Le furie degli anni '80 - seconda parte Per chi come me è nato all'inizio degli anni '80 buona parte dei ricordi infantili del cinema americano sono popolati dai primi esemplari di energumeni muscolosi o dotati di misteriose arti marziali sulle quali ancora poco si sapeva in Italia.
Era il tempo di Rambo, Commando, Nico, Senza Esclusione di Colpi. Film che, guardati oggi dagli occhi degli adolescenti del 2010, sembrano a basso budget, a volte anche ridicoli o noiosi; ma non sono il solo a dire che se voi giovincelli che ora avete 15-17 anni aveste vissuto in quei tempi avreste sognato la notte di reggere un mitragliatore M60 con una mano, di combattere nel Kumitè o di uccidere un gruppo di terroristi con la stessa, monotona mossa.
Gli idoli di quel tempo, ora appesantiti, invecchiati e magari pure lanciati nella loro carriera politica, hanno lasciato un segno nella cinema mondiale. Forse un segno che molti critici cinematografici non hanno notato o non vogliono ricordare, ma se chiedete ad un qualunque trentenne come vedeva da piccolo Jean Claude Van Damme o Sylvester Stallone, gli luccicheranno gli occhi.
Ecco quindi le star dei film d'azione degli anni '80
Sylvester Stallone
Per fare "John Rambo" a 60 anni suonati, forse il secondo miglior capitolo della saga del reduce del Vietnam più violento e folle del cinema, occorre essere un duro, sfido chiunque a dire il contrario.
Rambo è rimasto nella storia: fascia attorno alla testa, capelli ribelli e sporchi, coltello da caccia in grado di uccidere un bufalo in carica, ed l'arco dalle frecce esplosive che ha reso degno di nota il secondo film della serie.
Ma Rambo non è il solo film degli anni '80 in cui Stallone ha dimostrato di appartenere all'olimpo dei duri di trent'anni fa: come non ricordare film come "Cobra", con frasi celebri come "qui la legge finisce e comincio io"? O Rocky, un pugile italo-americano che non conosce praticamente nulla della boxe ma sa incassare come un gorilla decerebrato?
Per qualunque uomo abbia vissuto l'esperienza di vedere Rambo da bambino, o le imprese di Mario Cobretti e la sua Desert Eagle, sfido a non avere gli occhi luccicanti a ripensare a quei momenti.
Arnold Schwarzenegger
Tutto iniziò quando questa montagna di muscoli austriaca vinse per cinque volte Mr Olimpia, entrando nella storia del body building. Dopo un esordio nei panni di Ercole a New York (estremamente fallimentare), ecco che Arnold inizia la sua serie di film d'azione, pieni di frasi talmente celebri che per ricordarle ci vorrebbe un volume intero.
Si passa da "Commando", in cui fa fuori un esercito di terroristi con un lanciarazzi, un paio di fucili e degli attrezzi da giardino, fino all'indimenticabile "Terminator", in cui la sua mono-espressione è praticamente perfetta per il ruolo dell'androide sterminatore.
Con chicche come "Total recall" (conosciuto in Italia come "Atto di forza"), in cui si estrae un congegno di localizzazione dalla narice prima di rifugiarsi su Marte ed essere coinvolto in una cospirazione interplanetaria.
Anche se ora si atteggia a Governator della California, Arnold rimarrà per sempre l'austriaco che con i suoi film ha segnato un pezzo di storia del cinema. Azione, esplosioni, mitragliatrici che non esauriscono mai i proiettili, battute di dubbio gusto e donne scosciate. Ecco cosa ci piaceva negli anni '80, e i film di Arnold avevano tutto questo.
Jean Claude Van Damme
Più che anni '80, il fenomeno Van Damme è esploso nei '90, ma nella decade precedente stava preparando il terreno per il successo che avrebbe ottenuto poco più in là.
Jean Claude Van Damme non brilla certo per intelligenza e capacità da attore, ma se c'è una cosa che sa fare bene è tirare calci volanti. E non c'era niente di più attraente negli anni '80 di un calcio volante ripreso dalla giusta angolazione.
Sappiamo tutti che i combattimenti nei film di Van Damme sono assurdi, e che in una rissa da strada si rischia di morire dopo pochi secondi se si tenta di sferrare un calcio girato con piroetta danzante. Ma chi se ne frega, Van Damme è Van Damme, ed in quel tempo il calcio volante faceva la sua porca figura.
In "Senza Esclusione di Colpi" lo vediamo combattere negli incontri clandestini di Hong Kong, dietro la scusa che il film è tratto da una storia vera. Dopo aver visto il film, l'unica cosa vera è il famoso "urlo alla Van Damme".
L'urlo alla Van Damme consiste nello sferrare un calcio volante e nell'aprire tutta la bocca, lanciando un grido di rabbia che somiglia a "uahhhhhhhhhhhh". Ovviamente, tutto in slow motion, altrimenti non ottiene l'effetto sperato.
Van Damme ormai è un attore di B-movies invecchiato costretto a correre, zompare e fare da stunt-man a se stesso, l'ombra di quello che era anni fa. Ma Van Damme, che di certo non brilla per cervello e fiuto per gli affari, rimane e rimarrà sempre un idolo degli anni '80.
Steven Seagal
Ora lo vedete appesantito, con gli occhi socchiusi e grondante di sudore per via del sovrappeso che lo caratterizza da almeno un decennio, ma Steven Seagal ha fatto la sua parte per ritagliarsi un posticino tra i miti del cinema d'azione degli anni '80.
Pochi sanno che la madre di Seagal era italiana doc, calabrese di San Giovanni in Fiore. Il giovane Steven si dedicò alle arti marziali fin dall'età di 7 anni, studiando karate, aikido, judo e kendo. Visse poi in Giappone, lavorando nella palestra di aikido dei suoceri e divenendo il primo occidentale a gestire un dojo di aikido in Giappone.
Seagal sostiene di aver combattuto contro la Yakuza per difendere il dojo, affermazione smentita dalla prima moglie. Ed è la prima di diverse bugie che Seagal si è costruito attorno per fare il figo.
Ma a noi gli eroi piacevano così: eccessivi, buffoni, anche bugiardi, purchè sapessero fare a mazzate come si deve.
In "Nico", interpretava un poliziotto spietato che mangiava pesce crudo e lottava da solo contro il crimine in una città di poliziotti corrotti. Poi si dedica alla lotta contro i terroristi, come in "Trappola in alto mare" o "Trappola sulle montagne rocciose", fino ad arrivare ultimamente a combattere addirittura contro i vampiri, che affetta senza pietà con una sola, unica mossa.
Dolph Lundgren
Dolph è un attore svedese che ha interpretato l'indimenticabile e monoespressivo Ivan Drago in Rocky IV. Sebbene questa stanga di Stoccolma sia noto per i suoi film d'azione, è laureato ed ha un master in ingegneria chimica alla University of Sydney. Parla 5 lingue (svedese, inglese, francese, tedesco e giapponese), ed un quoziente intellettivo di 160.
E' cintura nera terzo Dan di karate, ed è stato campione europeo per due volte, nel 1980 e 1981.
Dolph Lundgren è stano nientemeno che He-Man, celebre protagonista di un cartone animato degli anni '80; è stato "The Punisher"; ha girato diversi film con John Woo ed uno con Brandon Lee, oltre a numerose partecipazioni nei film che hanno lanciato Van Damme.
Ma la sua seconda comparsa al cinema, nel ruolo di Ivan drago, lo ha consegnato alla storia con la frase "Ti spiezzo in due". Durante le riprese, Stallone chiese a Dolph di dargli un pugno reale. Risultato: Stallone svenuto, ricoverato in ospedale con una frattura cranica.
Chuck Norris
Lasciamo perdere tutte le storie che sono nate su Chuck Norris e su Walker Texas Ranger. Chuck Norris è uno che ha davvero le palle, e se aveste visto alcuni dei suoi film già lo saprete.
Iniziamo col dire che Norris è davvero mezzo indiano, non lo è solo quando interpreta Walker: sua madre era figlia di Cherokee. E da piccolo era pure uno sfigato preso in giro dai compagni per via della sua etnia mista.
Una volta entrato nell'esercito, Chuck iniziò a studiare Tangsudo, un'arte marziale coreana che ora fa parte del taekwondo, oltre ad altre arti marziali. Vinse il campionato mondiale dei pesi medi di karate nel 1968 (titolo che mantenne per sette anni consecutivi), e quello di taekwondo.
Negli anni '70 conosce Bruce Lee, e recita nell'indimenticabile film "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente", in cui partecipa come nemico di Bruce nel combattimento finale, dimostrando quanto pelosa possa essere la schiena di un essere umano.
Si dedica poi ad altri film d'azione, dimostrandosi indistruttibile e iniziando a porre le basi per il mito di Walker.
Norris vive davvero in Texas, vicino a Dallas, proprio dove Walker vive. E' davvero impegnato nella lotta alla droga e nella difesa dei valori cristiani, proprio come lo è Walker. Ha creato una sua arte marziale, chiamata Chun Kuk Do, che prevede anche un codice d'onore che Chuck segue alla lettera.
Chuck è davvero un po' Walker, e Walker è la trasposizione televisiva di Chuck.
Menzione d'onore: tenente Ripley (aka Sigurney Weaver)
Chiunque può combattere contro Alien. Ma nessuno può sopravvivere. Nessuno a parte il tenente Ripley, interpretato da Sigurney Weaver. Sebbene non abbia le caratteristiche tipiche degli eroi degli anni '80-'90, come una forza erculea, tecniche marziali spettacolari, o la capacità di manovrare un M60 con una mano sola, il tenente Ripley ha forse più palle di tutti gli altri messi assieme.
Sopravvive allo sterminio del Nostromo, unica reduce di un equipaggio di oltre 10 elementi; non soddisfatta, ritorna in Alien 2, dove affronta la regina armata di lanciafiamme e di un esoscheletro che ha fatto sognare tutti noi.
E' abbastanza? No, il tenente Ripley torna ancora, questa volta in un carcere sperduto su un pianeta dimenticato da Dio. Ci lascia la pelle, è vero, gettandosi in una fornace. Ma questo non le impedisce di tornare sotto forma di clone ibrido umano-alieno, con sangue mediamente acido, fiuto da bracco e forza sovraumana.
Il tenente Ripley riesce a sopravvivere addirittura dove Predator, nel quinto e sesto sequel della serie, ci lascia le penne. Come non dare spazio a Ripley, alla sua incazzatura perenne, alla sua forza di volontà fuori dal normale, ed al fatto che Alien ha segnato un'epoca nella storia di Hollywood?
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