Naima è una “Hennaya“, lavoro ancestrale tramandatogli da sua madre ed ereditando questa passione osservandola sin da quando era bambina. Tutte e due le donne hanno fatto della Place Jemaa el Fna il loro luogo di lavoro quotidiano e imprescindibile. Dalle loro abili mani si compone il “Naqch beldi“, una ramage che ricorda ricami di altri tempi che le donne “Fassie” apprendono dalla più tenera infanzia; lo stesso motivo e decoro che viene utilizzato anche nell’architettura tradizionale o dai maestri artigiani che lavorano il cuoio, il legno o ancora il gesso. Matisse, durante il suo soggiorno in Marocco, restò fortemente impressionato dalla bellezza di queste vere e proprie opere d’arte. Molte delle sue opere dipinte in Marocco rappresentano paesaggi mediterranei molto colorati come “I Paraventi moreschi” o “Zorah” e in queste opere sono ben rappresentati i lavori delle Hennayat. Ma quello che sorprende ancor più di queste donne è l’impressionante velocità a creare un vero quadro sulla pelle con una semplice mistura di foglie verdi scuro. Queste piccole foglie di henné (una varietà di sedano), seccate e trattate con del succo di limone e acqua calda producono una materia untuosa dove il colore puo’ essere intensificato aggiungendo altri ingredienti: segreto custodito gelosamente da ogni tatuatrice. Da secoli, la cerimonia di posa dell’henné è festeggiato come si deve dalle donne marocchine. Questa piccola festa dà luogo ad inviti ai parenti, agli amici e, durante il lavoro, si offre the e pasticcini agli invitati. Il rituale è accompagnato da canti, da poesie e tanta musica, secondo tradizione: un reale piacere che distende gli animi. Purtroppo però i tempi sono cambiati e anche le donne (nelle metropoli) non hanno molto tempo a disposizione e quindi i tatuaggi con l’Henné devono essere rapidi e belli; si rinuncia alla festa ma non al tatuaggio, simbolo profondo di seduzione femminile. Gli utensili usati dalle Hennayat si sono ugualmente evoluti. Jadis, un artista dell’henné utilizza dei bastoncini di legno sottilissimi che creano, con la sua bravura, linee , finissime croci e geometrie. Oggi la maggiorparte delle tatuatrici usa ancora delle siringhe di calibro diverso e, con una precisione incredibile, tracciano i loro disegni. I piedi e le mani sono mantenuti sospesi, sino al momento in cui il prodotto secca. Poi, con un tessuto inbevuto di succo di limone, aglio, pepe e zucchero, il tatuaggio viene tamponato e il giorno successivo viene rimossa la crosta con dell’olio di oliva. E’ quindi con grande precisione che Naima e le sue consorelle tatuatrici abbelliscono la pelle femminile utilizzando diversi motivi come animali, piante e fiori, specialmente nelle feste come matrimoni, battesimi oppure pellegrinaggi o semplicemente la vigilia di un Aïd (festa). Il Ramadan è in egual misura un mese di lavoro impegnativo, in particolare la Notte del destino. Le Hennayat non sono solo sinonimo di festa ma anche durante i momenti tristi sono presenti con il loro lavoro. Se non può essere applicato alla vedova durante il periodo del lutto, dal 7° al 40° giorno, l’henné in pasta, circola nelle assemblee, tra i familiari, affinchè tutti lo possano toccare, segnale finale dell’autorizzazione alla vedova ad utilizzarlo nuovamente. Altro luogo di henné sono i Santuari o i Mausolei. Questi ultimi lo propongono come una sorta di rituale necessario prima dell’ingresso per rendere onore al santo e può essere svolto nello spazio sacro della Koubba; in questo caso l’henné è un legame spirituale, profondo, un vero atto di fede. La maggioranza di queste visitatrici sono persone con problemi, disperate, e cercano un conforto, pensando che il Marabout (Santo) gli darà un sostegno morale. Nel momento che la Hennaya procede alla posa in opera del tatuaggio, decorando le mani e i pedi, gratifica il morale, donando momenti di serenità. Dopo questo rito sarà possibile toccare il santo sino al momento dell’ispirazione, della risoluzione del problema. E’ dentro a questi luoghi sacri che gli uomini e le donne possono coabitare, senza nessun tipo di interdizione e tabù. Nella Koubba ci si dimentica delle differenze e si pensa solamente a pregare e a raggiungere l’anima. Un riposo spirituale e una beatitudine che parte dall’henné, applicato dalle mani esperte di una Hennaya, con gesti mirati e precisi, rinnovando, nel tempo, un arte e una tradizione che resiste ai tempi e alle mode.
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