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Le nostre scelte alimentari riflettono quello che siamo

Da Acsylvya @mammemacerata

Le nostre scelte alimentari riflettono quello che siamoLa scelta del cibo che compriamo, cuciniamo e mangiamo è influenzata da diversi fattori: nutrizionali, psicologici ma anche da quelli psico-sociali (cultura, società, relazioni).

Da un punto di vista psicologico che cosa ci spinge a scegliere e preferire dei cibi piuttosto che altri?

Nella società di oggi, in alcune culture, mangiamo per sopravvivere psicologicamente piuttosto che per mera sopravvivenza fisiologica. Scegliamo i cibi in base a quanto pensiamo che quel cibo ci possa far bene. “Alla mattina se non prendo il caffè sento che mi manca qualcosa!”, “Oggi sono triste mi mangio un po’ di cioccolata”, ecc.

Ma come funziona a livello psicologico? Come agiscono le credenze personali a mangiare i cibi del buon umore?

Quando scegliamo un cibo piuttosto che un altro ciò che cambia, in ognuno di noi, è il livello di consapevolezza dei nostri vissuti emotivi associati a quel particolare cibo. Cioè la risposta ad una semplice domanda: “Perché ne ho bisogno?”

Partendo dal presupposto che ognuno di noi ha una propria ed individuale motivazione ad attuare alcuni comportamenti piuttosto che altri, il primo step da fare è la necessità di sintonizzarci sullo stato emotivo che ci scatena questa spinta a mangiare; cercare di comprendere come mai desidero mangiare un cibo piuttosto che un altro.

Quando questo desiderio è incontrollabile dobbiamo cercare di fermarlo in modo consapevole e non solo tramite un mero divieto “non devo farlo!”, chiedendoci il perché lo facciamo!

Possiamo concederci un cibo del buon umore, l’importante è sapere perché lo facciamo e piuttosto che agire per soffocare o esaltare lo stato emotivo dobbiamo iniziare a pensarlo, a confrontarci con i nostri vissuti emotivi, imparare a relazionarci con loro, quindi a gestire e conoscere meglio delle parti di noi, sia quelle belle che quelle brutte!

Questo ci aiuta a riflettere sulle nostre spinte motivazionali e capire il perché di tante cose!

E se osserviamo il cibo da un punto di vista psico-sociale?

Il cibo riassume in sé significati simbolici e relazionali, trasmette norme e valori e consolida l’identità e il senso di sé.

Scandisce i momenti della nostra quotidianità (facciamo la pausa a metà mattinata con il caffè, iniziamo il weekend con l’aperitivo del venerdì sera etc.) ed è entrato a far parte della vita relazionale di ciascuno di noi. Le ricorrenze e gli avvenimenti della vita sono ricordati con il cibo; essere riuniti a tavola diventa momento di unione, appartenenza e scambio (quante decisioni abbiamo preso a tavola? quanti avvenimenti abbiamo comunicato a tavola?), nel linguaggio quotidiano usiamo espressioni legate al cibo per descrivere delle persone (“Sei buono come il pane”), nelle favole e nei fumetti il cibo acquisisce una valenza magica (la mela avvelenata di Biancaneve, gli spinaci di Braccio di ferro).

Dunque, il cibo è, fin dalla nascita, uno dei principali mediatori nella nostra relazione con la società.

Inoltre, il contesto familiare e socio-culturale ha una forte influenza sulla formazione dei gusti alimentari. Quando il bambino viene allattato, inizia a conoscere i sapori della propria famiglia e della propria cultura perché quello che la madre mangia, dà sapore al latte. Questa influenza prosegue, almeno, finché i figli non compiono 11-12 anni poiché sono i genitori a decidere quali alimenti si consumeranno a tavola.

Successivamente, vi è una selezione degli alimenti in base al contesto esistenziale al quale apparteniamo e alle amicizie che frequentiamo, a un modello socioculturale di bellezza, alle tradizioni e in base ai condizionamenti esterni.

Le nostre scelte alimentari riflettono quello che siamo
Ci sono “alimenti del buonumore”? Perché ci sentiamo più tranquille dopo aver mangiato un piatto di pasta?

Se è vero che il nostro umore può influenzare quello che scegliamo di mangiare è anche vero che recenti teorie indicano che il cibo influenza il nostro umore. Ciò avviene perché diversi principi nutritivi possono interagire sulla sintesi di alcuni neurotrasmettitori nel cervello (in particolare serotonina e dopamina) e nelle terminazioni nervose.

E così ecco alcuni consigli per chi sta affrontando un momento di particolare nervosismo:

consumare quotidianamente pasta e riso scegliendo piatti unici come pasta e fagioli, riso e piselli, zuppe di legumi con il farro; oppure pasta con le zucchine o risotto con i funghi. Preferire questi alimenti a pranzo in modo da avere tutto il pomeriggio per smaltire le calorie introdotte ed evitare che si trasformino in grassi

- non abbinare nello stesso pasto i carboidrati ad un eccesso di proteine che riducono l’entrata dell’aminoacido triptofano nel cervello (questo aminoacido rappresenta il nodo centrale del nostro benessere psicofisico perché regola la produzione di serotonina)

-  preferire alimenti ricchi in acidi grassi polinsaturi omega 3 presenti nel pesce, soprattutto aringhe, sgombri, acciughe, sardine, salmone ma anche nella frutta secca

- consumare 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura per un corretto apporto di sali minerali coinvolti nel nostro stato di benessere. Il calcio, lo zinco e il magnesio sono fondamentali per controllare gli sbalzi d’umore tipici ad esempio della sindrome premestruale, il calcio permette un buon funzionamento del sistema nervoso e un suo deficit può causare ansia e depressione, nonché modificazioni delle capacità cognitive. Il magnesio, invece, possiede effetti calmanti ed equilibranti. Lo zinco sembra agire come un vero e proprio antidepressivo, stabilizzando il tono dell’umore.

A cura di

Dott.ssa G.Marziani (Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalitica)

Dott.ssa M.F.Neroni (Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica e Psicosociale)

Dott.ssa L.Miccoli (Biologa Nutrizionista-Specialista in Scienza dell’Alimentazione)

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