Magazine Cultura
di Pierluigi Montalbano
I monumenti megalitici, realizzati con enormi blocchi di pietra, sono diffusi in tutto il mondo e hanno diverse forme. Hanno in comune la spiccata funzione di segnalazione: verosimilmente gli uomini che li costruirono volevano sottolineare la loro presenza sul territorio, legittimandone così i loro diritti.
Il termine megaliti (dal greco mègas «grande» e lìthos «pietra») è usato dagli archeologi per indicare antiche costruzioni di pietra con forme assai variate: dalle statue di pietra (moai) dell’Isola di Pasqua, il cui peso può superare le 80 tonnellate, alle torri circolari di pietra della Sardegna (nuraghi), fino alla fortezza inca di Sacsahuaman, vicino a Cuzco (Perù), anche essa costruita con enormi massi.
Gli archeologi parlano di monumenti megalitici in senso più stretto per indicare un tipo di struttura architettonica apparso in varie regioni dell’Europa occidentale nel Neolitico, tra il 5000 e il 2500 a.C. Queste costruzioni megalitiche sono generalmente rappresentate da sepolture collettive con una camera a pianta poligonale o rettangolare, a volte con corridoio, note come dolmens e diffuse soprattutto in Francia e nella Penisola Iberica. Abbiamo anche i cosiddetti henges, caratteristici delle Isole Britanniche e costituiti da circoli di pietre erette delimitati da fossati o terrapieni. La funzione di questi monumenti potrebbe essere legata all’osservazione astronomica, che presso le prime comunità di agricoltori aveva grande importanza perché connessa con i cicli agrari.
Veri e propri marcatori territoriali, i monumenti megalitici attestano la volontà di un gruppo etnico di collegarsi con il proprio spazio fisico. L loro costruzione fu possibile solo all’interno di comunità con efficienti strutture socioeconomiche, rette da un’autorità politica in grado di coordinare gli imponenti lavori necessari. Partecipavano alla realizzazione un numero considerevole di individui, che attraverso la cooperazione saldavano i vincoli reciproci e affermavano i valori sociali condivisi. Questo processo deve comunque essere stato lento e graduale: i semplici tumuli con strutture di legno dedicati agli antenati divennero nel tempo ricche sepolture di capi e sacerdoti, depositari di sempre maggiore potere e ricchezza.
Gli archeologi si sono chiesti come gruppi dotati di una tecnologia relativamente semplice siano riusciti a trasportare blocchi di pietra pesanti spesso decine di tonnellate. Gli studi hanno chiarito che i massi venivano trainati con l’ausilio di corde e fatti scivolare su grandi rulli di tronchi di legno che fungevano da ruote. La trazione animale può avere avuto un suo ruolo, tuttavia occorre segnalare che nelle Americhe non c’erano animali di grande taglia e che l’uso della ruota era sconosciuto.
A 24 km dal sito di Teotihuacan (Messico) è stata rinvenuta, nel letto di un torrente, una colossale statua alta 7,1 metri e pesante 130 tonnellate. L’opera, scolpita solo sul lato frontale (quello posteriore era ancorato al masso originario) non fu mai ultimata: i suoi realizzatori si rendettero conto dell’impossibilità di trasportarla e la abbandonarono nella cava.
Stonehenge è forse il più celebre esempio di architettura megalitica. Questo complesso rituale si trova nella pianura di Salisbury (Wiltshire, Gran Bretagna) e fu in uso tra il 3000 e il 1000 a.C. circa. Dei 30 monoliti originariamente presenti se ne sono conservati 17, eretti in un cerchio del diametro di circa 30 m. Per il suo orientamento verso il punto in cui sorge il Sole nel solstizio d’estate, il luogo è stato interpretato come un tempio al culto solare.
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