Il bozzetto delle artiste
Paola e Brunella Venanzoni
HINC SFORTIAE NOMEN è uno dei motti che comparivano sull’arco trionfale eretto nella piazza principale del Comune, in onore della venuta a Fabriano di Francesco Sforza e sua moglie Bianca Maria Visconti, nel giugno 1442.Questo arco trionfale, più maestoso di quello eretto alla Porta Pisana, aveva quattro colonne e alla base di ciascuna di esse era un leone. Nella parte superiore della colonna, sopra il capitello, abbiamo immaginato lo stemma nobiliare degli Sforza, raffigurante l’aquila coronata e la vipera che inghiotte un saraceno.Oltre all’innalzamento di questi due archi trionfali, la città di Fabriano dimostrò la sua benevola disposizione verso di loro con festose accoglienze che comprendevano teatrali declamazioni sia in prosa che in poesia, manifestazioni d’ogni genere e sontuosi banchetti che, nel Medioevo, potevano durare anche alcuni giorni come ostentazione di ricchezza e nobiltà. La grande sala dove veniva allestito il banchetto era separata dalla cucina; le pareti adornate di stoffe e preziosi tappeti erano illuminate dalla calda luce delle candele. La tavola, quasi sempre disposta ad “U”, era apparecchiata solo nella parte esterna per permettere ai valletti di servire le vivande e per consentire lo svolgersi degli spettacoli di intrattenimento al centro della stanza, organizzati per omaggiare i commensali convenuti. Com’era usanza per gli ospiti d’onore, Francesco Sforza (1) e Bianca Maria Visconti (2) siedono in posizione centrale, mentre le due figure laterali rappresentano soltanto una parte dei numerosi invitati. Le pietanze venivano servite contemporaneamente e i commensali attingevano insieme in questi grandi piatti da portata. Davanti a ogni ospite veniva collocata una sorta di ciotola fatta di pane senza lievito, chiamata “mensa”. La carne era costosa e quindi considerata un alimento prestigioso, privilegio delle classi abbienti. I tipi di carne più diffusi erano quelle di maiale e pollo, insaporite dalle insostituibili spezie ed arricchite da agrumi e uva. Gli ossi venivano gettati ai cani, sempre presenti duranti i banchetti. Fra un servizio e l’altro era consuetudine allietare gli ospiti con musiche e spettacoli di giullari, saltimbanchi e cantastorie.Fanno da cornice a questa composizione l’arco trionfale e il drappo giallo, doveroso omaggio alla Porta del Borgo.
[1] Il ritratto di Francesco Sforza è liberamente ispirato al busto realizzato da Filerete.[2] Il ritratto di Bianca Maria Visconti trova riferimento iconografico nel ritratto realizzato da Beato Angelico o da uno dei suoi allievi.
[fonte: la brochure della porta]
- Kyra -