Voglio la vita in tutta la sua sciocca, sdolcinata crudezza.
Warm Bodies è molto più di un romanzo di zombie. È un vero e proprio inno alla vita, il tentativo disperato di uno zombie, R., di restare aggrappato a quel poco di umanità che il virus che lo ha condannato alla non morte, vorrebbe toglierli definitivamente. Umanità per R significa amore.È l' amore assurdo ma irresistibile per una “viva”, Julie, e la ferma volontà di proteggerla, tenerla al sicuro a qualsiasi costo. Non importa se questo significa sfidare la “non morte” o quella definitiva.Finché c'è lei ne vale la pena. Perché il suo amore è vita. E la vita è tutto ciò che R, non morto, ora vuole.
La scelta di parlare della vita attraverso la morte è coraggiosa e del tutto azzeccata. Dopotutto: noi esseri umani siamo così, non ci rendiamo conto di quello che abbiamo fino al momento in cui non ci viene tolto dalle mani. Ci dimentichiamo di essere, rinchiudendoci in gabbie d'acciaio fatte di impegni, scadenze e “Personal Jesus” per dirla come i Depeche Mode farebbero. Non ci rendiamo conto che l'unica cosa che ci tiene in vita è l'amore, quello che porta con sé la speranza di un futuro migliore del presente, quello che ha uno strano sapore di fiducia, ma anche di dolore e frustrazione.Perché l'amore (e quindi anche la vita) è proprio questo: dolore, frustrazione ma anche gioia e coraggio.
Ed ecco che uno zombie non è altro che l'uomo moderno, schiavo dell'odio e della vorace brama che lo spinge a possedere, ad accumulare ricchezze materiali dimenticandosi di fare attenzione a tutto ciò che è veramente importante. Forse siamo un po' tutti zombie: alcuni lo sono ora, altri lo sono stati, altri ancora lo saranno.L'insegnamento però, rimane lo stesso: amate e sconfiggerete la morte stessa.
Splendido.
Voto: 4 mele