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Pavese lo diceva. Viaggiare è talvolta una brutalità.....
Perché obbliga ad avere fiducia in sé stessi e negli "stranieri", a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Viaggiare costantemente fa sentire spesso fuori equilibrio. Nulla è nostro, tranne le cose essenziali, come l’aria che respiriamo, il sonno, i sogni, il mare, il cielo. Tutto diventa uno spazio in cui le cose tendono verso l’eterno o ciò che possiamo immaginare di esso. Il viaggio è il vero distacco. Proprio come quando finisce la Domenica e tutto torna reale.
Fare e disfare le valigie. Come se questo rito placasse l'increspatura tormentata delle nostre anime. Ma in realtà le turba. Noi, sempre pronti a ripartire. Da un "punto e basta" o da un vuoto. Fino a capire che il viaggio non è solo conoscere e conoscersi. Ma a è anche confondersi.E forse perdersi, fino a non trovarsi più.
Oppure è vero. I veri viaggiatori hanno i cuori lievi. I loro desideri hanno la forma delle nuvole. E seguono il vento. I veri viaggiatori, forse dicono sempre " andiamo", ma non sanno mai il perché.
Domani, le nostre valigie saranno di nuovo ammucchiate ai piedi della porta. E noi di nuovo costretti a cambiare.
A noi ed a tutti quelli che come noi non potranno mai dire "questa è casa mia". A chi crede che il mondo è la propria casa, ma in fondo in fondo sa che non è così. A chi ha bisogno di punti fissi, come me. A chi conosce già la risposta. Cioè che non ne avrà mai una. A chi sa che ha ancora tanta strada da fare. Per giunta in salita.
Ed infine, a chi sa che non importa, perché in fondo la strada è la vita (cit.). O almeno si convince che conviene pensare così.
foto: pinterest.