Testo e foto: Mauro Villone
Da tempo avevo in mente di scrivere a proposito del Buddismo di Nichiren Daishonin. È arrivata l’occasione ora, essendomi imbattuto nello scritto di un blogger: Fauno Silvestre. Lo scritto credo risalga a più di un anno fa, ma io l’ho visto ora, grazie alla segnalazione di un’amica.
È a questo link: http://www.fiorediloto.org/sokagakkai.htm
Farei un breve riassunto delle critiche che vengono mosse alla Soka Gakkai, e che in parte condivido. Ho iniziato a recitare Nammyohorengekyo 25 anni fa e non ho ancora finito, ma da molti anni frequento l’associazione molto saltuariamente, anzi quasi per niente. Il motivo è dovuto al fatto che personalmente sono una persona estremamente libera e indipendente. Mal sopporto l’atteggiamento settario e l’incapacità di dialogare a tutti i livelli. A questo si aggiunga che la Soka Gakkai in tutto il mondo e quindi anche in Italia ha raggiunto un certo livello di potere. Dovendosi diffondere capillarmente nomina “responsabili” persone che spesso, e proprio per questo, si avvicinano a questa pratica perché sovrastate da mille problemi personali e di vita. Spessissimo, anche se non sempre, le riunioni che si tengono due volte al mese anziché essere, come dovrebbero, delle piacevoli e pacifiche riunioni di dialogo e discussione si riducono a incontri di indottrinamento dove viene lasciato pochissimo spazio alla comunicazione da cuore a cuore. I “responsabili” in moltissimi casi hanno scarsa conoscenza non solo del buddismo, ma anche della vita in generale e di se stessi. Nonostante questo hanno la possibilità di condizionare pensieri e scelte di moltissimi partecipanti. Spiegano a tutti che occorre “non avere dubbi”, “avere certezze”: un’altra delle assurdità che mi ha indotto a interrompere quasi del tutto le relazioni con l’organizzazione. La pratica principale, che consiste nella recitazione di un’invocazione davanti a una pergamena e che servirebbe ad attivare la buddità potenziale presente in ogni essere umano viene confusa come la venerazione di un oggetto di culto materiale per ottenere spesso benefici materiali. La pergamena è per l’appunto solo un pezzo di carta che rappresenta la buddità presente “nella carne mortale di ognuno di noi” come sosteneva lo stesso Nichiren Daishonin, il fondatore di questa filosofia, monaco buddista giapponese del XIII secolo.
Per una quantità forse esagerata di persone tale pratica diventa un’ossessione per cambiare al più presto il karma, che considerano pernicioso, nel quale sono invischiati. Cercano (d’altra parte è del tutto umano) di togliersi da pasticci materiali nei quali si sono ficcati loro stessi o li ha ficcati la vita. Tale ossessione è alimentata dal fatto che all’interno dell’associazione, oltre ad esserci un rigido controllo generale, viene anche detto che smettere di praticare “sporca” ulteriormente e irrimediabilmente il karma. Questa è forse uno degli atteggiamenti più gravi perpetrati dall’associazione stessa. Di tutto ciò inoltre, all’interno dell’associazione sembra letteralmente impossibile parlarne essendo le persone investite di responsabilità di minore o maggiore rango, afflitte da un’arroganza straordinaria. In molti casi si tratta di persone che hanno combinato ben poco nella vita e che trovano in questa attività il riscatto alla loro pochezza. È per questi motivi principali, insieme ad altri, che molti smettono di praticare oppure escono dall’organizzazione. Molti ex-praticanti si sentono inoltre vittime della Soka Gakkai che, detto per inciso, in Giappone è coinvolta anche in una decisa attività politica.
Personalmente mi sono semplicemente stufato di aver a che fare con un muro di gomma nel quale non è possibile muovere un passo, paradossalmente, proprio nel modo in cui il buddismo insegnerebbe, ovvero liberi e felici. Nonostante questo continuo a recitare il mantra e ad avere amici che praticano. Vediamo perché e parliamo pure di esperienze personali, che sono poi quelle più importanti.
È vero che il buddismo della Soka Gakkai si differenzia abbastanza da altre scuole di buddismo. La ragione è dovuta proprio al fatto che si prefigge di arrivare a chiunque. Il buddismo Theravada, di cui parla il Fauno, è un buddismo che in teoria tutti potrebbero praticare, ma che di fatto è adatto a monaci o a persone dotate già di una forte inclinazione alla ricerca del Sé. Lo stesso vale per altre pratiche religiose, come l’induismo, per esempio, antichissimo e di grande valore, ma che necessita di una preparazione preclusa a gran parte della popolazione, persino induista di nome, ma non di fatto. Tutte le religioni, induista, cattolica, buddista o qualsivoglia altra è piena, tra i suoi devoti, di bigotti, ignoranti, profittatori e oscurantisti. Nessuno si salva da questo. Ho viaggiato parecchio e, per mio interesse personale molto serio, ho avvicinato e approfondito lo studio di diverse pratiche religiose. India, Nepal e Tibet sono piene di persone che pensano che far girare una ruota, suonare due campane o versare del latte sui piedi di una statua serva per cambiare il karma e assicurarsi buone prospettive per il futuro. Anzi forse la maggioranza dei cosiddetti devoti sono così. In questo desolante (ma del tutto umano) panorama, c’è chi approfitta per fare un sacco di soldi alle spalle degli altri. C’è chi approfitta per detenere potere materiale, psicologico, sociale.
Sono ancora convinto adesso che nell’universo esistano il bene e il male. A differenza di quand’ero piccolo oggi, a 55 anni, dopo molta esperienza, mi sono reso conto che essi sono indissolubilmente mischiati. È ne un Fauno qualunque né nessun altro può arrogarsi il diritto di spiegare dove si trovano l’uno e l’altro. Cari Amici, il cammino verso l’illuminazione e la libertà è lungo, duro e pieno di insidie. Se ci fosse qualcuno in grado di dire il bene è là il male è qua avremmo risolto una buona parte dei nostri problemi. Le galere sono piene di delinquenti anch’esse persone spesso ricche di grandi valori. Anche il più bieco dei politici con i genitali del quale giocheremmo volentieri a freccette ha dentro di sé forse qualcosa di buono da dire. Sì, la vita è tremendamente complicata.
E veniamo all’esperienza personale.
Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai sarà forse miliardario, così come la stessa organizzazione ha molti mezzi e molto potere, ma basta avvicinarsi a qualcuno dei suoi scritti scevri da pregiudizi per rendersi conto di come non solo sappia molto bene di cosa sta parlando, ma sia ricco di contenuti, spesso innovativi e rivoluzionari. Personalmente né lo adoro né lo amo particolarmente, ma lo leggo volentieri, e queste letture sono state molto utili per la mia evoluzione. Lo stesso dicasi per Nichiren Daishonin, da molti considerato un maestro e da altri un impostore esaltato. Senza dubbio un uomo coerente, vista la capacità di resistere a due esili, dai quali nessuno sarebbe tornato vivo, per mantenere fede alle sue idee. La raccolta dei suoi scritti, il Gosho, è per lo più una raccolta di alcuni trattati e di molte lettere di incoraggiamento che inviava ai suoi discepoli. Da queste lettere traspaiono profonda saggezza, grande umanità, molto amore. A questo aggiungo che tali scritti in più di un passo raggiungono una liricità di altissimo livello che non solo può essere considerata arte, ma ha ispirato migliaia di persone nella loro ricerca interiore e nelle loro battaglie della vita. Non lo venero come un dio sceso in terra, le stesse osservazioni si potrebbero fare per molti altri autori e molti altri maestri comparsi sul pianeta nei secoli. L’ho già detto: il cammino verso la saggezza e l’amore è lungo e complicatissimo.
Nella mia ormai lunga esperienza di pratica, per niente ossessiva, del tutto pacifica ed equilibrata e, lo sottolineo ancora, del tutto personale ho avuto modo di osservare di tutto. Persone guarite da cancro e altre malattie terribili, persone che versavano in condizioni molto difficili che sono riuscite a cambiare radicalmente la propria vita. Io stesso sono stato in fin di vita ricoverato per due mesi in ospedale per una malattia mai diagnosticata forse contratta in Africa durante uno dei miei viaggi e per i quali i medici non sapevano cosa fare, se non pronosticarmi la morte imminente. Ne venni fuori senza spiegazione da un momento all’altro, dopo mesi di preghiera mia e di molti amici. Nella mia vita ho visto persone combattere strenuamente per affrontare disagi, povertà, malattie e morte, utilizzando tutti i mezzi che avevano a disposizione, tutte le preghiere, tutte le tecnologie, tutte le strategie, inclusa anche quella insegnata dalla Soka Gakkai. Non riesco a permettermi di giudicare persone che hanno agito da guerrieri, nel bene o nel male, spesso armati come di spade spirituali, fossero cristiani, Sciamani o Buddisti o atei o qualsiasi altra cosa.
Per quanto riguarda la quantità di persone che pratica, questa o altre religioni, per faccende materiali ci andrei piano nel giudicarle. La vita è un casino per tutti e la popolazione del pianeta versa in grandi difficoltà, tutti hanno problemi quotidiani grandi o piccoli da risolvere. Tutti noi. Nemmeno un guru che si è staccato da tutto si permetterebbe di esprimere un giudizio su questo tema delicato, anzi un illuminato ancora meno di altri.
Siamo in un mondo che di fatto non dà da mangiare, da dormire o semplicemente un lavoro decoroso per tutti, nemmeno in Italia. Molte persone, a milioni, hanno loro malgrado, problemi materiali grossi da risolvere. Si tratta di una lotta quotidiana che può essere affrontata con diverse strategie. Quella della pratica buddista legata al Sutra del Loto è una. Approfondendo il tema si può vedere come l’insegnamento di questo Sutra, di cui Myohorengekyo non è che il titolo, spiega come proprio scavando nelle profondità di se stessi si trovino l’Amore, la forza, le risposte per illuminare la propria Vita, che a volte, proprio in virtù di non andare per il verso giusto, ci stimola alla ricerca. È solo a grandi profondità che si possono affrontare i misteri di nascita, malattia, vecchiaia e morte. Come immergersi a fondo è una questione di pertinenza di ogni singolo individuo e non esiste possibilità di sindacare, ognuno sceglierà la sua strada, o ne verrà scelto. In questo territorio impervio e difficile è facilissimo incontrare profittatori e individui pronti a strumentalizzare qualsiasi idea o dottrina, è all’ordine del giorno.
Ma al di là delle famose bollette da pagare, degli affitti, del figlio malato, del lavoro che non va, dei rompicoglioni che affollano le nostre esistenze, mi permetto di dare un po’ di numeri sulle condizioni del popolo “Umanità”, prese da un altro mio recente articolo. Perché sono queste le sfide odierne, non capire chi è filosoficamente corretto e chi no.
Un po’ di numeri planetari a caso, presi qua e là:
4.000 al giorno i bambini che muoiono ogni giorno per problemi legati all’acqua;
50.000 l’anno i bambini che spariscono in Brasile, la più parte dei quali per stupro seguito da omicidio (fonte Governo Brasiliano);
3 miliardi e oltre le persone che sul pianeta vivono in slum, favelas e villaggi miserabili;
250 milioni i bambini di strada nel mondo secondo le stime UNICEF (ma forse sono molti di più, la valutazione è difficile);
60 gli stati coinvolti nelle guerre in corso su tutto il pianeta, in queste aree calde: Cecenia, Daghestan, Corea del Nord, Corea del Sud, Afghanistan, Birmania-Myanmar, Pakistan, Egitto, Mali, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Iraq, Israele, Siria, Turchia, Yemen;
454 milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti nelle guerre;
180.000.000 (180 milioni – dati MSF) le persone a rischio di morte per fame sulla terra;
1.000.000.000, un miliardo di persone che patisce la fame, la denutrizione o comunque problemi legati all’alimentazione (fonte MSF);
800 milioni di disoccupati e sottoccupati;
35 milioni i rifugiati;
110 milioni di mine dislocate in 68 paesi;
815 miliardi di dollari il fatturato mondiale armi;
Secondo l’UNDP basterebbero 80 miliardi di dollari all’anno per garantire a tutti gli abitanti del pianeta i servizi fondamentali: meno dell’1% della ricchezza globale, ma il 20% della popolazione possiede l’85% delle ricchezze, fiore all’occhiello i 10 maggiori miliardari con un patrimonio di 133 miliardi di dollari, più di una volta e mezza il reddito complessivo di tutti i paesi meno avanzati.
Avrei appena cominciato, ma mi fermo qui. Devo proseguire? O è sufficiente per capire che c’è un estremo bisogno di cambiare?
Purtroppo oltre allo spirito, all’intelletto e alle emozioni dobbiamo nutrire la carne. Siamo nei pasticci amici. Il cambiamento di questa ormai insostenibile situazione potrà avvenire, e io credo che avverrà, solo grazie a un totale cambiamento non solo di strategie, ma anche di paradigma, di modo di pensare, di concepire la realtà universale. Forse la Soka Gakkai, con tutti i suoi problemi, le sue incongruenze, i suoi adepti poco illuminati, almeno ci prova.
Una delle più belle cose, a mio parere dette da Daisaku Ikeda, fu: “le persone comuni saranno i sovrani del XXI secolo”. Sono le persone comuni, fra le quali anche quelle che faticano ad arrivare alla fine del mese o anche quelle che non capiscono, che faticano a capire che occorre perseguire l’illuminazione, che non sanno che occorre approfondire, quelle che faranno la differenza. Sono forse questi i “poveri di spirito” di cui parlava il Cristo? Forse, io non lo so. Ma la mia sensazione è che la vera rivoluzione, quella “Umana” come la chiamava Tsunesaburo Makiguchi, morto in galera nel ’44 per mano dei fascisti, visto che non aveva voluto abiurare il suo credo, sia l’unica vera rivoluzione possibile.
Da una parte o dall’altra coltivate i vostri dubbi, alimentate incertezze, per aprire una vera strada verso la Libertà e l’Amore. Non sono le sentenze ad alimentare la vera ricerca, ma la capacità di immergersi nelle profondità delle nostre vite, nelle profondità di qualsiasi esperienza, di qualsiasi insegnamento, di qualsiasi uomo.