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Le fatiche di ercole - il toro cretese

Creato il 03 dicembre 2013 da Giuseppeg
"LE FATICHE DI ERCOLE - IL TORO CRETESE"Caro Ercole, come stai? Ti sei rinfrescato?”. “Sono fresco come una rosa, sir!”, rispose Ercole, allacciandosi l’accappatoio. Profumava di muschio verde e aveva la barba rasata di fresco. “Senti un po’”, gli disse Euristeo, abbassando la voce e facendogli segno di avvicinarsi. “Questa volta si tratta di un affare un po’ delicato. Tu lo conosci Minosse?”. “Chi, il re di Creta?”, gridò. “Sì, proprio quello, ma abbassa la voce! Mi ha chiesto un favore in privato”, e si avvicinò ancora di più. “Mi ha chiesto di eliminargli un concorrente…”. "Gli hanno forse insidiato il trono?”. “No, la moglie”. “Ah, capisco”. “Perciò devi salpare adesso, senza che nessuno ti veda. Domattina hai appuntamento con Minosse, ti aspetterà nella sua reggia. Mi raccomando, non tardare e… acqua in bocca!”. “Sarò muto come un pesce”, rispose Ercole, e partì quella mattina stessa.
LE FATICHE DI ERCOLE - IL TORO CRETESEUna volta arrivato a Creta, si informò con alcuni passanti su dove fosse la reggia e quale fosse la strada più breve per arrivarci. Quasi tutti i passanti, però, invece di rispondergli direttamente gli facevano dei sorrisini particolari e soprattutto, cosa curiosa, gli mostravano le corna con le dita. Senza capire di che si trattasse, il nostro Ercole si avviò nella direzione indicatagli e poco dopo arrivò a palazzo. Gli venne detto di aspettare, e dopo un po' che era lì sentì un richiamo alle sue spalle. Si voltò e vide una mano che sporgeva da una tenda, e gli faceva segno di avanzare. Si ritrovò in un corridoio buio, alla fine del quale si apriva una porta. Incerto sul da farsi, stava giusto per bussare quando la porta all'improvviso si aprì e ne uscì un braccio nerboruto che lo spinse subito dentro. “Finalmente!”, una voce esclamò. Era Minosse.
LE FATICHE DI ERCOLE - IL TORO CRETESEEra davvero disperato. Si soffiava continuamente il naso e aveva gli occhi piccoli e arrossati. Dopo averlo fatto accomodare, gli strinse la mano e gli disse: “Mi dispiace per l’accoglienza un po’ fredda, ma non volevo creare sospetti! Già qui intorno si sogghigna, ci si tocca con il gomito appena passo e ci si lanciano certe occhiate… Oh, insomma! Non posso più andare avanti così! Devi sapere, mio caro Ercole, che la primavera scorsa ho fatto un voto a Poseidone: avevo bisogno che la mia flotta viaggiasse tranquilla, e tu capisci, non potevo certo offrire un agnellino! E così gli promisi il più bel toro di tutta l'isola, ma ahimè, sai cosa fece? Per mettermi alla prova ne fece uscire uno dal mare possente, bellissimo, completamente bianco e luminoso come neve, e me lo fece fermare davanti! Ora, cosa avrei dovuto fare? Sacrificarlo, lo capisco! Ma vai tu a sacrificare un animale così bello, e per giunta maschio, che avrebbe potuto garantirmi una mandria migliore di quella di Augia!”. E qui si mise a piangere a dirotto. “E con questo, allora?”, gli chiese Ercole, per andare al sodo. “Veniamo ai fatti!”. “Eccoteli ora, i fatti! Per nasconderlo da Poseidone, me lo portai qui nel palazzo, e lo nascosi in un cortile interno in attesa di tempi migliori. Ed è qui che entra in scena mia moglie!”.
LE FATICHE DI ERCOLE - IL TORO CRETESE“Alla buon’ora! E cosa c'entra?”, disse Ercole. “Aspetta! Devi sapere che mia moglie ha fatto un torto ad Afrodite”. “Pure lei?”. “Sì. Ha detto in pubblico che a lei del sesso non importa nulla, che può farne tranquillamente a meno e che se ne ride di chi pensa il contrario! Non l'avesse mai detto! Da quel giorno la dea, piccata, me l'ha fatta diventare tutta fuoco!”. “Ma davvero?”. “Sì, purtroppo! Non c'è più niente che riesca a saziarla! Io ti giuro, le ho provate proprio tutte, eppure niente, come avessi fatto nulla! Fino a che un giorno, a mia insaputa, vagabondando per il palazzo in preda al suo 'male d'amore' non incappò, per mia disdetta, nel cortiletto interno e vide il toro!". "E con ciò?", domandò Ercole, che ancora non aveva capito. "E allora, amico mio, si è consumata la mia vergogna". "Stai forse dicendo che...". "Sì, ma non fu subito. Prima doveva convincere il toro! E siccome non ci riusciva, pensò bene di ingannarlo in questo modo. Fece costruire da Dedalo, il nostro inventore di corte, una vacca di legno, tale e quale ad una vera! Con la differenza però che questa all'interno era vuota, e che dentro ci stava nascosta mia moglie!". "Per la barba di Zeus!". "Proprio così! Ma non è finita qui! Dopo alcuni mesi si accorse di essere incinta, e dopo il nono diede alla luce un bambino, che...". "Siamo sicuri che non sia tuo?". "Ha la testa di un bovino, vedi tu!", replicò il re Minosse stizzito. "L'ho chiamato Minotauro e l'ho fatto chiudere in un labirinto. Almeno con lui sono a posto! Resta il problema del padre: non ho il coraggio di farlo uccidere per paura di Poseidone, e così ora mi rivolgo a te. Devi portartelo via, non so come e non so dove, ma devi farlo! L'unica cosa che voglio è non vederlo mai più, mai più, lo capisci?", e si mise a sbraitare e ad inveire e insomma non badò più a lui.
LE FATICHE DI ERCOLE - IL TORO CRETESECosì Ercole si avvicinò alla bestia che poi, poverina, era mansueta proprio come un agnellino - e in effetti era nata per farne le veci. A questo punto il mito tace, e tace proprio sul più bello, perché non si sa come abbia fatto il nostro eroe a riportare il toro a casa. Fatto sta che ci riuscì, e ciò che più conta è che il toro poi non fu sacrificato, come forse voleva Euristeo, ma fu lasciato in libertà dalla simpatica Giunone, che proprio in odio al suo figliastro volle privarlo del frutto della sua sesta fatica. Poco male, diremo noi; meglio un toro vivo oggi, che una grigliata rischiosa domani!

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