Come sappiamo, tutti sono autorizzati a manifestare le loro opinioni tranne i cattolici e i critici della lobby LGBT. Infatti le attiviste ucraine di Femen hanno aggredito la manifestazione autorizzata del gruppo cattolico “Civitas”, presentandosi mezze nude, con un velo da suora in testa, bestemmiando, urlando “in gay we trust” e insultando i manifestanti hanno aperto alcuni estintori sulle persone. Alcuni manifestanti a quel punto hanno reagito arrabbiati, allontanando in malo modo le fanatiche (ma dei quattro arrestati nessuno aveva a che fare con l’associazione cattolica, la quale ha annunciato che denuncerà le femministe per l’aggressione subita).
Queste militanti sono le stesse che pochi mesi fa hanno segato e abbattuto una croce cristiana nel centro di Kiev dedicata alle vittime dello stalinismo, per solidarietà alle amiche Pussy Riot, le femministe russe che hanno fatto irruzione nella Cattedrale ortodossa di Mosca definendo il patriarca una “prostituta” (e che recentemente hanno avanzato delle poco credibili scuse, definendosi cristiane e credenti nella preghiera). Insomma, la lobby LGBT non poteva scegliersi delle paladine migliori.
La cosa interessante è che una giornalista televisiva ucraina è riuscita ad infiltrarsi nel movimento delle Femen scoprendo cose davvero molto appetitose: per diventare un’attivista delle Femen è sufficiente fotografarsi in topless sul telefono di una delle partecipanti. Tutte le azioni di protesta vengono generosamente pagate. Ad esempio, la giornalista ha partecipato all’azione antislamica del gruppo a Parigi e ogni partecipante all’azione veniva pagata 1.000 euro al giorno, comprensive di albergo, cibo, taxi e biglietti. In ogni caso, ogni dipendente dell’ufficio del centro di Kiev delle Femen viene pagata circa 2.500 dollari al mese mentre ciascuna delle altre attiviste riceve almeno 1.000 dollari al mese.
Ecco dunque che si scopre come le rampanti femministe non agiscono certo mosse da ideali o preoccupazioni dei diritti altrui, secondo alcuni si tratta probabilmente di semplici squillo abituate ad usare pubblicamente le proprie nudità e in cerca di facile denaro. Non interessa molto questo però, la vera domanda è: da chi vengono pagate?