Uno dei punti di forza di questa saga, a prescindere dalla storia attraente sui cui ancora, però, non posso dare un vero e proprio giudizio essendomi fermata al terzo libro, è il modo di scrivere della Moning. Divertente, accattivante e sfrontato. La Moning parla attraverso le parole della protagonista, la giovane MacKayla Lane. Lo fa senza freni, con un registro colloquiale ma mai volgare, anzi, con punte molte alte – complimenti alla traduzione di Andrea Bruno per Leggereditore. Lo fa, dipingendo non soltanto situazioni, ma anche personaggi, che non possono far altro che prendere vita nella nostra stessa immaginazione, tanta è la loro forza. Perché un po' tutte siamo MacKayla: pensieri sfrontati che non sempre abbiamo il coraggio di esprimere, la fragilità di emozioni che non possono non essere palesate, la forza della determinazione ed il dolore necessario per crescere. Così le parole della Moning sono quelle di un'amica che ci racconta una storia, la sua vita, le sue vicende.
PICCOLO SPOILER
Molto importante, in “La maledizione della Luna nera” anche la dimensione psicologica, soprattutto quella della protagonista che analizza i suoi sentimenti e le sue emozioni regalandoci sorrisi, rendendoci in grado di comprenderla e di, talvolta, soffrire con lei. Ed ecco che la nostalgia per una sorella persa troppo presto viene a galla con una potenza ed una intensità tale da renderci partecipi – così come l'attrazione della protagonista per Mr.Barrons, o il terrore che prova nel momento in cui, sola quando le porte dei mondi fatati si spalancano, si trova ad affrontare quattro potenti principi Unseelie.. ed il Signore Domine in persona.
Niente da fare: la Moning, ancora una volta, non delude.
Voto: 4 e mezzo