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Le meraviglie

Creato il 03 novembre 2014 da Jeanjacques
Le meraviglie
Parrebbe che noi italiani abbiamo un problema bello grosso con la nostra italianità. Lo facevano presente persino Steno e Alberto Sordi in Un americano a Roma, ma è una cosa che riconosco pure io. Ogni tanto infatti mi capita di pensare ai giovani americani e a come il sabato sera vadano a vedersi un film prodotto sotto la loro amata bandiera stellestrisce, oppure ai giapponesi brufolosi che nel ritornare da scuola entrano in un tabacchino a comprarsi un manga. Ecco, noi italiano siamo - e pure io da piccirillo lo sono stato - quelli che guardano film americani e leggono manga, vedendo il nostro panorama culturale come un qualcosa di vetusto e poco interessante. Perché per certi versi è così, noi italiani le cose belle le abbiamo, ma non si sono mai rinnovate. Siamo ancorati alla lezione dei grandi maestri ed abbiamo un mercato fermo, composto da dinosauri che non vogliono lasciare la propria poltrona e che raramente sanno sfornare un qualcosa che abbia presa anche su coloro che non appartengono alla loro annata. E posso capire che la vera bellezza è quella che trascende i secoli e le ere, ma anche andando sul mero lato estetico, voglio ricordare come ciò che oggi viene definito bello un tempo poteva non essere appetibile. Ogni cosa è un simulacro del periodo in cui è stata fatta e, per certi versi, a esso deve rimanere confinata. Perché la luce del fuoco è bella, ma com'è che allora tutti adesso usiamo l'elettricità? Tutte cose di cui, ironicamente, questo film soffre, pur essendo stato fatto da un'autrice poco più che trentenne.

Siamo nella campagna umbra, al confine con la Toscana, e seguiamo le vicende di una famiglia di apicoltori. Wolfgang è un padre burbero e severo, fiero del proprio duro lavoro, ma anche del suo isolazionismo dalla società moderna. Gelsomina, la maggiore delle sue quattro figlie, invece, viene attratta dalla pubblicità di una televisione regionale, che annuncia l'apertura di un concorso per le aziende familiari. Questo, insieme all'arrivo di Martin, un ragazzo che deve essere reinserito per non finire in riformatorio, sconvolgeranno l'ordinaria routine della famiglia...

Questo film ha fatto parecchio parlare di sé, specie dopo aver vinto il Gran Premio della Giuria all'ultimo Festival di Cannes. Non è un brutto film, anche se non l'ho accolto con l'entusiasmo generale, ma non posso far altro che pensare a quanto ho scritto nel primo paragrafo e a come abbia trovato tutte quelle problematiche anche in questa pellicola. Che non è brutta, sia chiaro, ha una sua delicatezza e sensibilità molto personali... me sembra un film fatto da un ottuagenario che pensa ai tempi andati, non da una ragazza nata nel 1981 - e più grande di me quindi di nove anni - e che risponde al nome di Alice Rohrwacher, già autrice del molto apprezzato Corpo celeste e sorella della popolare attrice Alba Rohrwacher, che qui ha una piccola ma significativa parte. Che diamine, perché io non ho un fratello attore?... comunque, bando all'ironia fuori luogo, torniamo a parlare del film. Che è bello, ripeto, con una fotografia molto curata e dei dettagli sui particolari molto evocativi, ma soffre proprio per un certo linguaggio che decide di usare. Ora io non pretendo che tutti si mettano a scimmiottare ciò che ha fatto Sorrentino con La grande bellezza, anzi, qui siamo più dalle parti di Bellas mariposas, e riconosco che è anche una questione di gusti. Io in letteratura per esempio non sopporto le frasi brevissime, nel cinema invece mi resta un poco indigesta questo stile registico, forse perché un certo cinema coreano ha avuto una pessima influenza su di me. Eppure certi ritmi così ossessivamente lenti non li riesco proprio a soffrire, complice anche un'ambientazione che in altri contesti sarebbe potuta essere molto evocativa, mentre qui mi sa unicamente di vecchio. Io sono cresciuto al confine con delle zone campane, ho avuto l'occasione di lavorare nei campi d'estate e quindi ho c'è stato un minimo contatto con la vita contadina e, come tutti i giovani che vivono questa strana situazione, ho sempre desiderato spostarmi nella metropoli. Posso quindi comprende l'onore contadino dei miei nonni, pur non trovandoci nulla di attraente, quelli erano altri tempi, ma il mondo va avanti e si evolve. Una persona non può limitarsi a un ambiente restrittivo, deve esplorare il mondo e scoprirne le infinite possibilità, perché isolarsi in una propria realtà non porta mai a nulla di buono. E sembra proprio quello che vuole fare la giovane Rohrwacher con questo film, mettendo in scena delle dinamiche familiari particolari e in parte autobiografiche (suo padre era davvero un apicoltore) ma senza mai avere il mordente e la cattiveria necessari. Tutto passa senza lasciare particolari segni, certi pezzi sembrano non particolarmente necessari allo svolgimento della trama e dilatano delle tempistiche già particolarmente ampie di loro. Il film infatti è lento, lentissimo, in più di un momento la palpebra rischia di calare e non c'è nulla che sembri addolcire la pillola. Ma quel che è peggio, a mio parere, è che questa lentezza non sia minimamente giustificata. Si poteva sottolineare maggiormente lo scontro fra la realtà urbanizzata e quella di questa famiglia, esplorare il passato del padre per capire cosa lo ha reso così restio all'evolversi insieme alla società, ma son tutti particolari che vengono lasciati vaghi e che così impediscono al film di raggiungere il vero balzo. L'unico contatto con la società è lasciato intendere dal partecipare al concorso televisivo, che però è trattato in maniera abbastanza frettolosa, pur preservando tutta la sua potenza narrativa, e lascia spazio a quelle che sono le scene più belle del film - e la Bellucci ha una parte minima, quindi fa poco danno. Quindi cosa resta? Resta quello sguardo finale, quello di un padre che ritrova in maniera poco ortodossa quel legame che rischiava di perdere con la figlia. Uno sguardo e l'unirsi a dormire in quel lettone comune all'aperto, forse la vera meraviglia che serve in un mondo confuso che non sa più da che parte stare.

Mi rendo conto che a causa di un mio (infelice) modo di vivere una realtà vagamente (ma molto vagamente) simile ha influito sul giudizio generale, eppure ci tenevo a dire la mia su questo film. Che è bello, di una bellezza tutta sua, ma purtroppo un po' datata.Voto: 
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