Sono stato intervistato. Ancora una volta. A me non sembra di avere molto di originale da rispondere quando mi chiedono informazioni sul mio stile di vita o sulle ragioni che mi hanno spinto a prendere certe (non) decisioni, ma a quanto pare le storie di disperati, spiantati e svitati che si levano dalle palle per girovagare un po' confusi tra un tropico e l'altro interessano a qualcuno. Il fascino dell'esotico, o presunto tale.
Questa volta non si è trattato di un programma telefonico o di un sito web specializzato, ma di un quotidiano, quello della mia città, quello che ho visto milioni di volte in mano a un passante o sul tavolo di un bar. Leggere il mio nome su una pagina di giornale è qualcosa che ho desiderato spesso, solo che nei miei sogni quel nome non appariva nel titolo o nel corpo dell'articolo: lo si leggeva in coda, in grassetto, anche rappresentato dalle sole iniziali. Ma va bene lo stesso, ormai è andata così. L'evento ha attratto l'attenzione di amici, parenti e conoscenti, gente che mi ha scritto o fermato per strada chiedendomi delucidazioni o commentando la cosa. Devo ammettere che la luce di quel riflettore mi ha messo un po' in imbarazzo, normalmente preferisco adottare un basso profilo, soprattutto quando si tratta della mia vita privata. E perché allora scrivi i cazzi tuoi in questo blog, starete pensando? Bah, misteri del profilo, quello basso...
La giornalista comunque è stata molto carina, gentile e disponibile, e ciò mi ha fatto piacere. Il trafiletto lo trovate nella foto in alto, altrimenti potete leggerne la versione online qui.
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