Le fotografie di giordana

Creato il 05 agosto 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1
L’incontro tra Neverlab e Giordana Parizzi avviene per puro caso. Una foto vista su Internet attira l’attenzione di Miky Marrocco che la sceglie come copertina del suo “Nicovid. Piccoli momenti di buio”, dando inizio a una collaborazione piena di suggestioni.
La foto era “Dishwashed” che ritrae un bellissimo tramonto nel pieno della Pianura Padana. Ma quale sia il soggetto non è immediatamente percepibile, sembra quasi di trovarsi di fronte a un’opera astratta, fatta di luce e colore; la differenza tra il dato reale e la sua resa è ampia. Ciò avviene grazie a una particolare tecnica di lavorazione della pellicola che prima ancora di essere utilizzata viene letteralmente lavata in lavastoviglie, come indica il titolo stesso.
È come se quel tramonto venisse visto attraverso degli occhiali colorati e con il vetro rotto. L’immagine si frammenta, acquista sfumature che nella realtà non esistono, come in sogno o come in un’allucinazione. Proprio come accade nei racconti di “Nicovid”.


Da qui nasce l’idea di realizzare una serie di polaroid che potessero raccontare, interpretare i racconti del libro e trasmetterne le suggestioni. Sono otto, fin qui, quelli scelti, rappresentati attraverso immagini che ne condividono il titolo. Esse partono quasi sempre da un soggetto reale che viene di volta in volta estraniato dal contesto, reso inquietante e angosciante.Come accade con “L’uomo buffo”. Se nell’omonimo racconto di “Nicovid” la linea che divide il folle da chi lo cura si assottiglia fino a scomparire, nella polaroid di Giordana Parizzi è direttamente il rapporto tra l’autore e la sua scrittura a perdere i naturali confini. È il volto di Miky Marrocco, infatti, quello che viene frantumato e mischiato a brani del suo stesso testo. E come nella lettura lo scrittore sembra chiamare in causa chi legge, a perdersi nel labirinto tracciato per lui, anche in quest’opera lo spettatore è direttamente coinvolto grazie alla presenza di un piccolo specchietto quadrettato che rimanda la sua immagine in maniera non unitaria.

Non solo fotografia quindi. In questo come in altri dei lavori realizzati da Giordana Parizzi, le polaroid si mescolano con oggetti diversi in una sorta di collage tridimensionale. In “Gabbiani”, per esempio, lo scatto ritrae un bellissimo nudo femminile, inquadrato di schiena, immerso in uno spazio assolutamente indefinito. Sopra la polaroid sono state poste delle piume bianche. La donna della foto è evanescente, quasi persa in una dimensione sconosciuta a chi la guarda. Proprio come la protagonista del racconto, persa al punto da vedere cose che non esistono.
Sintetizzare con pochissimi tratti sensazioni e suggestioni fortissime, nella scrittura come nell’immagine: nel “Parlatorio” l’incontro tra lo psichiatra e il suo paziente è fatto di parole, non accade nulla, non c’è alcuna violenza. Non sappiamo il paziente cosa ha fatto prima di arrivare in manicomio, ma percepiamo che è accaduto qualcosa di estremamente drammatico. Nella foto tutto ciò trova la resa perfetta in un volto maschile di cui si distinguono solo i contorni. Nascosto dietro a un reticolo e indicato da una freccia rossa che amplifica la sensazione di pericolo.

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