Il 21 dicembre del 2012 finisce, secondo il calendario Maya, la quinta era, quella dell'oro.Cosa significa?È soltanto un'invenzione irrazionale o un'allarmante realtà?
Vorrei iniziare a parlarvi di questa nuova uscita targata GiuntiY, partendo dall'elemento che balza immediatamente agli occhi, la cover. Come molti di voi sapranno, sono fan di quelle cover che “raccontano”, attraverso la presenza di chiari riferimenti alla storia, ciò che sarà effettivamente possibile trovare nel libro.
Nella cover de “la discesa dei luminosi”, i riferimenti diretti alla storia ci sono tutti: Venezia come immagine di background, il giovane in primo piano (richiamo diretto al primo capitolo), e questo cielo tinto d'arancio, un colore così caro alle creature aliene protagoniste di questo romanzo, i luminosi. Quello che, purtroppo, mi ha lasciato interdetta è l'effetto d'insieme. L'intestazione non salta immediatamente all'occhio, piuttosto si perde nell'abbondanza di soggetti importanti. Probabilmente l'effetto d'insieme risulterebbe più convincente togliendo il profilo del giovane, snellendo così una cover ora densa di particolari. Tralasciando l'impatto puramente estetico e superficiale della cover, ho apprezzato l'esordio narrativo delle due autrici, Ilenia Provenzi e Francesca Loiacono. La voce narrante la storia dei luminosi è decisamente equilibrata: nel corso della narrazione non ho riscontrato fratture di alcun tipo o mutamenti significativi sia per quanto riguarda la voce narrante (esterna e perfettamente conscia delle caratteristiche non solo psicologiche ma anche storiche dei personaggi) sia nel tono, serio ma comunque in grado di esprimere una certa connessione empatica tra Autrici e personaggi. Ho voluto sottolineare l'equilibrio a livello narrativo de “La discesa dei luminosi” in quanto non si sta parlando della creazione di un'unica mente, bensì del lavoro congiunto di due differenti persone, Ilenia e Francesca appunto. Ecco, la connessione che traspare leggendo “La discesa dei luminosi” tra queste due autrici è incredibile. Insomma: non sembra scritto da quattro mani, ma da due soltanto. I dialoghi mi sono parsi convincenti, così come l'impianto creato dalle due autrici per giustificare l'esistenza dei “luminosi” e la loro storia. Molto interessanti i (fondamentali) riferimenti alla civiltà Maya ed al loro folklore, così come i personaggi e le componenti più strettamente emozionali delle loro vite. Ecco che entrano in gioco non solo l'amore tra loro (già sentito, no?), ma anche il dolore di una ragazza, Viola, che perde la madre, il suo profondo senso di colpa dovuto al fatto di sentirsi diretta responsabile di questa scomparsa o alle difficoltà che questa ha nello stabilire un legame libero e sereno con il padre che la spinge ad “andare avanti” a prescindere dal suo grave lutto. Oppure abbiamo un ragazzo, Jude, che dovrà imparare a diventare adulto, rendendosi conto che il rispetto di un padre troppo ingombrante non può derivare dalla cieca obbedienza ma dalla capacità di prendere decisioni anche sofferte, accettandone le conseguenze. Insomma: al di là del piano più superficiale di questa rivisitazione YA del mito dei maya, esistono tutta una serie di importanti ed attuali spunti di riflessione che arricchiscono notevolmente il romanzo. La storia, grazie non solo alla sua attualità, ma anche al suo ritmo sostenuto finisce inevitabilmente per coinvolgerti. Mi è piaciuto!Voto: 3 mele e un torsolo!