Ogni tanto bisogna riprendere in mano la lettura di qualche piccolo classico al fine di proiettare una luce nuova sulla contemporaneità. È con questo intento che ho riletto, in questi giorni, Le metropoli e la vita dello spirito di Georg Simmel (1858-1918). È una lettura affascinante che sin dalle prime pagine per le capacità divinatorie che sa sprigionare cattura l’attenzione del lettore.
Come scrive il curatore, Paolo Jedlowski, nella introduzione, «si tratta di un piccolo capolavoro della sociologia, le cui indicazioni per la comprensione dell’esperienza moderna sono ancora preziose». In questo breve ma denso saggio, apparso per la prima su una rivista nel 1903, Simmel individua nella vita metropolitana la quintessenza della modernità. La modernità, per Simmel, è flusso e instabilità di ogni forma, è divenire perpetuo. La metropoli accentua quel senso di perpetua precarietà entro la quale la nostra esistenza si trova a far costantemente i conti. Siamo immersi in flusso continuo e instancabile di stimoli contro il quale possiamo proteggerci costruendo intorno a sé una sorta di corazza che ci renda insensibile nei suoi confronti.
Se gettiamo uno sguardo sulla contemporaneità, non è difficile accorgersi che lo “spirito” della modernità non passeggia più sui boulevards, ma nelle “reti telematiche”, vale a dire in quei “non-luoghi” dell’esperienza cosiddetta “virtuale” della contemporaneità.
In questi paesaggi virtuali, i tratti che contraddistinguevano la vita metropolitana si presentano in maniera ancor più accentuati. All’interno di questo spazio sociale e virtuale, la vita di ciascuno individuo si modella sul carattere artificiale, intellettualizzato, concentrato, tipico di quegli spazi impersonali e privi di ogni identificazione storica.
La realtà virtuale concretizza all’ennesima potenza l’epoca della volatilità e del flusso transitorio. Come la metropoli, anche la rete diventa tanto il regno della libertà e della massima espressione individuale, quanto quello della massima intellettualizzazione e della massima incapacità di percepire le differenze. Un luogo dove ogni grido, ogni brusìo si trasformano in rumori di fondo, continuo e ininterrotto, un luogo dove diventa difficile distinguere una voce dall’altra, un pensiero dall’altro. Siti e blog diventano vetrine luminose nelle quali ognuno espone la propria mercanzia sperando che per un attimo il visitatore di passaggio si fermi ad ammirarne i colori e le luci sfavillanti.
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