In considerazione che nelle Marche hanno proposto nell’ambito della legge sulla multifunzionalità anche una revisione delle fattorie didattiche, proponendo (finalmente!) anche un percorso formativo per questa interessante opportunità (ma necessita ragionarci) descrivo il mio pensiero su questo settore e poi nella 2 parte illustrerò un’azienda.
Dopo gli agriturismi che sono la prima modalità di azienda agricola multifunzionale , imprese che operano producendo beni primari e nel contempo erogano servizi al consumatore, al cittadino, sono comparse da più di un decennio le fattorie didattiche. Sono nate in Romagna, nei comprensori di Forlì e Cesena e nel 1997 è stata costituita la prima rete delle fattorie didattiche romagnole.
La parola didattica non spaventi, son luoghi in cui i ragazzi apprendono divertendosi ed è noto che questo metodo è sicuramente il più efficace per comprendere e ricordarsi di ciò che si è ascoltato.
A livello regionale la creazione delle fattorie didattiche è normata da leggi e gli imprenditori instaurano rapporti con le scuole, che attraverso i Piani dell’offerta formativa (i POF), ad inizio d’anno programmano gli obiettivi didattici, con le uscite e le visite con finalità educativa.
Gli imprenditori hanno frequentato dei corsi, dei seminari per apprendere nozioni di accoglienza, pedagogia, didattica, onde anche saper dialogare con i docenti e supportarli nella visita o in certi casi anche a scuola. Ma non c’è una norma quadro e quindi possono sussistere delle diversità sia nel servizio sia nella tipologia di impresa.
Sono diffuse in tutta Italia e recenti indagini stimano il loro numero in 1750. Le Regioni dove vi è la maggior concentrazione sono quelle del Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e nel sud, soprattutto, nella Puglia. continua
foto della fattoria didattica “Il gelso” di Cofani. Fabriano (AN)
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