Magazine Libri

Le letture della Fenice - RECENSIONE: Febbre Romana/Pienezza di vita

Creato il 19 ottobre 2012 da Lafenice

Le letture della Fenice - RECENSIONE: Febbre Romana/Pienezza di vita

Febbre Romana - Pienezza di vita

E-ducation.it per il Corriere della Sera

"[...] a volte ho pensato che la natura di una donna è simile a una grande casa con molte stanze. C'è un ingresso, che chiunque può attraversare entrando o uscendo, il salotto, dove si ricevono le visite, il soggiorno, dove i familiari vanno e vengono a piacimento. Ma oltre, molto più oltre, ci sono altre stanze, le cui porte non vengono forse mai aperte. Nessuno sa come arrivarvi, nessuno sa dove conducano quelle porte. E nella stanza più interna, nel sancta sanctorum, l'anima siede sola, attendendo un passo che non arriva mai"

Le letture della Fenice - RECENSIONE: Febbre Romana/Pienezza di vita

Ogni giovedì, con il Corriere della Sera, sbarcano in libreria le " Twin Stories ", brevi racconti di grandi autori del panorama letterario internazionale, presentati sia in lingua italiana che in lingua inglese.

Quest'oggi ho il piacere di parlarvi della decima uscita, " Febbre romana - Pienezza di vita " di Edith Wharton, due brevi racconti sulla abnegazione femminile, sullo spirito di sacrificio e sulla falsità nei sentimenti.

In " Febbre Romana", l'autrice ci presenta una scena piuttosto tradizionale: due vecchie amiche, incontratesi per caso nella capitale italiana, decidono di trascorrere un pomeriggio insieme, parlando della vita, lavorando a maglia e ammirando il profilo romano dall'alto di una terrazza panoramica. Animate dal risentimento reciproco - in taluni punti potremmo parlare di vero e proprio odio - si rivelano particolari segreti e scomodi delle proprie vite, confessandosi tradimenti e verità, probabilmente troppo dure da sopportare..

La voce narrante il racconto è esterna ed onnisciente, e ci presenta la storia seguendo un punto di vista in alcuni casi critico ma, soprattutto, un tantino canzonatorio. Le due protagoniste, Mrs Slade e Mrs Ansley, sono viste come la quintessenza dell'ipocrisia, apparentemente amiche da un'eternità in realtà nemiche animate dalla gelosia e dall'invidia, dallo stesso periodo di tempo.

Le due donne, cercheranno in ogni modo di ferirsi durante il loro incontro: lo faranno in maniera subdola e banale, raccontando verità che avrebbero dovuto essere taciute, particolari di vite vissute nel buio della riservatezza, fugaci incontri all'ombra del Colosseo, e matrimoni riparatori.

Quella che l'autrice mette in mostra è un " rapporto d'amicizia " sui generis, estremamente competitivo, minimamente vero e genuino, un rapporto non scelto ma tramandato di madre in figlia, quasi fosse un'eredità da preservare ma, soprattutto, un fardello da portare sulle spalle.

Fardello che, finalmente, le due protagoniste decidono di abbandonare, rivelando la verità, mostrandosi l'una all'altra per quello che veramente sono.

La conclusione di questo racconto, però, ci fa comprendere che nulla cambierà: le due donne lasciano il locale insieme, fianco a fianco, come se nessuna parola fosse stata detta, nessuna ferita aperta, nessuna verità rivelata - lo show andrà avanti, lo spettacolo di finzione continua.

Le letture della Fenice - RECENSIONE: Febbre Romana/Pienezza di vita

Un altro punto focale di questo racconto è il rapporto marito-moglie, o meglio la completa abnegazione di queste ultime ai rispettivi coniugi.

Interessante vedere come la vita delle due amiche risulti "vuota e priva di colore" dopo la dipartita dei propri uomini: non tanto per la fine di incredibili storie d'amore quanto per il vuoto lasciato dalla scomparsa del proprio punto fermo, della propria spalla e, oserei dire, di quel quid in grado di qualificare le loro vite. Davanti a noi non abbiamo Alida e Grace, ma abbiamo Mrs Slade e Mrs Ausley. Non abbiamo donne indipendenti, abbiamo donne che dipendono nella loro stessa identità dalla persona che stava al loro fianco.

Leitmotiv molto simile anche per il secondo racconto, " Pienezza di vita ".

Incontriamo la protagonista negli ultimi istanti della sua vita quando, grazie ad una massiccia dose di farmaci, sta lasciando la vita materiale per quella incorporea.

Una volta " passata oltre " incontra lo "Spirito della Vita" al quale racconterà la sua esistenza trascorsa al fianco di un uomo che non ha mai amato, un uomo che non stimava, che non riusciva a comprenderla, come vivesse su un pianeta diverso, come parlassero due lingue differenti. Dopo la confessione della donna, dopo aver ammesso di non aver mai provato quella "Pienezza di vita" di cui parla il titolo, ecco che lo Spirito la informa di una legge dell'aldilà: chi non ha trovato la propria anima gemella in terra, può incontrarla li, in Paradiso. Basta il proprio assenso ed ecco che l'eternità diventerà la ricompensa per una vita fatta di sofferenze e privazione.

Ma per quanto la nostra protagonista volesse donarsi alla propria "anima gemella", ecco che qualcosa la ferma. Capisce di non poter abbandonare il marito, non può sparire, non può voltargli le spalle: e questo non tanto perché abbia scoperto di amarlo alla follia ma perché lui senza di lei si sarebbe sentito perso.

E così siede sulla soglia della felicità, guardandola da lontano, tranquilla: il marito prima o poi arriverà. E la troverà li, ad aspettarlo.

Fattore aggiunto in questo racconto, rispetto al primo, il forte senso del dovere della protagonista, l'impossibilità di abbandonare - nemmeno nella morte - il proprio compagno per un vincolo non scritto, una legge inviolabile, un diktat morale che lega la nostra protagonista (per quanto questa tenti disperatamente di sfuggire a questo vincolo, arrivando persino al suicidio) a suo marito.

Una abnegazione totale che relega la donna ad una bassa dimensione di "servitrice".

Probabilmente era proprio questo che la Wharton con questi due racconti voleva trasmettere: una denuncia, un monito, dolci parole dall'anima di ferro.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :