Magazine Cinema
di Roberto Oddo
14. Divertissement. L'aurore
Ho lasciato volar via la mia storia su un palloncino, oh no!, su un aquilone, finché non è stato risucchiato dalla notte intera. Trovo pezzi da mettere insieme e li riconosco subito, sono note fuori posto nella mia solitudine. Ti accorgi che all'improvviso annullano le distanze che attraversi, si attraggono, si riconoscono. Solo tu, Antón... Antonio... Tonio, lasci intatto questo mio silenzio. Tu, che vieni dal mare, non sei più tornato qui, dove non c'è mare.
Io, il mare, l'ho sognato. Era tutto intorno e non stava fermo un attimo, mutava all'improvviso, ma era sempre lui, il mare. Era grande e vorticoso come il vento, rumoreggiava altrettanto, era vorace della mia carne come se fossi già morta, però era più profondo e non mi ricopriva di vecchie foglie ingiallite con una storia alle spalle; né si portava dietro te, che vieni dal mare. Ruotando intorno a me, incece, si tirava lembi di cielo che non arrivavano mai, un'immensa spirale d'organza che non ti vuol coprire e ti lascia trasparire nella tua nudità. Il cielo era lo strascico di musiche lontane. Ho sognato anche quelle planare sulle corde con l'esattezza e la pressione di un archetto.
Oh, fa male Berlino con l'estate appiccicata addosso, l'estate che le striscia sopra, graffiandola, senza le rive e senza le onde. Fa male a lasciarti scivolare dalle sue strade, dal suo silenzio. Antón... Antonio... Tonio, non sei mai dove ti si attende. Mi hai lasciato sola con il mio violino e il mio Ysaÿe nei giorni di riposo. E quel che è peggio è sapere che, oltre la mia porta e poi un'altra, solo una parte di te mi è arrivata, come se non fossi degna del resto della tua vita. Posso perdonarti l'angoscia che mi provochi rifiutandomi, ma non la compassione sorridente, e la simpatia che ti suscito.
Ieri è venuta una donna a cercarti, una donna vera con la pelle ambrata, era bionda e vestita di grigio. Gil non le ha risposto, ormai non apre più anche quando c'è, oppure magari ha bussato qui perché ha sbagliato porta, ma io l'ho trattenuta ugualmente, le ho suonato Bach... e chi non starebbe per Bach suonato da una come me? Teneva il capo ritto ed è stata a guardarmi, come si guarda attraverso uno spioncino, ma più piccolo di uno spioncino, le comparivo davanti tutta dentro la cruna di un ago. Non credevo che ascoltasse, né glielo chiedevo. Ha avuto la prontezza di alzarsi solo qualche secondo dopo che io avessi finito e di ringraziarmi senza applaudire. Mi ha ripetuto che non sa nulla di te da quando sei tornato al mare, con tuo padre al seguito. Si torna sempre nel luogo da cui provieni, è una questione di risacca, ci porta con sé vivi o morti. Barbara mi ha chiesto, ovviamente, di farle sapere se avessi tue notizie, pensando che il tuo sguardo si soffermi su di me, di tanto in tanto, senza rimbalzare e rimanere nient'altro che uno sguardo: il suo era lento, l'attenzione di chi cesella, osserva, soppesa. He falls to such perusal of my face / As he would draw it. Tornerà qui domenica prossima e non te lo direi, Antón... Antonio... Tonio, se non pensassi che con Barbara, per Barbara, forse da Barbara, possa tornare anche tu.
Ma Berlino fa male e, lo so, a Berlino non si torna, non ci si arriva per mare neanche nei sogni. Io non conosco Berlino, fuori da questa finestra assolata dell'autunno, e non so immaginarlo fino in fondo, il mare. Mi fermo alle sue onde, così come il cielo: il mare per me è il cielo che si specchia su una nebbia bassa e volubile. Mi fermo alle sue nuvole dietro vetri inanimati che altri guardano con più fantasia, mi fermo alla poca luce attraverso la bambagia, nonostante la mia carne frema e brulichi di crampi famelici e di pallida vita. Mi divoreranno la mia musica e lo stridio dei denti levigati dal tempo nella mia bocca, Bach prima di uno sguardo. Bartók e Schubert e Beethoven e Honegger e Korngold e ancora Bach e Ives e Brahms e Ysaÿe. Ysaÿe, L'aurore, prima di un silenzio dietro la porta oltre la quale aspetto che tu, che hai tutto il mare per te, torni dal mare, scelga le onde e ti perdoni la risacca.
(fine)
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