Ma se la mela offerta non ha proprio un bell’aspetto, il veleno che vi si cela, è nelle parole con cui il premier ha giustificato questo ballon d’essai: ”L’Italia sui grandi eventi dà il meglio”. L’esatto contrario della realtà perché è proprio sui grandi eventi e sulle grandi opere che si vede il peggio, il momento nel quale la speculazione più selvaggia, opaca, nascosta, talvolta criminale prevarica ogni cosa, succhiando quantità enormi di quattrini pubblici che si trasferiscono nelle tasche private, con la scusa che ne va dell’immagine del Paese e che bisogna far presto, senza badare troppo alle regole. In questo quadro, magistralmente esemplificato dall’Expò, non c’è nemmeno la consolazione che così almeno vengono migliorate le strutture fatiscenti e i servizi: dopo l’inesorabile e incredibile magna magna dei mondiali di calcio del ’90 ci troviamo con gli stadi peggiori del continente. Nelle 12 città che ospitarono le partite i costi già ingenti e sospetti fin dall’inizio lievitarono del doppio o addirittura del triplo come avvenne a Milano, mentre il comitato di controllo, presieduto da Montezemolo, proprio lui il Luca Cordero, non si faceva scrupolo di “consigliare” aziende e strutture che spesso esibivano costi dieci o venti volte superiori a quelli di mercato. Del resto da uno che si vendeva gli incontri con Agnelli e con Romiti, questo era il minimo sindacale.
Oddio in un certo senso e con certe mentalità si può anche dire che il Paese dia il meglio: delle sue anomalie però. Il meglio di quei vizi che dopo aver creato una sensazione di benessere adesso ne stanno erodendo l’economia, dopo averne sfregiato l’immagine. E le immediate rivalità che si sono accese come benzina, svelano la famelica voglia di speculazioni. Così per Letta la mela, velenosa per noi, rappresenta un dono e una promessa in vista della propria sopravvivenza. In certe specialità non olimpiche arriverebbe primo.