Dopo gli eventi di Venezia e Montebelluna (vedi post precedenti: “Le passeggiate di Don Bosco a Venezia” e “Le passeggiate di Don Bosco a Montebelluna”), terzo e ultimo appuntamento nel Veneto per “Le passeggiate di Don Bosco”, progetto promosso dal TGS Nazionale con il contributo del Dipartimento della Gioventù presso la presidenza del Consiglio dei Ministri. Ci trasferiamo questa volta a Chioggia, dove l’Oratorio Salesiano ha organizzato una bella mostra dedicata a Don Bosco e allo stile educativo salesiano, che intende illustrare l’affermazione contenuta nell’art. 40 della Costituzione della Congregazione Salesiana: “l’Oratorio è casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita, cortile per incontrarsi e vivere in allegria”.
Anche se il progetto “Le passeggiate di Don Bosco a Venezia” si avvia alla conclusione, già fervono i preparativi per il grande evento finale, in occasione del “Confronto MGS” in programma a Torino Valdocco il prossimo mese di agosto: presto sul nostro blog tutte le informazioni al riguardo, a partire dall’incontro di formazione previsto a fine giugno proprio a Torino. Rimanete sintonizzati!
Eccoci a raccontare la terza iniziativa del Veneto per le “Passeggiate di Don Bosco”! Questa volta ci siamo spostati nella città di Chioggia dove, all’interno dell’Oratorio Salesiano, è stata organizzata una mostra sulla “Un cuore che ama è un cuore che educa”, dal 24 maggio al 2 giugno 2013, grazie all’iniziativa di don Paolo De Cillia.
Il percorso della Mostra si divide in 4 sezioni, corrispondenti ai 4 pilastri del sistema educativo salesiano:
- Casa che accoglie: Don Bosco si è sempre dedicato ai giovani più poveri, soprattutto non sopportava che fossero tenuti nelle carceri dove erano inoperosi e non potevano contare su nessuno amico. Per questo creò gli Oratori come luogo di aggregazione e di educazione-evangelizzazione, aiutato dai collaboratori salesiani che condividevano il suo impegno. Di conseguenza la Casa che accoglie vuole ricordarci come i Salesiani cerchino di creare un ambiente familiare dove i ragazzi/e possano maturare da un punto di vista umano e spirituale;
- Scuola che educa alla vita: Don Bosco si rende conto di quanto sia importante creare gruppo fra i ragazzi, di avere modelli positivi da seguire e di come tutto ciò possa essere inserito in un contesto scolastico. Dove l’impegno e la gioia nel vivere una vita cristiana fanno da base per arrivare alla santità.
- Parrocchia che evangelizza: il primo obiettivo educativo di Don Bosco è quello di trasmettere il Vangelo ai suoi ragazzi, oltre che ad insegnare loro leggere e scrivere. Addirittura passava ore intere a scrivere opere che potessero essere semplici ed adatte ai ragazzi, continuando così lo stile che aveva imparato da sua madre, Mamma Margherita. La Religione è uno dei pilastri del Sistema Preventivo, oltre alla Ragione e all’Amorevolezza, e quindi cercò di alternare momenti di gioco a momenti celebrativi, attraverso i quali la fede semplice dei ragazzi si irrobustiva.
- Cortile per incontrarsi da amici: per Don Bosco il cortile rappresenta il luogo informale per incontrarsi tra coetanei e soprattutto il modo per incontrare ragazzi nella loro semplicità ed immediatezza, nel gioco. Attraverso quella “tecnica pedagogica” che era chiamata la parolina all’orecchio, quella leggera correzione ed incitamento che aiutava il ragazzo a crescere e ad avvicinarsi alla parola del Signore. Un altro aspetto importante è l’importanza data alle feste, ai ritiri e anche alle famose passeggiate che diventavano occasioni per premiare i “migliori” e fare incontri importanti ( un esempio su tutti Maria Domenica Mazzarello).
Oltre a questo, ci sono anche dei pannelli che si concentrano sulla vita di tre giovani che hanno sposato la causa di Don Bosco e che per tutta la vita hanno camminato nel sentiero per arrivare alla santità.
La mostra, ormai conclusasi a Chioggia, non è però a un punto di arrivo: si sta già pensando di renderla itinerante spostandola di città in città per portare il messaggio salesiano a tutti noi!! Questa occasione può permettere a chi non conosce Don Bosco di capire con facilità ciò in cui credeva, mentre a chi sa (o crede di sapere) “già tutto” sulla figura del Santo dà la possibilità di scoprire nuove prospettive, nuovi stimoli per impegnarci a donare il nostro tempo ai giovani.
Vi lascio con un augurio bellissimo che ci ha fatto Don Bosco: “Siate felici nel Tempo e nell’Eternità”!