Sono impegnatissimi gli uomini del Pd targati Cuperlo. Ci mettono tutta l’anima in quella che sembra essere diventata la loro missione primaria: attaccare e sconfiggere il nemico numero 1. Berlusconi? Macché, acqua passata. La crisi? Suvvia, non diciamo eresie, la crisi è passata. La disoccupazione? Può attendere. Il nemico numero 1 dei Cuperliani è il Movimento 5 Stelle.
Non è Grillo l’obiettivo, il che sarebbe stato comprensibile e anche condivisibile, ma il movimento in sé. Ben inteso: c’è davvero molto da criticare nell’operato dei pentastellati: contraddittorio, spesso reazionario, spessissimo qualunquista. È però stupefacente che persone che si professano progressiste e che, per definizione, dovrebbero avere un’apertura mentale ben diversa e una sensibilità verso le istanze per lo più legittime che il Movimento 5 Stelle sta interpretando anche se talvolta male, e quindi dovrebbero se non altro rimanere aperti al dialogo e alla ricerca di una convergenza o, quantomeno, una comprensione da tradurre in atti politici, questi erigono un muro e, non paghi dell’isolamento che vorrebbero imporre e invece si infliggono, attaccano, lanciano frecciate, buttano l’olio bollente dall’alto del bastione.
Del resto Cuperlo interpreta l’anima più comunista degli ex-comunisti. È l’erede dell’ala dei “vecchi” e lo vediamo da chi lo sostiene anche a livello locale. Non porta con sé alcuna novità ma tende alla conservazione della situazione del partito che l’ha portato, però, al collasso di Bersani. Così i Cuperliani, più avvezzi a smacchiar giaguari che ad ascoltare i bisogni del Paese, si trincerano dietro la solita tracotanza del comunista possessore della verità assoluta e si attapano le orecchie. Intanto il mondo va avanti.
Luca Craia