Magazine Psicologia

Le mie creature

Da Anna

Le mie creature
La poesia, come ogni forma d’arte - se davvero è tale - è “nascita” di qualcosa che prima non esisteva. È bene altresì puntualizzare che la comprensione della poesia non si ferma alla sua oggettualità come ha cercato di far credere in passato certa critica.
Per comprendere la poesia bisogna necessariamente “identificarsi” ed entrare in empatia con ciò che si legge, allora le parole risuonano dentro e li nasce l’arte.
Il poeta è colui descrivendo il quotidiano lo eleva a forma estetica, entrando in una dimensione trascendente; è colui che trova un significato nella parola oltre il significato codificato; è colui che entra in contatto con il mistero e per primo è in grado di portare alla luce il “rimosso” dando ad esso “cittadinanza” nel mondo come Arte attraverso un nuovo nome. E’ un gioco aperto e insicuro. Un modo di esprimere il proprio spazio interiore e al contempo di riempirlo di nuovi significati.
E’ un atto che ferma il tempo e le emozioni prima ancora di sistemare le parole nella loro completezza sintattica e grammaticale. E’ una danza col presente, se vuole freschezza.
Ho letto poesie di bambini belle quanto quelle di Pavese e quelle di folli, vere quanto quelle della Merini. Tutto ciò avviene nella più totale libertà espressiva, nella ricerca quotidiana dell’ascoltarsi senza giudicarsi, rimanendo in contatto con la parte vera di noi stessi.


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