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Le NON famiglie

Creato il 21 ottobre 2011 da Marinobuzzi

La querelle nata, in questi giorni, a Bologna, mette in luce come, nel 2011, le persone GLBT e tutti coloro che, a livello familiare ed affettivo sono ad essi/e legati/e, siano, di fatto, persone senza cittadinanza. Si tratta, ancora una volta, di una polemica tutta interna ai partiti e ai loro rappresentanti e completamente estranea alla società civile. La Consulta comunale delle associazioni familiari, nata nel 2002, ha il compito di mettere in contatto le associazioni con l’amministrazione in modo tale da poter promuovere progetti che riguardano la famiglia. Non si capisce quindi quale siano le ragioni che vedono l’opposizione (PDL, Lega Nord e UDC) e i “cattolici” del PD contrari all’entrata nella consulta di due associazioni che, di fatto, sono associazioni che riguardano le famiglie come AGEDO e Famiglie arcobaleno.
L’immagine che mostra il paese Italia ricorda una fotografia del primo novecento, quelle ingiallite in cui il patriarca con grossi baffi siede con la propria moglie su grandi sedie di vimini e, dietro di loro, una schiera di figli e figlie con prole varia. Siamo rimasti fermi a quell’immagine dimenticando che il resto del mondo, nel frattempo, è andato avanti. Oggi sarebbe più opportuno parlare di famiglie invece che di famiglia. Ci sono famiglie con un unico genitore, padri e madri single, coppie separate e divorziate, famiglie che qualcuno ha ancora il coraggio di definire “tradizionali” (ma in che senso poi? Il “maschio” va a lavorare e la “femmina” rimane a casa a gestire il focolare? Che cosa è, oggi, tradizionale?) e ci sono famiglie composte da persone dello stesso sesso con o senza prole. È una realtà già presente anche sul nostro territorio, una realtà che il mondo politico, sostenuto dal mondo ecclesiastico, non vuole vedere.
Navigando su Facebook mi imbatto in una pagina del gruppo Io amo Bologna e trovo una frase che mi fa gelare il sangue: “Se entrano loro usciamo noi!”
Esiste un loro ed esiste un noi, quindi. Cosa si intenda per “loro” è chiaro solo a chi fa certe distinzioni. Loro gli omosessuali? Loro i malati? Loro quelli che “non” sono famiglia?
Eppure i bimbi e le bimbe di famiglie arcobaleno sono uguali a tutti i bambini di questo mondo. Sostenere che “loro” non devono stare nella consulta significa, di fatto, promuovere una violenta e vergognosa discriminazione nei confronti, non solo delle persone GLBT, ma anche di coloro che GLBT non sono. I genitori dei ragazzi e delle ragazze omosessuali (AGEDO), nella maggior parte dei casi, sono eterosessuali. I bambini e le bambine delle coppie omogenitoriali di Famiglie Arcobaleno, come ogni altro figlio/a di qualsiasi altra coppia, avranno un orientamento sessuale consono alla propria natura.
Mi chiedo quindi dove sia il problema di gente come Francesco Murru (ACLI) che arriva, addirittura, a sostenere che non si esclude un’uscita dalla consulta della parte cattolica.
C’è quindi un problema di razzismo esplicito. Non si vogliono gli e le omosessuali. Non si vogliono i genitori e le genitrici degli/delle omosessuali. Non si vogliono i figli e le figlie delle coppie GLBT.
Non esistono, a ragion di logica, elementi per escludere gli/le esponenti di AGEDO e Famiglie Arcobaleno dalla consulta. Inutile appellarsi, in modo del tutto inopportuno, all’articolo 29 della costituzione che dice: “ La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”
Si parla di coniugi, quindi, non mi sembra che in questo articolo ci sia scritto da qualche parte che l’unione debba essere fra un uomo e una donna. Il fatto che lo stato italiano, nella propria legislazione, non preveda l’unione fra persone dello stesso sesso non significa che questo non sia previsto nella costituzione. Basterebbe introdurre nuove norme e creare nuove leggi per garantire a tutte e a tutti il diritto laico di proteggere e tutelare i propri affetti.
Al di là dell’interpretazione di un articolo che viene tirato in ballo sin troppo spesso, a livello speculativo, dai difensori della sacralità del matrimonio eterosessuale, lo ribadisco, la società è cambiata e non prenderne atto, far finta di non vedere, non comprendere tali cambiamenti è pericoloso e ingiusto. Le persone omosessuali esistono, vivono, lavorano, hanno unioni stabili durature, sono single, pagano le tasse, hanno sogni, figli/e, emozioni e problemi comuni ad altri milioni di individui. Non capire che le diversità sono una ricchezza e non un problema imbarbarisce la società e crea inaccettabili discriminazioni. Bologna è sempre stata una città all’avanguardia nei diritti civili, mi auguro che il buon senso abbia la meglio su bieche forme di razzismo.
Marino Buzzi


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