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le fortune degli altri (titolo rubato a Camilla, che spero non me ne voglia)

Da Guchippai
le fortune degli altri (titolo rubato a Camilla, che spero non me ne voglia)
la premessa è appunto quello che ha scritto Camilla in questo post: tempo fa, una tale senza nome mi disse che viveva male la fortuna degli altri, perché la metteva nella condizione di considerare la sua incapacità. le fortuna degli altri io le divido in due categorie: quelle delle persone che, a mio avviso, se le meritano, e quelle che no. premetto che non sono una persona invidiosa, malgrado si possa concludere proprio questo dopo aver letto quanto segue; sta di fatto che a volte mi capita di vedere degli stronzi fetenti avere successo e/o delle gran botte di culo, e la prima reazione è un discreto tiraculo. a seguire tuttavia penso che, come al solito, ciò che vedo è la superficie; non posso sapere che cosa è capitato a quelle persone prima della fortuna a cui ho assistito, inoltre non è detto che in futuro la sappiano mettere a buon frutto, di conseguenza non ha  senso nè invidiarle nè è possibile valutare i meriti. riguardo ai miei amici e alle persone alle quali voglio bene logicamente è tutto all'opposto: mi rallegro di cuore delle loro fortune e sono contenta quando sono contenti loro. al contrario di Camilla però, la quale afferma la fortuna degli altri mi esalta a tali livelli che, subito dopo averla incontrata, inizio a ragionare su come portare avanti la mia piccola e instancabile fabbrica di sogni, le fortune degli altri a me fanno sentire sia incapace, come l'anonima citata in apertura di post, che sfigata. di fortune ne esistono di due tipi, e credo che Camilla si riferisse al tipo che uno costruisce da sè, ovvero quello che sarebbe forse più opportuno definire il risultato dei propri sforzi. essendo pigra e inconcludente, nonchè facile a perdermi d'animo a causa della mia cronica insicurezza/mancanza di autostima, è logico che io non riesca a vedere il risultato dei miei sforzi: ci credo, manco li faccio! c'è però anche l'altra fortuna, quella propriamente detta, che non è mai completamente scissa dalla prima, anzi, io credo che le due vadano a braccetto, perchè il talento da solo non basta se non è affiancato da qualche buona occasione; e viceversa. anche un'altra cosa che ho letto qualche tempo fa mi ha fatto riflettere; cito a memoria perchè non ho conservato il segnalibro: ciò che distingue un artista di successo da uno sconosciuto non è il talento, ma il coraggio. evitando la parola artista, che è un po' pesante, e guardando le cose in senso lato penso che l'affermazione regga. il succo è che le fortune non cadono come manna dal cielo: occorre farsi il culo, impegnarsi, crederci e credere in se stessi, starnazzare come oche in uno stagno e infine avere anche una discreta dose di quell'altro genere di fortuna. se arrivi alla mia età e stai ancora al punto in cui sto io, vuol dire solo che sei un incapace, più che uno sfigato. ormai ho avuto la mia dose di occasioni, sfighe e quant'altro, quindi è evidente che il mio è un problema di fondo. beata Camilla e quelli come lei che possono fondere talento, entusiasmo, occasioni e impegno, perchè sono loro quelli che faranno strada e delle cui fortune prima o poi potremo rallegrarci.

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