Magazine Cinema
Visto in DVD.
Fellini torna di nuovo al solito tema, all'umanità nascosta nei bassifondi, all'ingenuità di un personaggio solare, calato nelle brutture quotidiane (questa volta la Masina è addirittura una prostituta) alle quali risponde cercando costantemente la salvezza, senza mai darlo a vedere.
Il film si compone di episodi disgiunti quasi indipendenti, tutti tesi ad indirizzare lo spettatore verso la comprensione della protagonista e del suo celato bisogno di fuggire.
Il film (che personalmente apprezzo meno dei precedenti) si muove con la leggerezza di una fiaba, ma per la prima volta introduce l'idea di una società dell'apparenza, dei lustrini, che però marcisce dentro, senza riuscire a comprendersi, tema che verrà ampliato ed esploso nel successivo "La dolce vita". Il personaggio principale poi, pur nella scia di tutti i precedenti risulta meglio caraterrizzato, e sembra un connubio tra la sognante Amélie e la Rossella O'Hara che continua a rinascere dalle sue ceneri.
Il film ottenne un successo imbarazzante e lanciò la Masina, che, c'è da dirlo, è nel suo personaggio nella maniera più assoluta, ma anche stavolta risulta un poco forzata, un poco sopra le righe senza darne motivazioni (come poteva essere il ritardo mentale ne "La strada"), ma innegabilmente funziona.
Il film si fa ricordare soprattutto per il finale; la scena dell'ultimo inganno è quanto di più alto si possa trovare nel film e di sicuro una delle scene più empatiche di tutta la carriera di Fellini, mentre la scena successiva, quella del gruppo di ragazzi che cantano e suonano attorno alla Masina moralmente distrutta è di una grazia tale da fare impallidire e contiene in se tutto il linguaggio del regista. Nota d'encomio per Amedeo Nazzari che interpreta un divo del cinema un poco imbolsito e forse in declino (ma certamente solitario) non senza una buona dose di autoironia.
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