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Le mani delle grandi banche sul cibo

Creato il 12 settembre 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Le mani delle grandi banche sul cibo

Le banche si confermano meccanismi senza cuore che, pur di guadagnare, non guardano in faccia a niente a nessuno. Si specula sul futuro di intere nazioni, cosa volete che sia speculare sui prezzi degli alimenti base?

La quotazione della soia, ad esempio, è aumentata di oltre il 30% nel 2012. Grano e mais hanno subito un’impennata de 30 e del 38% in una sola estate. Le motivazioni sono da addebitare sia alla siccità che ha ridotto i raccolti negli Stati Uniti e in Russia, sia, in maggiore misura, a giochi finanziari.

Si stima che il valore complessivo dei derivati sulle materie agricoli superi i 125 miliardi di dollari, il doppio rispetto a cinque anni fa.

Le più esposte su questo fronte sono, manco a dirlo, le grandi banche di investimenti Barclays, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Il World Development Movement ha comunicato che Barclays grazie alle speculazioni sul cibo ha guadagnato 630 milioni in due anni. Più defilata HSBC, JP Morgan e UBS che preferiscono, nell’ordine, i metalli, il petrolio e le pietre preziose, anche se sono comunque coinvolte. 

La Royal Bank of Scotland ha invece venuto la sua divisione dedicata alle commodities agricole mentre Deutsche Bank e Commerzbank sono stati costrette a ridurre l’attività in seguito al pressing dell’opinione pubblica.

Per ovvi motivi, le banche non sono inclini a diffondere quanto investono nella speculazione, anche se c’è un indicatore che può dare qualche informazione utile: si tratta del VAR (Value at Risk) che calcola a quanto può ammontare la perdita massima realizzabile in un solo giorno se le scommesse vanno tutte male. Barclays perderebbe 25 milioni di dollari, Goldman Sachs 23, Morgan Stanley 26, JP Morgan 14 e UBS 4.

Non c’è nessun indice che può mostrare quanto sia incisiva l’azione della speculazione sui prezzi, anche se gli stessi analisti di Barclays hanno confermato che l’influenza è alta. Due settimane fa Chris Mahonley, direttore della divisione agricola della multinazionale svizzera Glencore, ha scandalosamente affermato che la crisi alimentare in atto è una buona occasione d’affari.

Howard Schulz, CEO di Starbucks, ha recentemente dichiarato:

Il prezzo del caffè è ai massimi da 34 anni e su livelli da record si trovano anche altre commodities agricoles senza che questo niente abbia a che fare con il meccanismo della domanda e dell’offerta.

Il problema, in questo caso, è che non si sta giocando con i soldi della gente, ma con la vita di milioni di individui distanti anni luce dalla speculazione e dalla finanza. La Banca Mondiale ha recentemente segnalato che il costo medio degli alimenti basi è ai massimi storici e che 44 milioni di persone nel 2011 sono scivolate sotto la soglia di povertà a causa dei prezzi del cibo.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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