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Le forti parole che feriscono il Leviatano.

Creato il 24 gennaio 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

“Ricapitoliamo: un viceministro del lavoro dice in modo un poco sbagliato una cosa giusta, ovvia, condivisibile, quasi banale. E siccome e’ figlio d’arte, anziche’ dire se ha ragione o torto nel merito, si utilizza l’attacco alla persona per delegittimarne integralmente il diritto a sostenere quell’opinione. Cosi’ il problema non si discute e l’uomo si sputtana. Ecco qui il dibattito all’italiana, giovani compresi. “ Angelo Mellone – giornalista e scrittore

E’ proprio il tema del momento: le forti parole pronunciate dal viceministro al lavoro e alle politiche sociali Michel Martone stanno facendo il giro della rete e non solo: lette, rilette, condivise, twittate, re-twittate ed interpretate in vario modo.

Una cosa è certa: il tema esiste sul serio e forse, per la prima volta, anche se con toni forti, è stato realmente sollevato.

Per non fare un torto a nessun partito politico riportiamo le parole di Marco Cappa, italianissimo e giovanissimo Presidente dei Giovani Democratici Europei:

“Seppur con risultato mediatico opposto, il viceministro Martone pone una questione seria sul rilancio del sistema di formazione nelle Università italiane aprendo anche il confronto sul rinnovamento del mercato del lavoro a misura di chi si appresta ad entrarvici oggi”. 

Si, è vero, forse è venuta meno un po’ di sobrietà o di quel linguaggio strutturato e politically correct delle stanze dei bottoni e dei salotti dei baroni, ma questa potrebbe essere l’occasione reale per discutere di Università, dei giovani  e delle difficoltà che oggi uno studente medio italiano deve sostenere per potere accedere agli studi universitari e per potere concluderli con successo.

Ecco una delle ultime dichiarazioni del viceministro Martone di ieri dopo il suo discorso: “Parlavo dell’importanza dell’apprendistato e del fatto che l’eta’ media dei laureati in Italia e’ troppo alta. A chi si laurea tardi preferisco un giovane che fa l’apprendistato e inizia a lavorare a 16 anni. Siamo in un momento in cui e’ meglio che i giovani italiani inizino a lavorare, bisogna brigarsi e dare il massimo”.

Interrogato sulla reazione del ministro Fornero, Martone chiarisce che “Il ministro mi ha sorriso e mi ha detto di essere piu’ sobrio”. Le critiche della Lega Nord? “Pensavo che la Lega fosse dalla mia parte visto che ho difeso i giovani apprendisti che vanno a lavorare, e al nord ce ne sono tantissimi. Stimo e apprezzo tutti quelli che studiano lavorando o si sono iscritti all’universita’ tardi li stimo e li apprezzo, ma di loro nessuno parla. Ci sono invece 2 milioni di ragazzi che non studiano, non lavorano e non sfruttano i loro talenti per fare il bene del nostro paese. Se mi attaccano personalmente e’ perche’ ho toccato un tasto dolente”.

Questa la verità sulla questione:

http://www.michelmartone.org/non-mi-riferivo-a-tutti-quei-ragazzi-che-per-necessita-per-problemi-di-famiglia-o-di-salute-o-perche-devono-lavorare-per-pagarsi-gli-studi-sono-costretti-a-laurearsi-fuori-corso-ma-mi-rivolgo-a-724.html

Ecco una delle sue ultime dichiarazioni di ieri:

“Ho toccato un tasto dolente, un nervo scoperto. Non mi pento di aver detto ‘sfigato’ perche’ lo penso. Mi dispiace solo di non essere stato piu’ sobrio. Ho sbagliato la parola, avrei dovuto dire ‘Sbrigatevi a laurearvi’”.

Chiaramente hanno mal interpretato e strumentalizzato le sue parole, anche se ognuno è libero di dire ciò che pensa.

Noi siamo certi che il viceministro Michel Martone non intedesse offendere nessuno ma volesse mettere in risalto i limiti del nostro sistema universitario e gli ostacoli in cui i giovani, per sbaglio o per negligenza incappano.

Andrebbero comunque fatti i giusti distinguo ed è proprio rispetto ad essi che sono sorte tutte queste polemiche.

Come non potere essere solidali con tutti quegli studenti brillanti e preparati che, per motivi personali o familiari, sono tenuti a svolgere un lavoro o a dedicarsi ad altro?

Allo stesso tempo però, non è possibile non condividere pienamente il senso letterale di quelle parole se indirizzate nei confronti di chi, invece, prende l’università come un mezzo per allungare il proprio periodo di “ferie dal mondo” o di chi comunque non sceglie istituti in grado di formare per l’esercizio di un mestiere o di una professione artigianale solo perchè la nostra società li considera cittadini “sfigati”.

Sicuramente ogni storia umana è singolare ed unica e non è possibile generalizzare in alcun modo.

Di certo però, ad oggi, si potrebbe cominciare a discutere di nuove borse di studio per giovani meritevoli, che, solo ed esclusivamente per il loro merito abbiano raggiunto ottimi risultati in campo accademico e di nuove tasse per coloro i quali, invece, non si laureano in tempo e non hanno, di fatto, nessun impedimento.

Resta molto da discutere e da valutare e, forse, un sasso seppur mal lanciato può essere in grado di condurci alla riforma di un sistema accademico e fiscale vecchio, borioso, pesante e non ancora pienamente meritocratico.

E ancora, per crescere, per cambiare rotta, i giovani devono rischiare, avere coraggio, in una parola devono impegnarsi.

The Freak si presta ad essere tavolo di confronto tra i giovani.

 Gli Editori Pietro Maria Sabella e Daniele Urciuolo


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