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Le mie colazioni da Starbucks

Creato il 31 gennaio 2011 da Emanuelesecco

Ho tanto scritto in questi giorni… ma scrivere per pubblicare è tutto un altro paio di maniche.
Mica come da Starbucks…

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E rieccomi qui, tornato da Londra e con una voglia matta di pubblicare materiale su materiale. Eh sì, ormai il blog è diventato una sorta di appendice del mio io più profondo, un bisogno che non riesco a rimuovere dai miei pensieri nemmeno nei momenti più concitati.

Ah, che magica città che è Londra; nei quattro giorni di vacanza, durante i quali l’ho letteralmente vissuta, mi sono trovato ad amarla disperatamente; ad amare quelle strade e quegli edifici di mattoni, così pregni di magia ed incanto da farmi comprendere come questa città abbia potuto, nei secoli, ispirare innumerevoli scrittori e scrittrici nel creare autentici capolavori. Camminando per quelle strade sentivo il respiro affannoso di un conte Dracula che cerca di sfuggire alla piccola compagnia di uomini che lo braccano, sentivo l’odore della nube di fuliggine che sovrastava la città ai tempi della Rivoluzione Industriale, sentivo cantare Sweeney Todd e Mrs Lovett nel loro tripudio di sadica gioia sanguinaria nell’attuare il loro crudele piano di massacro. Strade incantevoli di città che è musa ispiratrice come poche, e che mi ha letteralmente sollecitato nella scrittura di una sorta di diario di viaggio che poi, man mano che procedevo con la scrittura, si è rivelato essere non una fedele descrizione delle giornate trascorse a visitare monumenti ma più che altro una raccolta di viaggi mentali, a volte brevi e a volte lunghi, partoriti nei pochi momenti di pausa che mi concedevo. Proprio per questo ho preso la decisione di integrare il diario ora che sono tornato a casa, ordinandolo per bene e con la descrizione dei monumenti e musei, così da farlo apparire un diario di viaggio vero e proprio (e magari anche pubblicarlo, non si sa mai).

Ho menzionato prima i pochi momenti di relax che mi concedevo durante la giornata. La maggior parte di essi li passavo da Starbucks, catena di bar che mi sono ritrovato a benedire, non tanto perché si trattasse di Starbucks, ma più che altro perché il loro cappuccino era un vero toccasana contro il freddo che avvolgeva la città. Mi sono ritrovato ad entrare in vari locali appartenenti a questa catena, alcuni grandi e altri più piccoli, ma in ognuno di loro mi sono sentito in pace con me stesso e soddisfatto per aver finalmente scoperto la ricetta del cappuccino perfetto: cappuccino molto zuccherato e condito con cacao, vaniglia e cannella (tutti e tre in polvere).
In queste piccole pause poteva capitare che io mi sedessi ad un tavolo e che cominciassi, quasi per magia, a scrivere pagine su pagine… vi assicuro che, con l’aiuto della musica jazz in sottofondo e di un buon cappuccino, le parole uscivano fuori con facilità a tal punto che, una volta, mi sono ritrovato a scrivere almeno quattro facciate di quaderno tanto mi stavo rilassando.
Quanto mi mancano quei momenti… era diventata una sorta di abitudine ormai. Ero arrivato ad un punto tale che non mi sentivo pienamente sveglio e in forma finché non bevevo il mio buon cappuccino speziato come piace a me. Era diventata una specie di droga, ma ad un prezzo decisamente più basso ed accettabile rispetto alle altre sostanze che circolano più o meno legalmente.

Però, giunto alla fine del post, non posso fare a meno di citare i dolci messi in vendita da questa catena di bar. Muffin ultrasupermega cioccolatosi, cheesecakes, waffles al caramello e cookies a non finire, tutti dolci che fanno da mieloso contorno al piacere dei sensi provato anche se solo per pochi minuti all’interno di questi caldi e ispiranti ambienti in cui lo zucchero fa da padrone.
Queste sono state le mie colazioni da Starbucks… e ne sono certo, non le scorderò mai.

 

E.


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