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Eterna lotta tra Black & White, bianco e nero, segno calligrafico e superficie: Ann Demeulemeester sonda un territorio familaire con silhouette squassate scandagliate da un dualismo cromatico che concepisce solo il bianco e il nero. La figura è sottile, i tagli asimmetrici e chirurgici lasciano aperti intestini di silhouette che si allacciano sul corpo con cinturini e cinghie effetto salama da sugo nel banco alimentare di un Saizeriya. Pelle, cotone doppio, jersey raccontano la collezione costruendo outfit precisi, ieratici, che attraversano la filosofia del brand come una lama calda attraversa la carne, silenziosamente e in maniera quasi irreale, fino a provocare menomazioni sartoriali suggestive come nelle gonne asimmetriche che cadono lunghe su un lato mentre sull'altro sono acccorciate come con un colpo di sciabola o come nei top-bavero dalle cuciture concentriche effetto padiglione auricolare che si incastrano sul busto come un puzzle continuandosi in propaggini di tessuto sul collo, sulla vita, diventando all'occasione giacche, gilet o coat. Il linguaggio è sempre lo stesso, anche le silhouette e la palette cromatica... un'identità che rischia di spegnersi in manierismo pericoloso quanto un'onda anomala dal quale ci si dovrebbe sottrarsi anche quando ci si ritrova, di esso, profondamente inebriati. Un 7.