Cosa spinge un uomo adulto, ma statisticamente soprattutto le donne, a riprendere in mano un libro che ha amato, magari che non rilegge da tempo, togliergli un po’ di legittima polvere accumulata da mesi se non anni di scaffale, armarsi di una matita e di santa pazienza e impararne a memoria righe, che poi diventano pagine? Cosa, ancora, lo induce a rivivere emozioni che si erano perse nel tempo (era forse la prima media?) la lentezza della lettura ad alta voce, la fatica del tenere a mente la parola esatta (‘ché se l’autore ha scelto quella e non un’altra un motivo ci sarà e un torto all’autore non lo si vuole fare anche se gli altri, quelli che ascolteranno, non se ne accorgerebbero mai) il fastidio nell’accorgersi dei buchi di memoria, quella memoria che sino a poco prima si considerava intatta, per la cantilena nella ripetizione che toglie intensità al testo? Cosa, poi, lo spinge a ripetersele quelle parole che finalmente cominciano ad affiorare, vincendo la timidezza così simile alla vergogna, mentre è in macchina, in fila alla posta, sul vagone di un treno, quando crede di essere solo in casa per essere immancabilmente sorpreso da qualcuno che, guardandolo incredulo, gli chiederà Adesso parli anche da solo?
Bisognerebbe domandarlo alle Persone libro, questa strana specie che, come il peggiore dei contagi, dal centro dell’Italia (Roma, dove sono nati) si sta diffondendo, quasi a rispondere a un bisogno di bellezza, di lentezza, di recupero delle cose del bel tempo che fu e della lettura. La lettura come diritto imprescindibile, la condivisione come dovere, secondo la più antica delle tradizioni: quella per cui, in temi immemori, ci si ritrovava intorno ad un fuoco, che poi divenne una stufa, a raccontare e ad ascoltare, dando vita alla prima forma di letteratura che all’oralità si affidava.
Il caso, di cui in questi giorni comincia ad occuparsi anche la stampa nazionale, vuole che le Persone Libro si rechino (in pellegrinaggio) da un luogo all’altro, spazi pubblici, biblioteche, enti, librerie, case di privati, eventi più o meno noti, portando con sé ogni volta un libro diverso di cui hanno imparato qualche pagina, o solo poche righe. Il repertorio attuale consta di circa 214 testi, non si tratta di recitazione, né se ne ha la velleità, ma di riportare a memoria il testo nel rispetto dell’autore e della pagina e di farne dono a chi ha voglia di fermarsi e ascoltare.
Le Persone Libro, ancora, nate nel 2009, sono parte della romana Associazione Donne di Carta e dalla cellula madre ne sono nate altre, a ricoprire un territorio sempre più ampio (a diritto parleremo di Bene Culturale italiano) per un totale di 109 persone, giovani, giovanissime e non più tanto giovani. Le ultime cellule sono quella del Veneto Orientale e la recentissima cellula di Milano ma esistono anche Firenze, Portogruaro, Bastià Umbra, Cagliari.
Entrarne a farne parte non è così complicato, basta un viscerale amore per il libro. Una volta che si è assistito ad una loro performance il contagio è già in atto e resistervi è praticamente impossibile, si sorprenderanno tra il pubblico occhi lucidi, sguardi imbambolati, bocche aperte e questi sono solo i primi sintomi. Se poi si ha la fortuna che uno di loro, quel giorno, abbia imparato a memoria quello che tu consideri il tuo autore o il tuo libro preferito ormai non c’è più scampo: le Persone Libro ti avranno in pugno.
Il consiglio è: correte ad ascoltarle e fate il pieno di bellezza.






