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Che le granfondo siano per molti, non tutti, un’occasione per misurarsi e competere con gli altri per stabilire così quanto si è forti in bici, è pura acqua calda. Che ci siano ciclisti visti da altri colleghi di pedale con (malcelata) derisione perché vanno in bici “solo” per passione, acqua calda pure questa, se non bollente. Che il “movimento” granfondistico sia diventato un business enorme, siamo alla trasformazione dell’acqua in vapore.
Oggi, i gruppi di testa nelle GF viaggiano a medie da professionisti o quasi, e lo fanno per 200 chilometri. Fino alla fine degli anni ’90, le granfondo erano le feste per i ciclisti non agonisti. Un po’ come i moto-raduni o i raduni di auto d’epoca. Poi con il successo delle granfondo, creato dai ciclisti amatoriali e non da altri, ecco arrivare gli ex professionisti; grazie tante. Le corse hanno cominciato a vedere alzarsi le medie anno dopo anno. I corridori in testa hanno assistenza praticamente personalizzata, per tutto il percorso. Vai a sapere se l’iscrizione gli viene pagata dal negozio che gli da (regala?) la bicicletta, o dallo sponsor che da il nome alla squadra che rappresentano. Se uno di loro fora una ruota in un momento o in un punto importante, si ritira perché arrivare 30° o 40° non ha senso.
Perché alle granfondo si deve permettere che soprattutto ex professionisti che fino a solo un’anno o due prima correvano, possano far parte di queste corse e sfruttare diversi anni di allenamenti e pedalate quasi giornaliere, con 25.000/30.000 chilometri all’anno? Gli ex-prò dovrebbero si poter correre le GF, perché ne hanno il diritto, ma per qualche anno (tre?) vengano messi fuori dalle classifiche. I premi vadano a chi fa veramente rinunce per la bici. Altrimenti è come falsare le corse.
Anni addietro, alle partenze delle varie granfondo, uomini e donne partivano assieme. I gruppi sportivi si organizzavano e si mettevano a “tirare” per decine e decine di chilometri la compagna di squadra che era messa bene in classifica, aiutandola (chiaramente i ragazzi non indossavano la stessa maglietta che aveva la compagna di società, mica scemi ma non invisibili all’occhio sveglio) e falsando così – per anni – le classifiche femminili, visto che tante altre dovevano arrangiarsi. Oggi, almeno a Feltre, da altre parti non lo so, le donne partono 15 minuti prima, per evitare i trenini falsa-classifiche.
Tornando agli ex-professionisti, questi hanno nomi e cognomi; per qualche anno non vengano messi in classifiche che comprendono i veri ciclisti della domenica. O li si faccia partite per ultimi, in fondo al ”gruppone”.
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