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Le mani sulla città

Da Roberto Di Molfetta @robertodimo
Frosinone

Frosinone

Il titolo di questo post, volutamente provocatorio, richiama quello di un film dove i ‘palazzinari’, i costruttori edili, mettevano le mani sulla città per speculare senza scrupoli. A Frosinone, dove abito, si è costruito negli anni su una collina dove vigeva il divieto tecnico di costruire, che poi è miracolosamente (perché la collina sempre quella era) sparito.

A Frosinone si è cementificato su rovine importanti, come dei resti di terme romane. E chi gliel’ha permesso ? Chi da il diritto ai costruttori di edificare senza tener conto di nulla ? Perché Frosinone è così caoticamente edificata e urbanizzata, irrazionalmente, come perfino Wikipedia afferma nella pagina dedicata al capoluogo laziale ?

Ecco, il tema sociologico è semplice, banale: proprio quando vediamo come punto di riferimento il politico, come colui che detiene il potere di fare e disfare, dimentichiamo a quali logiche egli deve sottostare, a quali potentati economici deve qualcosa o semplicemente non può evitare di dire di sì.

Insomma è veramente la politica responsabile del dissesto idrogeologico, delle brutture amministrative ? Anche se può sembrare paradossale, la politica spesso è succube di poteri, quelli si rappresentativi di interessi reali, di poteri occulti o meno, che incidono in tale maniera da volgere le prospettive di una società in una direzione che nessuno vuole, tranne pochi potenti che non rappresentano che se stessi. Certo, è ovvio, la  politica è complice. La connivenza è proprio nell’accantonare l’interesse generale, dei cittadini, per fare quello delle lobbies. Si vota, ma chi va al potere, non rappresenta né la maggioranza né l’opposizione, ma i veri potenti che tessono le fila della società. Abbiamo avuto e avremo degli ostaggi, non degli amministratori. Ecco perché talvolta, l’incapacità è sospetta, i ritardi, gli errori, le omertà sembrano non avere giustificazioni nell’intelligenza media che alberga nelle scatole craniche dei nostri politici.


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