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Le “nuove” regole del SEO

Creato il 15 febbraio 2012 da Marketing_passion @armastropierro
Le “nuove” regole del SEOIl dibattito sull’importanza del SEO forse tende a essere un po’ ingannevole: troppo spesso si discute di SEO quasi fosse una scienza indipendente, dimenticando quanto i suoi destini e la sua efficacia siano strettamente legati, intrecciati, addirittura coincidenti ai contenuti.Affermare che per fare del buon SEO “servono dei contenuti di qualità” non è sufficiente, anzi forse è persino fuorviante. L’errore sta nel considerare il SEO e tutti i suoi strumenti (i link, le tag, i titoli…) cosa diversa dai contenuti. Una tecnica che li promuove, uno strumento che li accompagna.La verità è che il buon SEO non dipende dal contenuto ma sempre più è una caratteristica del contenuto stesso, la sua rilevanza rispetto al tema, il luogo in cui lo si pubblica: è il contenuto che viene aggiornato, è il link che si associa al testo prima di tutto perché ha senso farlo, è il contesto social in cui il contenuto appare, è il video che integra il testo. Un testo scritto nel modo migliore per il lettore, tenendo a mente l’utilità oltre al piacere di chi legge, è GIA’ SEO di qualità, ed è il miglior modo di farlo perché Google è progettato e continuamente aggiornato per favorire i contenuti che risultano più utili e corrispondenti ai desideri del lettore.E’ vero che esiste un’industria basata sul cercare di ingannare il motore di ricerca per influenzarne il giudizio, ed è altrettanto vero che è un’industria che produce risultati dalla vita breve, che durano finché non si viene sgamati e puniti in termini di visibilità.Vale la pena di leggere le sei regole per il buon SEO pubblicate su mashable da Erin Everhart perché riguardano proprio questo: non trucchi, codice nascosto o titoli zeppi di keyword improbabili, ma best practice che rendono il contenuto più adatto al media: più locale, più sociale, più umano, meglio linkato, più adatto agli standard. E, aggiunge, Erin, il SEO è inutile se non si hanno glsi strumenti per comprendere i risultati. Quindi, Analytics come le proprie tasche.
fonte: ambito5.com

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