È una realtà distopica quella che Suzanne Collins ci racconta in Hunger Games. Una realtà apparentemente lontana dal nostro quotidiano, fatta di violenza e crudeltà, sopravvivenza e quella fame di cui il titolo stesso ci sta parlando: una realtà non così dissimile, sotto alcuni suoi aspetti, dalla nostra vita.
“The Big Brother is watching us”C'è qualcosa di perverso nel piacere sottile che si prova accendendo la tv per entrare nella vita di un'altra persona, seguita 24 ore su 24 da una telecamera. É una sorta di strana empatia, o piuttosto una forma di estremo sadismo: la noia ci assale nel momento in cui, all'interno di quella scatola nera che è la tv, non succede nulla di che, e la curiosità ci divora nel momento in cui le circostanze si “scaldano” grazie a violente liti, espliciti scambi d'affetto o quant'altro. Lo “share” parla chiaro: per quanto il pubblico possa essere intellettualmente “alto”, nel momento in cui in qualsiasi programma vengono introdotti elementi direttamente riconducibili a violenza e/o sesso, ecco che siamo tutti li a guardare ed a parlarne per giorni e giorni. Non so spiegarmi questo status quo a dirvi la verità: probabilmente vogliamo vivere (almeno virtualmente) situazioni che nella nostra quotidianità, equilibrata ma anche un tantino piatta, non vivremo mai, oppure proviamo un odio talmente profondo nei confronti del mondo intero che siamo felici nel vedere che qualcosa di male non capita soltanto a noi ma anche ad altri. Chi può dirlo con certezza? Sta di fatto che il successo dei reality consiste proprio in questo punto: dare agli spettatori vite in cui immedesimarsi, persone da odiare, individui da amare e sorvegliare 24 ore su 24.Ecco, il fatto di aver preso il concept più o meno pacifico del reality portandolo all'estremo del “tutti contro tutti/l'unico a rimanere vivo vince”, da al libro della Collins una credibilità ma soprattutto una profondità che non tutti i libri hanno.
il cast del film tratto dal libro della Collins!
Insomma: questo gruppo di ragazzi lotta per la propria vita, arriva a combattere, uccidere, perdere la propria identità per un sistema che ti vuole schiavo di una decisione stupida ed arbitraria come può essere quella di mandarti in un'arena a morire.Molto interessante anche la strada dell'assenza di regole (e la presenza di un forte potere dato dalle armi) che porta ad una degenerazione dell'essere umano ad animale (strada già battuta in alcuni film come ad esempio “The Experiment” - l'ultimo visto): la prima cosa che ho pensato, inoltrandomi nella lettura di Hunger Games è stata ma siamo davvero così tanto migliori degli animali?Molto carina la love story tra Katniss e Peeta principalmente per il fatto che non è scontata. Dopotutto Katniss ha un obiettivo più grande, quello della sopravvivenza. Per quanto gli Hunger Games la rendano “ben disposta” nei confronti di Peeta (che personalmente adoro), non perde mai la lucidità dell'obiettivo primario, decisione assolutamente non scontata se si prende in considerazione il grosso di quella narrativa YA che vede i protagonisti avvicinarsi nei momenti meno opportuni.
Insomma: ho amato questo libro dall'inizio alla fine, senza riserve.Un grazie speciale va a Monica di Booksland per avermelo fatto conoscere!
Voto: 4 mele e un torsolo!