E’ in corso una grandissima rivoluzione
nella fisica. Se quattro anni fa si strabuzzavano gli occhi di fronte
all’incredibile bosone di Higgs, oggi si arriva all’autoerotismo con le onde
gravitazionali. Ipotizzate nel 1915 da Einstein per puntellare la sua teoria
della relatività generale, sono state finalmente trovate grazie all’importante
aiuto di enormi tuboni lunghi qualche chilometro.
Scoprire le onde
gravitazionali, insomma, non è stato affatto facile. A dirla tutta non le
abbiamo nemmeno viste ma solo sentite, previste, logica-mente. Ad ogni
modo, al netto dell’imperfezione dei sensi umani, tanto basta per gridare alla
“scoperta del secolo”, con ricchi “nobel” già prenotati e in rapido arrivo.
Prodotte dalla collisione di due buchi neri (a cui Einstein, ironia della
sorte, non credeva), queste fantascientifiche onde gravitazionali sembrano
essere una poesia ermetica: vibrazioni dello spazio-tempo, piccole increspature
del tessuto spazio temporale che permea tutto l’universo, tremolii acquatici
concentrici, ecc… E via ancora di festeggiamenti, di trenini e di fanfare.
E infatti,
specie per la celebrata comunità scientifica, c’è davvero tanto di cui
festeggiare. Non conosciamo nemmeno il
90% della materia e ci abbiamo messo oltre duemila anni di rivoluzioni
scientifiche e di progresso tecnologico per capire che aveva ragione Aristotele
quando diceva, nella sua Fisica, che
lo spazio non era vuoto, ma un plenum
di etere. Come ritardo non c’è male, ma almeno oggi la cinematografia ha
anticipato le lodevoli applicazioni di quest’ultima scoperta e possiamo già
vederci proiettati in fantastici viaggi spazio-temporali come il Signor Spock e
Ian Solo... tra tweet di comparsata, social in subbuglio e carrambate familiari... la scoperta delle onde gravitazionali, insomma, alleva nuove Cristoforetti
da esportazione interplanetaria…