'oro e d'argento dovrebbero riguardare solo chi ha goduto del sistema retributivo e prende più di 4 o 5 mila euro al mese".
A meno che lo stato sia in grado di prevedere la data di dipartita di ogni cittadino, non è possibile affermare che con il sistema contributivo ognuno riceva quanto ha versato nell'intera vita professionale. Ammesso che abbia versato 100, vorrei sapere come farà lo stato a calcolare la mia pensione con la certezza di utilizzare esattamente quanto ho versato, non sapendo se morirò dopo 5, 10 o 20 anni dalla data del pensionamento. Lo stesso dicasi per il sistema retributivo, quando gli ideologhi affermano che percepirò di più di quanto ho versato di contributi, perchè è stato usato un metodo di calcolo più favorevole rispetto al contributivo. Domanda; se ho versato 36 anni di contributi e ho riscattato onerosamente la laurea, ma per destino muoio dopo 10 anni dalla pensione, quanto dei miei contributi saranno stati stati effettivamente utilizzati?
Certi ragionamenti possono essere sostenuti solo da calcoli statistici, che indicano delle tendenze ma non delle certezze come si vuol far credere; leggete la risposta di Treu alla domanda del giornalista: Dove sarebbe la disuguaglianza?
"Chi si è ritirato dal lavoro con il sistema retributivo ha una pensione in proporzione superiore rispetto ai contributi versati. (come fa a calcolarlo non sapendo quando l'interessato lascerà questa terra?). Chi invece lo ha fatto con il sistema contributivo, dopo una carriera normale e magari andano in pensione a 67/70 anni, riceverà esattamente quanto ha versato. (Treu ha poteri paranormali; e se questo illustre signore, come gli auguro, dovesse campare sino a 100 anni, cosa faranno i nostri esperti? Arrivato a 90 anni gli taglieranno la pensione?).
Treu continua: la sforbiciata non dovrebbe riguardare, quindi in modo generico, quanti hanno una pensione alta, ma chi ha ottenuto condizioni più favorevoli in proporzione ai contributi pagati. (Bene siamo d'accordo; come la mettiamo con tutti quei dipendenti dello stato e del parastato che, utilizzando leggi ad hoc , in passato sono andati in pensione a 40/45 anni avendo versato 15 - 20 anni di contributi. Questi signori non hanno ottenuto condizoni più favorevolo rispetto ai contributi versati?).
Cosa ne pensa Treu del fatto che l'inpdap si porta dietro un buco di 9 miliardi di euro, che dovrà sorbirsi l'inps? Si domanda da che cosa è stato provocato. ? Se il principio è quello che le pensioni dovrebbero essere adegute ai contributi versati, si dovrebbe desumenre che le gran parte delle pensioni inpdap sono pensioni d'oro.