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Le fatiche di ercole - le cavalle di diomede

Creato il 17 dicembre 2013 da Giuseppeg
LE FATICHE DI ERCOLE - LE CAVALLE DI DIOMEDEC’era un tale, in Tracia, che si chiamava faceva chiamare Diomede - da non confondere col più famoso personaggio dell’Iliade -, e che aveva  come hobby quello di allevare cavalli. Fin qui non c’è nulla di male, se non fosse che questi cavalli - anzi cavalle, per l’esattezza - si nutrivano di carne umana, in particolare di quella degli ospiti che incappavano malauguratamente negli 'inviti a pranzo' di Diomede. Euristeo, sia detto subito, ultimamente era un po' depresso perché sentiva il proprio trono vacillare sotto i colpi dei successi del rivale, ossia di Ercole. Ascoltò senza troppo interesse la descrizione di questi animali, fornitagli da un suo fedele osservatore che viaggiava per la Grecia alla ricerca di un’impresa interessante. “Sì sì, va bene”, tagliò corto scoraggiato. “Vada pure per questa. Ma tanto non ho più speranze: vedrai che anche stavolta tornerà vincitore, e dovrò pure rimborsargli la trasferta!”.
LE FATICHE DI ERCOLE - LE CAVALLE DI DIOMEDEPrima di presentarsi a Diomede, il nostro eroe pensò bene di farsi invitare a casa sua. Gli mandò un messaggio, dove spiegava che in zona non c'erano alberghi e gli chiedeva ospitalità, con la promessa però di pagargli le spese. "Ma quali spese!", gli rispose immediatamente Diomede, che non stava già più nella pelle. "Qui è tutto spesato, vitto e alloggio compreso!". Stabilirono di incontrarsi all'ora di cena nel ranch. Ercole, che voleva restare in incognito, rinunciò per questa volta alla sua pelle di leone e alla sua clava, presentandosi come un normale borghese. Quando suonò il campanello, per prima cosa venne accolto da un nitrito di cavalli. “Finalmente sei arrivato! Hai sentito le mie cavalle, come sono contente? A loro gli ospiti piacciono un mondo, li trovano sempre di loro gusto!”. Lo fece entrare nella magione, dove al centro torreggiava un grande tavolo sparecchiato. “Oh, non preoccuparti!", gli disse per tranquillizzarlo. "La cena è quasi pronta, manca giusto la carne! Prima però volevo farvi conoscere le mie cavalle: sono un dono di Ares, mio padre, e sono fiero di loro!”.
LE FATICHE DI ERCOLE - LE CAVALLE DI DIOMEDELo condusse perciò nelle stalle, che a primo acchito non sembravano mostrare proprio nulla di sospetto. A poco a poco, però, una strana sensazione di tensione si fece strada tra quelle pareti: le cavalle si avvicinavano lentamente come se volessero incontrare il nuovo ospite, mentre Diomede si faceva sempre più taciturno e distante, restando indietro ogni passo di più. Fino a che, improvvisamente, non gli si lanciò alle spalle e non lo spinse per gettarlo tra le fauci dei cavalli. Contrariamente a quanto si aspettava, però, il suo ospite non si mosse di un millimetro: rimase fermo nella stessa posizione, mentre Diomede rimbalzava all'indietro come una molla. "Tutto bene?", gli chiese Ercole. "Tutto bene, grazie", rispose lui, facendo finta di niente. "Sono inciampato su questa scopa...". "Ma tu lo sai, Diomede, che i tuoi cavalli hanno i denti cariati?". “Come? Non è possibile! Glieli tengo puliti io stesso!”. “Eppure io vedo una carie! Proprio qui, tra gli incisivi”, specificò l'eroe, tenendo il dito a una certa distanza dai denti. “Ma no, avrai visto male! Fa vedere, fammi spazio”. Si avvicinò alla prima bestia e le spalancò la bocca: una bocca gigantesca, piena di denti appuntiti e tutt'altro che guasti. “Hai visto? Che ti dicevo?”. Prima ancora di finire la frase, però, ricevette un calcione da dietro che lo catapultò direttamente nella bocca del cavallo, che non perse l'occasione di assaggiarlo. Immediatamente le altre cavalle cercarono in tutti i modi di condividere il pasto, e si rincorsero per tutta la stalla sgranocchiando e nitrendo. Allora Ercole si chiuse la porta alle spalle e una volta uscito esclamò: “Diomede, Diomede! Non conoscevi il detto? 'A caval donato non guardare in bocca'!”.
E le cavalle? Consacrate alla dea Era, che le prese in simpatia. Non risulta che fecero più altri danni, anzi la loro razza si mantenne intatta a lungo. Ancora ai tempi di Alessandro Magno, a quanto pare, si vedevano scorrazzare in giro certi esemplari di cavalli antropofagi che preferivano la carne umana alla biada insipida. Non risulta che Bucefalo ne facesse parte: se così fosse, la storia andrebbe per forza riscritta, perché non fu il suo padrone a fare strage di persiani... Ma fino ad ora non ci sono dati certi, quindi aspettate a buttare i vostri libri di storia!

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