Le opportunità economiche e commerciali offerte alle imprese italiane dall’Unione Eurasiatica

Creato il 23 ottobre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Prosegue la pubblicazione degli atti del convegno “L’Unione Eurasiatica: sfida od opportunità per l’Europa?”, organizzato dall’IsAG a Roma, presso la Camera dei Deputati, lo scorso 19 settembre. Dopo gl’interventi di S.E. Andrian Yelemessov, ambasciatore della Repubblica di Kazakistan, e del consigliere Aleksandr Zezjulin, dell’Ambasciata della Federazione Russa, è il turno di Paola Brunetti del Ministero dello Sviluppo Economico.
La dott.ssa Brunetti è dirigente della Divisione VII (“Promozione nei Paesi UE, nei Paesi CSI e in Turchia”) della Direzione Generale “Politiche per l’internazionalizzazione e la promozione scambi”. Impossibilitata a partecipare materialmente alla conferenza del 19 settembre, ha comunque inviato in forma scritta il suo contributo, che pubblichiamo di seguito.

 

Il Convegno odierno offre l’opportunità di conoscere la costituenda Unione Economica Euroasiatica, nata come evoluzione della recente Unione doganale creata nel gennaio 2010 tra Russia, Kazakhstan e Bielorussia. Si tratta di un’occasione importante per comprendere il funzionamento di questo organismo e le prospettive future per gli scambi commerciali. L’importanza delle relazioni commerciali con questi tre Paesi per l’Italia è confermata dai dati: con la sola Federazione Russa l’andamento dell’interscambio commerciale bilaterale, nel decennio 2002-2011, ha registrato un aumento di valore del 158%, passando da € 11,7 mld del 2002 a € 27,3 mld del 2011, venendo a rappresentare circa il 4% del volume totale degli scambi con l’estero dell’Italia. Parimenti in costante aumento sono i volumi degli scambi con il Kazakhstan e la Bielorussia. Infatti l’interscambio dal 2005 al 2011 con entrambi i Paesi è quasi raddoppiato, passando, per il Kazakhstan, da 2 miliardi 280 milioni di euro del 2005 a 4 miliardi 420 milioni del 2011, e, per la Bielorussia, da 341 a 554 milioni di euro.

Per quanto concerne la Federazione Russa, dopo la flessione dell’interscambio del 30% rilevata nel 2009 (dovuta alla crisi finanziaria internazionale), si è assistito a una ripresa significativa degli scambi commerciali, i quali sono aumentati del 21,4% sia nel 2010 sia nel 2011, superando i 27 miliardi di euro. Il trend positivo si è mantenuto anche nei primi 6 mesi del 2012, per un valore pari a 13 miliardi 559 milioni di Euro (+5,1% rispetto ai 12 miliardi 904 milioni dei primi sei mesi del 2011). Dai dati FMI-DOTS, nel 2011, l’Italia ha occupato la 4° posizione come Paese fornitore della Russia (dopo Cina, Germania ed Olanda, con una quota di mercato del 4,3%) e la 3° posizione come Paese cliente (dietro Olanda e Cina, con una quota di mercato del 5,6%). Con riferimento agli scambi merceologici (dati ISTAT, gennaio-maggio 2012), circa il 23% del nostro export è basato su macchinari e apparecchiature (in particolare industriali, specializzati e di impiego generale). Segue il comparto degli articoli di abbigliamento con un peso di circa il 11,5%, le calzature (6,4%) ed i mobili (5,9%). Per quanto riguarda le esportazioni russe in Italia, esse si concentrano per oltre due terzi nel comparto del petrolio greggio e gas naturale e, per oltre il 19%, nel settore dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio. Ne risulta una perfetta complementarietà delle due economie: da una parte l’offerta russa di materie prime di cui l’Italia è fortemente dipendente, dall’altra l’alta specializzazione manifatturiera italiana in grado di soddisfare la richiesta russa sia per i macchinari sia per i beni di consumo.

Il volume degli investimenti italiani nella Federazione Russa è rilevante, ma non ancora all’altezza delle potenzialità offerte dal Paese. L’analisi dei singoli comparti e la naturale complementarietà delle due economie evidenzia infatti che la nostra presenza produttiva nella Federazione Russa presenta margini di miglioramento. Va tuttavia sottolineato come il volume degli IDE risulti in realtà sottostimato rispetto a quello effettivo: molti investimenti italiani sono effettuati da zone con regimi fiscali più favorevoli o per il tramite di joint-ventures o imprese di diritto russo, anche se controllate da gruppi italiani. L’Italia non figura nelle statistiche dei primi dieci investitori nella Federazione Russa; gli investimenti italiani in Russia (dati ISTAT ed Eurostat) sono ammontati, nel 2011, a 1 miliardo e 51 milioni di euro, con la presenza ufficiale di circa 500 imprese (operanti soprattutto nei settori energetico, automobilistico, agroalimentare e delle telecomunicazioni), mentre quelli russi in Italia ammontavano, alla stessa data, a 26 milioni di Euro. Quattro imprese (Enel, Eni, Finmeccanica, Unicredit) sono state inserite nel Foreign Investors Advisory Council (Fiac), l’organismo che riunisce le principali imprese straniere operanti in Russia (attualmente 42), presieduto dal Primo Ministro Medvedev. Sono numerosi i settori in cui sono presenti investimenti italiani: da quello bancario, all’automotive, alle comunicazioni, all’energia, all’agro-alimentare, all’industria aeronautica e della difesa, all’industria del bianco.

Dal punto di vista bilaterale, sono in vigore numerosi ed importanti strumenti convenzionali tra Italia e Federazione Russa, quali: l’Accordo bilaterale per la Promozione e Protezione degli Investimenti, l’Accordo per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, nonché un Accordo di collaborazione in materia di proprietà intellettuale tra la Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE e l’Agenzia Federale per la Proprietà Intellettuale, brevetti e marchi commerciali (Rospatent). Lo strumento convenzionale sicuramente di maggior rilievo fra Italia e Federazione Russa è il Trattato di Amicizia e Cooperazione, firmato a Mosca il 24 ottobre 1994 (ed entrato in vigore il 22 maggio 1997). Nel Trattato di Amicizia e Cooperazione è prevista la creazione di un Comitato imprenditoriale per la collaborazione economica (la cui Segreteria operativa è stata affidata alla Camera di Commercio italo-russa, all’ICE/Agenzia e alla Camera di Commercio della Federazione Russa), mirato ad eliminare le difficoltà riscontrate dagli imprenditori dei due Paesi. Inoltre l’art. 13 del Trattato ha previsto l’istituzione del Consiglio italo-russo per la Cooperazione economica, industriale e finanziaria, giunto ormai alla XII sessione (Roma, 23 giugno 2011). Nell’ambito del Consiglio Italo-Russo, che rappresenta il massimo foro istituzionale di riferimento e di coordinamento delle relazioni economiche fra i due Paesi, sono previsti sette Gruppi di lavoro, di cui tre copresieduti dal Ministero dello Sviluppo Economico (Gruppo di lavoro per la Cooperazione economica, Task Force italo-russa per i distretti e le PMI, il Gruppo di Lavoro per la Cooperazione industriale e le alte tecnologie).

Tra i Gruppi di Lavoro la Task-force Italo-russa sui distretti e le PMI si è dimostrata uno degli strumenti più rilevanti nel sostegno all’internazionalizzazione delle PMI italiane. La TF viene gestita, da circa un decennio, dalla Direzione Generale per la Promozione e gli Scambi del Ministero dello Sviluppo Economico, in stretta collaborazione con la Rappresentanza Commerciale russa in Italia. Si tratta di un foro d’incontro economico-istituzionale, cui sono chiamate a partecipare le principali realtà italiane e russe preposte allo sviluppo dell’internazionalizzazione delle PMI, quali le Regioni, le Associazioni di categoria, le Federazioni, le Confederazioni, i Consorzi, il sistema camerale e quello fieristico. La Task Force prevede, tra l’altro, Tavole Rotonde tematiche, seminari e incontri bilaterali su base progettuale con Regioni ed imprese russe, nonché visite ai distretti industriali presenti sul territorio ove si svolge la singola sessione. Creata nel 2002, la Task Force si è riunita fino ad oggi 20 volte, una volta ogni sei mesi, alternativamente in diverse Regioni italiane e russe. La ventesima sessione si è tenuta nel maggio scorso ad Ufa, capitale del Bashkortostan, mentre la ventunesima sessione si terrà nella Regione Marche dal 23 al 26 ottobre p.v., e si articolerà in 5 tavoli e due seminari settoriali, in incontri b2b finalizzati al matching di progettualità, in uno spazio dedicato all’incontro tra istituzioni, enti ed imprese.

Relativamente al Kazakhstan, occorre sottolineare, in primo luogo, come i rapporti con l’Italia si siano intensificati nel corso degli ultimi anni. Nel 2011 l’Italia si è classificata al 5° posto come fornitore del Kazakhstan e al 5° come cliente, rispettivamente con una quota di mercato del 3,2% e del 5,2%, posizioni mantenute anche nel primo bimestre del 2012. Nel corso dei primi cinque mesi del 2012, le esportazioni hanno registrato un lieve aumento del +3,5% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre le importazioni, che nel 2011 erano aumentate del +48,6%, hanno fatto registrare, sempre nei primi cinque mesi del 2012, un incremento (+30,3%) rispetto allo stesso periodo del 2011. Bisogna sottolineare che esiste un forte disavanzo, costante e crescente, della bilancia commerciale, il cui valore, nel 2011, è stato di -2 miliardi e 618 milioni di euro, dovuto alla predominanza assoluta delle importazioni di petrolio, su cui è concentrato oltre il 93% del nostro import (dati ISTAT gennaio-maggio 2012). Il nostro export (dati ISTAT gennaio-maggio 2012) è rappresentato da: navi e imbarcazioni (22,5%), macchine di impiego speciale e generale (16,5%) e motori, generatori e trasformatori elettrici (10,2%). I maggiori paesi investitori sono Olanda (32% degli afflussi totali nel 2008), Stati Uniti (12%) e Francia (6,6%). Gli investimenti italiani che collocano l’Italia al quarto posto continuano ad essere significativi nel settore petrolifero, in quello finanziario, in quello delle infrastrutture, dei trasporti ferroviari e delle costruzioni. Numerose aziende italiane nei settori dei beni di consumo (abbigliamento, mobili, calzature, etc) sono presenti attraverso i punti vendita -talvolta monomarca- dei loro importatori/distributori.

Dal punto di vista istituzionale vi è un importante strumento di collaborazione con il Kazakhstan: il Gruppo di Lavoro intergovernativo italo –kazako per le questioni economiche, gli scambi e la cooperazione economica ed industriale, istituito in virtù del Trattato di Amicizia e Cooperazione tra Italia e Kazakhstan, firmato nel 1995. Questo Gruppo di lavoro è nato al fine di rafforzare la cooperazione economica, estendendola a settori diversi da quello energetico attualmente predominante con il Kazahkstan, anche al fine di ridurre il disavanzo della bilancia commerciale nei confronti di questo Paese, in un contesto di accrescimento dell’interscambio complessivo. Il Gruppo si è riunito, ad oggi, per sei sessioni, l’ultima delle quali si è tenuta ad Almaty dal 26 al 28 maggio 2011. In tale occasione il Sottosegretario di Stato allo Sviluppo Economico Saglia ha guidato una missione politico-imprenditoriale, durante la quale sono stati, tra l’altro, organizzati incontri istituzionali con autorità kazake e un Business Forum, che ha visto la partecipazione di circa 50 rappresentanti tra istituzioni, imprese e associazioni italiani.

In precedenza (aprile 2010) l’allora Vice Ministro allo Sviluppo Economico, on. Urso, aveva guidato una delegazione di circa 50 imprese interessate ad investimenti in Kazakistan, con particolare riferimento al progetto di creazione di un “Distretto Industriale logistico italiano all’interno della free zone di Aktau”. Il progetto riguarda lo sviluppo di un distretto logistico, industriale e commerciale italiano all’interno della Special Economic Zone (SEZ) di Aktau, localizzata a ridosso del Porto marittimo-mercantile di Aktau (Aktau International Sea Commercial Port), il porto più grande del Kazakhstan, destinato ai trasporti internazionali di tutti i tipi di cargo: prodotti di metallo, concimi, polistirolo, petrolio, prodotti petroliferi, ecc. L’idea progettuale prevede: (1)la creazione di un distretto industriale e logistico all’interno della SEZ Morport Aktau, sulla base del MOU firmato da SIMEST e Regione del Mangistau nell’aprile 2008, con un’area opzionata di 150 ettari all’interno della Special Economic Zone (con vantaggi quali 0% di tassazione sugli utili, 0% di tassazione su terreno, 0% di tassazione su immobili e impianti, 0% dazi doganali su beni importati); (2)la possibilità di realizzare un training center per la formazione di tecnici ed operai kazaki. L’investimento verrà effettuato attraverso la costituzione di una joint venture italo-kazaka in cui è prevista anche una partecipazione in equity di SIMEST ed è altresì contemplata la creazione di una società di gestione dell’area con la partecipazione al capitale di Sez Morport Aktau oltre a SIMEST ed altre realtà industriali italiane.

Per quanto attiene alla Bielorussia, negli ultimi anni sono state realizzate diverse visite istituzionali ed è stato firmato nel 2009 un Accordo di Cooperazione Economica. Tale Accordo, tra le varie disposizioni, prevede (art. 5) la costituzione di una commissione intergovernativa, per garantire continuità alle relazioni economico-commerciali italo-bielorusse. L’interscambio con l’Italia è in continua crescita, con un aumento del +26% nei primi cinque mesi del 2012 (267 milioni di euro). Nel 2011 l’export italiano in Bielorussia si è attestato a 464 milioni di euro, con una crescita, rispetto al 2010, del +18,6%, mentre nei primi cinque mesi del 2012 le esportazioni si sono mantenute in linea con i valori dello stesso periodo del 2012 (177 milioni di euro). Le importazioni, sebbene contenute in valore assoluto, sono state pari a 90 milioni di euro nel 2011, con un aumento del +23,1% rispetto al 2010, ed hanno raggiunto già i 90 milioni di euro nei primi cinque mesi del 2012, con un aumento di ben +153% rispetto allo stesso periodo del 2011. Nel 2011 l’Italia ha occupato la settima posizione come fornitore e la dodicesima come cliente della Bielorussia, con una quota, rispettivamente, del 2,3% e dell’1,2%. Con riferimento ai settori di attività economica (dati ISTAT gennaio – maggio 2012), oltre due terzi del nostro export è rappresentato da macchine industriali specializzate e di impiego generale, mentre le importazioni si concentrano sui derivati della raffinazione del petrolio e sui prodotti della siderurgia. Per quanto riguarda gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) italiani in Bielorussia, secondo i dati Eurostat, essi ammontano in stock (1992-2010) a 29 milioni di euro. Secondo i dati del Ministero della Giustizia bielorusso, sono presenti in Bielorussia 202 società con investimenti italiani, principalmente nei settori della trasformazione industriale e del risparmio energetico.

I settori di opportunità per le imprese italiane sono numerosi, in particolare nel campo dei macchinari e dei beni strumentali in genere (macchine per la lavorazione del legno, linee di imballaggio e di imbottigliamento per industrie alimentari), della produzione di articoli per l’igiene e la cosmesi, medicali ed attrezzature mediche, nonché nell’ambito della produzione del Made in Italy tradizionale (abbigliamento, calzature, mobili, alimentari). Il MiSE ha sottoscritto un Memorandum of Understanding sullo sviluppo di una zona industriale italiana a Brest, in Bielorussia, firmato dai Ministri Romani e Martinov nel giugno 2011. Il MOU offre un quadro di riferimento per lo sviluppo di una zona industriale italiana entro la Free Economic Zone di Brest: tale “distretto” si avvantaggerà di facilitazioni fiscali ed amministrative, in una zona dove sono già collocate numerose aziende, situata al confine con la Polonia, sulla direttrice della E30 “Berlino-Varsavia-Brest-Minsk-Mosca”. Si prevede, oltre alla creazione di impianti produttivi e di un hub logistico, l’assistenza di Istituti bancari italiani a sostegno dell’avvio e dello sviluppo delle aziende italiane che si andranno ad insediare ed, infine, un collegamento diretto per l’Italia, per via aerea o ferroviaria.

La nascita dell’Unione Doganale nel 2010, rapidamente divenuta Commissione Economica Eurasiatica nel febbraio 2012, nel quadro di uno Spazio Economico Unico basato su libertà di movimento di beni, capitali, servizi e persone, e destinata a trasformarsi, entro il 2015, in Unione Economica Euroasiatica, ha aperto un nuovo scenario nei rapporti commerciali con questi Paesi. E’ stato infatti emanato un codice doganale comune e stabilita una tariffa unica, oltre ad iniziare un progressivo processo di convergenza delle altre tematiche relative alle barriere non tariffarie, quali barriere tecniche al commercio (TBT) e standards sanitari e fitosanitari (SPS), nonché agli strumenti di difesa commerciale (TDI). In una prospettiva di breve termine, il 2015, l’Unione Economica Euroasiatica dovrebbe portare i tre Paesi ad avere un unico sistema regolato da un’unica politica macroeconomica, doganale, commerciale, fiscale e dotato di un’unica moneta. Le misure adottate sono, da un lato, destinate ad influenzare profondamente i flussi commerciali e gli investimenti e, dall’altro, implicano la progressiva trasformazione del rapporto con questi Paesi. In una prospettiva di medio – lungo termine, una maggiore uniformità nella regolamentazione può portare a nuove prospettive commerciali. Infatti l’unificazione dei parametri sanitari, delle norme tariffarie fino alla normativa sugli appalti pubblici consentirà agli imprenditori di rapportarsi ai tre Paesi come un sol uno. Il progetto è particolarmente ambizioso e l’’Italia segue con attenzione la sua evoluzione, che ha rilevanza sia a livello multilaterale sia bilaterale, nella prospettiva di un ampliamento del mercato per le nostre imprese, ma anche di uno sviluppo degli investimenti e della collaborazione economica e commerciale.


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