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Le palpebre come se fossero tele

Creato il 27 febbraio 2016 da Salone Del Lutto @salonedellutto

Nell’anno in cui la moda consiglia di farsi le unghie modellandole a bara, e in cui su instagram spopola l’hashtag #coffinsnails, per me, che non sono tanto qualificata a parlare di trucchi e a confezionare fashion tutorials, a me è tornato in mente il lavoro di Tal Peleg, che sta a metà strada fra il make-up e l’arte…

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Tal Peleg è una giovane israeliana e l’arte, in molte sue forme – l’illustrazione, la fotografia e… il make-up –, ha sempre fatto parte della sua vita. Mettendo insieme le diverse esperienze e competenze ecco l’idea di trattare gli occhi come tele sulle quali dare forma a storie compiute. E la palpebra, l’occhio, le sue curve naturali, condizionano fortemente il lavoro e ne fanno parte a pieno diritto.

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Le fonti di ispirazione sono molteplici: le emozioni, i film, le fiabe, gli animali, il cibo e molto altro ancora… Usando il proprio occhio come base su cui sperimentare, Tai utilizza principalmente ombretti, eyeliner, acquerelli e poi pennellini ultrasottili per modellare al meglio le sue creazioni. Un lavoro lungo e paziente, che dà luogo a piccole storie davanti alle quali esclamare: wow! E basta.

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Ma perché parlarne qui sopra? Se digitate Tal Peleg su Google vedrete che escono fuori cose coloratissime, allegre, un po’ il contrario della nostra definizione di luttuoso. Insomma, se proprio avessi voluto parlare di trucchi non era meglio cercare qualcosa di più attinente, tipo l’“occhio gotico”? La mia risposta è no. Perché guardando bene, ho trovato pan per i miei – e forse i vostri – denti.

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Ad esempio il pavone, adattissimo per chi ha gli occhi chiari, con la sua coda variopinta che invade la palpebra e il sopracciglio in un blu brillante a incorniciare questo capolavoro. Il pavone è simbolo di morte, di risurrezione e di vita eterna, tra le altre cose.

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Più direttamente collegate a un motivo luttuoso, le due gemelle di Shining, la scritta “Redrum” e una tavolozza nera chiazzata di rosso; o ancora un cimitero di notte, con le sagome alte degli alberi che si stagliano nel buio e due presenze più piccole, ma non meno inquietanti, un gatto e un bambino, con in mano un coltello.

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La mia preferita, però, è una delle sue creazioni più lineari. Il colore usato è il nero puro, da solo. C’è una ragazza seduta sul ciglio esterno dell’occhio e un intrico non troppo fitto di fili ricurvi che si espandono anche oltre il confine della palpebra. Una creazione davvero dark, e poetica a mio modo di vedere, che indosserei molto volentieri.

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E poi ancora Edgar Allan Poe, il suo amico corvo, la luce fioca di una candela e una lapide, con su scritto Lenore. Come non innamorarsene perdutamente? E poi ancora: gli orologi molli di Dalì, immancabili gatti curiosi che fanno capolino dalla palpebra o che avvolgono il sopracciglio con la lunga e morbida coda. L’universo di Tal Peleg è grande, ricco, pieno di invenzioni. Vi consiglio di esplorarlo, sulla sua pagina facebook o sul suo profilo instagram , perché qui è solo una minima parte di esso che ho provato a rappresentare.

di Silvia Ceriani

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