No, forse quello di Erimanto non era esattamente così...
E ora una fatica di cui si sa poco o nulla. Non perché il cinghiale di Erimanto non fosse pericoloso, intendiamoci! Anzi aveva un ceffo orribile, era grosso come un elefante e aveva zanne spesse come tronchi d'albero! Non si sa bene cosa facesse di male, ma viste le dimensioni lo si può immaginare. Con un giro di passaparola la cosa arrivò alle orecchie del nostro Euristeo, che non vedeva l’ora di levarsi Ercole di torno: era legato a un giuramento di obbedienza, questo è vero, ma vederselo girare in casa tutto il giorno gli faceva lo stesso un bruttissimo effetto... Quando lo fece convocare, Ercole non lo lasciò neanche parlare: “So già cosa vuoi dirmi, Euristeo! Vado, l'acchiappo e torno”. E così quel giorno stesso era di nuovo in viaggio....ecco sì, forse così può andare!
Va notato di sfuggita come Ercole, che rappresenta la forza bruta incanalata costantemente dalla ragione verso obiettivi di 'pubblica utilità', abbia a che fare molto spesso con dei mostri che rappresentano invece la bestialità più assoluta. E in questo si riassume - come vedremo - il significato principale della sua figura: nella lotta ininterrotta con le forze irrazionali del suo inconscio, come a dire della bestia che era in lui, e che solo apparentemente - e per ragioni di racconto - è trasferita in un nemico esterno. Una lotta della ragione contro l’istinto e la follia, una lotta che affascinava i Greci e che si trova così spesso nei loro miti e nelle loro opere. Non sempre la ragione prevarrà, per Ercole: ma non anticipiamo nulla, e torniamo dal nostro cinghiale.Ercole si presentò
ad Euristeo con il
cinghiale in spalla...
Un possibile finale...
E se anche stavolta manca qualsiasi informazione sul destino del cinghiale, non posso credere che sia stato lasciato andare. E sapete perché? Mi viene il sospetto che il silenzio su questa fatica abbia avuto una causa, diciamo così, tutt'altro che nobile: secondo me se lo mangiarono tutti, chi più chi meno, e di comune accordo si decise di tacere l’accaduto ai posteri e alla dea Artemide in particolare. Perché, come si dice: chi è vivo tace, e chi è morto si dà pace!