Le mani sull'immigrazione

Creato il 22 marzo 2015 da Funicelli
La nostra politica si basa su luoghi comuni e narrazione: il conflitto politico magistratura, dipendenti pubblici fannulloni, privato è bello, basta vincoli e controlli per crescere. Luoghi comuni che vengono messi in fila in quella narrazione che ci viene ripetuta ogni giorno da TG e giornali: bisogna correre, fare in fretta, decidere da soli senza concertazione, senza sentire troppe campane per non perdere tempo.

In cima a luoghi comuni, per come viene sfruttato, il tema dell'immigrazione: ci rubano il lavoro, vengono in Italia e pretendono solo, non rispettano le leggi. Gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste, tra cui sicuramente si annidano i tagliatori di gola dell'Isis, si prendono 30 euro al giorno, per non fare niente. Non abbiamo case per noi (in un paese dove troviamo migliaia di case sfitte o tenute chiuse) e dobbiamo darle agli immigrati. Messi assieme, tutti questi luoghi comuni (in buon parte falsi), danno una narrazione buona per costruire carriere politiche, per occupare spazi nei talk show e gridare al lupo al lupo. Se uno vuole andare a vedere come stanno veramente le cose, fa fatica: l'informazione pubblica, pronta a raccogliere la narrazione favolistica del politicante di turno, non aiuta. Uno deve andarsi a vedere il bel servizio di Gazebo sulle condizioni degli immigrati nella baraccopoli di Rosarno. Dove trovi ragazzi venuti dai paesi africani per raccogliere la frutta e la verdura nei campi del sud. Sempre Gazebo ha fatto vedere quale sia la vita dei richiedenti asilo, in un centro di accoglienza a Padova: tutta la trafila avanti e indietro dalla Questura per prendere un pezzo di carta dove i membri di una commissione hanno scritto se sei o meno degno di avere asilo. È stato proprio don Luca Favarin,il prete che gestisce il centro, a spiegare a Diego Bianchi come funziona: i 30 euro dallo Stato arrivano a lui e servono per tutti i bisogni di queste persone. A loro, in tasca, ne arrivano pochi di euro. Don Luca cerca di fare il meglio che può per accoglierli, insegnare un po' di italiano, tenerli sulla buona strada. È la legge che non permette loro di lavorare, in attesa del permesso, con buona pace dei Salvini vari. E prima di parlare di lavoro rubato agli italiani, bisognerebbe andare a vedere quali lavori sono dati a questi migranti: sfruttati da altri italiani, per lavorare a cottimo, senza contratto e senza poter pretendere nulla. La narrazione degli italiani brava gente non è vera: le carte dell'inchiesta su mafia capitale hanno mostrato in modo inequivocabile come per molti l'immigrazione sia solo un business. Scriveva in un sms il signore delle coop rosse Savatore Buzzi:

«Speriamo che il 2013 sia in anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale».
Come per i terremotati, come per l'emergenza abitativa, anche l'emergenza legata all'arrivo di profughi in fuga da zone di guerra, è stata occasione per fare soldi. Sulla pelle della gente e rubando soldi allo Stato.

Fino alla retata del dicembre scorso, gente come Buzzi, come Odevaine, come i signori del centro la Cascina (vicino a CL), erano considerati dei galantuomini. Da una parte le grida manzoniane contro gli immigrati, a spasso per il paese, a spese nostre, mentre noi italiani brava gente ci spacchiamo la schiena per lavorare. Dall'altra la verità: l'immigrazione, la gestione dei centri per immigrati è un business che ha arricchito in tanti, vicini a politici di destra e sinistra.
Le Coop rosse di Buzzi, che pagavano le campagne elettorali per Alemanno ma finanziano anche le cene di Renzi.
E le coop bianche care al Vaticano, vicine a Comunione e Liberazione. Sono le larghe intese, non solo al governo, ma anche nella spartizione dei milioni sulla pelle di persone che scappano da disgrazie. In questo stralcio di conversazioni si parla di un mega appalto nel Lazio sulla sanità:
Un sistema a maglie larghe che, nell'ottica di Odevaine, mette d'accordo tutti. «C'è un interesse da parte del Pd a tenere un rapporto con Cl, perché stanno lavorando insieme no? Alfano, Lupi... loro li sostengono mo'... questo può essere uno strumento anche per sostenere il partito su cui si stanno impegnando fortemente. Nicola deve a loro molto, nel senso che l'hanno sostenuto e ancora non è tornato indietro niente... per questo sono in grado di chiedere».
Cosa sono i 30 euro al giorno, di fronte ai milioni che il comune di Roma ha pagato alle case di una società del calciatore Totti? Alle stecche pagate per i politici. L'inchiesta di questa sera di Presa diretta si occuperà del business dell'immigrazione: a partire dagli scafisti dai contrabbandieri di uomini, dalla Libia e dalla Siria verso l'Italia.
I giornalisti di Presadiretta si sono messi in viaggio verso il campo profughi di Gawilan, verso il confine con la Turchia, dove si sono rifugiate le famiglie scappate da Kobane, la città siriana che per quattro mesi è stata assediata dallo Stato Islamico.
Sono andate in Sicilia a vedere il CARA di Mineo, finito dentro un'inchiesta della magistratura per un appalto pilotato, coinvolgendo un sottosegretario del governo Renzi (Castiglione dell' NCD).
Per finire con l'inchiesta su mafia capitale, le coop 29 giugno, destra e sinistra, 60 ml di euro l'anno di fatturato, la terra di mezzo dove far incontrare i politici dalle mani pulite e la manovalanza criminale.
E veramente pensiamo che i ladri siano solo gli immigrati?  La scheda della puntata: Il business dei rifugiati
A PRESADIRETTA una dura inchiesta sul business dei rifugiati, quando l’accoglienza diventa un affare. Da Roma alla Sicilia, un lungo viaggio di PRESADIRETTA dentro lo scandalo di “Mafia Capitale”, le inchieste della magistratura sui mercenari dell’accoglienza, le collusioni delle cooperative con gli apparati pubblici e i politici corrotti.
PRESADIRETTA ha raccontato gli affari di Salvatore Buzzi e della sua Cooperativa 29 giugno, una delle realtà più importanti della Capitale nell’accoglienza ai rifugiati, con 60 milioni di euro di fatturato all'anno. Un sistema criminale che nei richiedenti asilo ha trovato una ricchissima occasione di guadagno illecito. Lo scandalo del pocket money, i 2 euro e 50 al giorno che spettano ai richiedenti asilo ma non vengono erogati. E la carenza di controlli, mentre negli anni si sono moltiplicati i centri di accoglienza.
Le telecamere di PRESADIRETTA sono andate in Sicilia e sono entrate nel Cara di Mineo, il Centro Accoglienza Richiedenti Asilo più grande d’Europa, dove più di 4000 persone fuggite alle guerre nei loro paesi, sono sottoposte ai lunghissimi tempi di attesa per il riconoscimento dello status di rifugiato. Un appalto da 100milioni di euro sul quale stanno indagando ben due procure siciliane.
PRESADIRETTA è stata in Libia, incendiata dalla guerra civile e ha raccolto le testimonianze dei trafficanti di esseri umani. E infine ha viaggiato attraverso il dolore dei sopravvissuti nei campi profughi dell’Unhcr in Giordania e in Iraq, per raccontare quella che secondo le Nazioni Unite è la più grave tragedia umanitaria dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Gaurda il promo.IL BUSINESS DEI RIFUGIATI” è un racconto di Riccardo Iacona con Giulia Bosetti, Manolo Luppichini, Nancy Porsia, Andrea Vignali e Antonella Bottini.
I re di Roma, di Marco Lillo e Lirio Abbate.
- Confessioni di un trafficante diuomini Andrea di Nicola, Giampaolo Musumeci

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :