Immagina di entrare in un ristorante elegantissimo, accolto da un cameriere gentile ed accogliente. Immagina di essere poi ricevuto da una giovane e raffinata hostess di sala che ti invita ad accomodare e scegliere le pietanze da un menù prelibato. Atmosfera signorile, ambiente chic, in una parola: locale perfetto.
A metà serata, mentre gusti una ricercata ricetta francese in dolce compagnia e conversi amabilmente con i commensali, irrompe la polizia: un blitz delle teste di cuoio crea scompiglio, il panico dilaga nella sala, i gas lacrimogeni completano il dramma. Le forze dell’ordine sparano dei colpi in aria, finalmente il fumo si dilata e cala il silenzio: scattano gli arresti, il cameriere gentile, l’hostess di sala, l’esperto chef ed il ricco proprietario del ristorante in manette, portati fuori come i peggiori criminali.
Il giorno dopo, sconvolto, leggo sul giornale: «la polizia sgomina un’intera famiglia mafiosa: i malavitosi riciclavano danaro sporco tramite un lussuoso ristorante in centro città frequentato abitualmente da noti politici e calciatori di fama. Durante l’irruzione, tra gli ospiti a cena, era presente anche il famoso webmonster Mario Monfrecola, nemico giurato dei mostri in tutte le forme e colore».
Quante volte abbiamo letto simili notizie?
La parte sana della società civile mischiata con il malaffare, l’economia legale alimentata da capitali mafiosi, la delinquenza che si rifà il trucco e si (ri)presenta pulita con i complimenti delle istituzioni.
E’ la cosiddetta zona grigia caratterizzata da quelle persone che – contemporaneamente – compiono azioni illegali e chiedono giustizia, quell’insieme di cittadini che vivono quotidianamente borderline, al confine tra legalità e piccole e grandi imbrogli. Gente che non esita a chiedere “un piacere personale” al camorrista eppure si indigna se un politico viene arrestato per corruzione, uomini dai comportamenti pubblici irreprensibile e con gli scheletri (privati) negli armadi.
E’ compito della politica ripulire questa zona franca, in primis eliminando dai partiti personaggi ambigui che mentre parlano di lotta alla mafia strizzano l’occhio ai clan della malavita in cerca di voti (sporchi di sangue innocente).
Le presunte liste pulite non rappresentano uno slogan elettorale bensì evidenziano un comportamento virtuoso, una distinzione netta tra legalità e delinquenza, la cancellazione di tutti i compromessi ambigui tra istituzioni e criminalità, la separazione chiara tra ciò che è pulito e ciò non lo è, il rifiuto di ogni logica truffaldina ed arrendevole del «così va il mondo», il respingimento di ogni ammiccamento verso la camorra, la mafia ed ogni forma di violenza.
Il momento del voto è vicino, il tempo delle ambiguità invece è scaduto.
MMo