I seguiti dei classici sono quasi sempre, per non dire sempre, un terreno minato, soprattutto quando non sono scritti dall'autore o dall'autrice del romanzo originale: si sprecano gli esempi non esaltanti, perché è inevitabile fare paragoni, e se spesso deludono gli autori stessi man mano che vanno avanti in una storia, figurarsi cosa può fare un'altra persona.
Detto questo, però a volte ci sono delle eccezioni, che magari sono apposta lì a confermare la regola del lasciare in pace i classici, soprattutto quando invece che di seguito vero e proprio, sarebbe più opportuno parlare di omaggio.
Una delle prime letture per molte ragazze, ancora oggi nell'era di Stephanie Meyer e colleghe, è Piccole donne, romanzo in buona parte autobiografico di Louisa May Alcott, solo all'apparenza tranquillo e normalizzante, perché racconta di primi e veri e propri fermenti femministi, soprattutto nel personaggio di Jo, alter ego dell'autrice, che visse una vita non facile ma ancora più anticonformista. Ci sono stati vari adattamenti, al cinema, in televisione e anche in cartone animato, di quella che è una delle prime storie, dopo Jane Eyre, in cui le protagoniste rivendicano una loro vita e una loro autonomia.
Gabrielle Donnelly, traduzione italiana di Stefania de Franco, immagina che Jo, in età non più giovane, abbia avuto una figlia, e sia vissuta fino a quasi cent'anni vedendo il voto alle donne e nuove possibilità per le sue discendenti, e che oggi, a Londra, viva una sua discendente, psicoterapeuta con un passato nella militanza femminista, e con tre figlie ormai giovani donne su cui si incentra la vicenda. Emma, ma il suo vero nome è Josephine, è una lavoratrice nel sociale con la testa piantata sulle spalle, alle prese con i preparativi del matrimonio con il suo fidanzato di sempre e ogni tanto vittima dello shopping, Sophie preferisce concentrarsi sulla sua carriera di attrice teatrale e televisiva mentre Lulu, dopo una brillante laurea scientifica, ha perso la bussola, e vivacchia con lavoretti precari e sottopagati senza riuscire a trovare la sua strada.
Sarà proprio Lulu a trovare nella soffitta della casa di famiglia a Londra (la città ideale della chick lit, ma la mamma è originaria del Massachussets, la terra della famiglia March, e si è trasferita a Londra in seguito al matrimonio) le lettere della trisnonna Jo, scoprendo la sua storia e trovando nuova linfa per dare nuovi spunti alla sua vita, trovando una strada che le piace e la convince.
Un libro piacevole e brillante, che può piacere sia a chi ama Piccole donne e la figura di Louisa May Alcott, più interessante ancora dei suoi libri, sia alle patite della chick lit contemporanea, visto che ci sono echi di Bridget Jones, di Sophie Kinsella, persino di un serial come Sex and the city: ma in ogni caso le tematiche che emergono dal libro, la realizzazione femminile, il femminismo, l'amore ai tempi contemporanei, la ricerca della propria strada e anche lo sfruttamento lavorativo non sono certo banali e risultano essere molto attuali e comunque i valori di Piccole donne, storia originale, risultano essere ancora interessanti oggi, sia pure con qualche aggiornamento alle nuove tecnologie e esigenze.
Le lettere segrete di Jo è una lettura che può unire le generazioni, le nonne che hanno sognato sulla Alcott e sui suoi fermenti, le mamme che hanno fatto i cortei e le figlie che devono rimanifestare di nuovo.
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