Pensavo che le serate d’alternativa fossero finite per questa stagione, invece mi sono dovuta ricredere. Andare a una proiezione a soli 3 euro, per la Festa del cinema (clicca), ha un fascino che permette di percepire ancora quel freddo che si ha all’uscita della sala, verso mezzanotte, sentendo l’aria d’autunno ancora addosso.
Le fils de d’Autre (Il figlio dell’Altra) è un prodotto francese girato da Lorraine Lévy dell’anno 2012, distribuito nelle sale nei primi mesi del 2013. Il tema portante che fa da apripista è la questione arabo – palestinese; attraverso la scusante dello scambio maldestro di un figlio, gli sceneggiatori hanno costruito una piattaforma di elementi che portano a riflettere lo spettatore che guarda le due “fazioni” riappropriarsi delle loro parti in modo ironico e intelligente. L’appartenenza conta, ma l’identità può anche viaggiare con gli errori commessi dalla storia, e che le diversità vanno rispettate, accettate e condivise, nonostante le asprezze di pregiudizi e diktat subiti per opera di organismi istituzionali più alti.
I protagonisti sono due ragazzi nati nel 1991, e le loro famiglie sono diverse – ognuna riflette la divisione che quel pezzo di muro nella striscia di Gaza ha imposto. La scoperta dello scambio erroneo dei loro figli mostrerà con leggerezza gli aspetti che contraddistinguono le due realtà, completamente diverse tra loro, per religiosità, etica e modi di percepire l’odierno, in uno spiraglio di futuro possibile.
Il lavoro mi ha rimandato a un altro, sempre francese, il cui titolo è Il giardino di Limoni. Regia di Eran Riklis, visto sempre in occasione di queste serate, su quelle stesse poltrone, anni fa.
Come allora, oggi, le donne hanno il ruolo principale rispetto a tutto il resto. Il punto di vista che è offerto è concentrato sull’accoglienza di diversità e di coerenza, nonostante la scoperta di un tragico aspetto della vita controverso, accaduto loro.
I maschi, i padri, i primi attori, sono quelli più irruenti, che oppongono per ben più tempo resistenza nella visione di realtà che muterà da lì a poco.
Allora qui penso che questo gioco di tensioni morali tra l’una e l’altra parte, tra un padre e una madre, tra un figlio e i propri genitori, può essere inteso come quello descritto in maniera mirabile da Terrence Malick in The Tree of Life.
La cinematografia francese è sempre una spanna sopra quella italiana.
Consiglio tutti i lavori citati, diversi tra loro, ma comuni in molti aspetti.
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