Le pouvoir est tentant. Mais seule l’opposition est confortable. Mai frase fu più indovinata (è di Leòn Blum) per un movimento dal basso (ventre) come quello grillino che ha bisogno di tempo per passare dalle urla scomposte della piazza (seppur virtuale) alle procedure/congiure del Palazzo.
Il Parlamento è una macchina complessa, con i suoi regolamenti, le modalità di voto, le commissioni, i comitati, le pressioni ecc. ecc. Bisogna prepararsi, organizzarsi, imparare a muoversi nei meandri degli apparati istituzionali, per tradurre le proprie visioni in iniziative e testi normativi, senza perdere di vista gli obiettivi principali. Laddove si accetta la democrazia parlamentare, si gioca con le sue regole, correndo il rischio di smarrirsi nella riproducibilità automatica dello statu quo che può essere autodistruttiva, come nel caso italiano.
Tuttavia, non si dia troppo credito a chi già storce il naso per il dilettantismo della new entry movimentista in aula, poiché anche i nostri veterani onorevoli, di proprio pugno, non saprebbero approntare alcunché. Quest’ultimi, fortunatamente per loro, hanno alle spalle staff, uffici e risorse addestrate allo scopo, ricevuti in eredità dalle strutture organizzative di cui sono membri, e possono contare su patrimoni di conoscenze e rapporti consolidati all’interno dei “settori” statali.
I parvenus del M5S sono a digiuno di teoria ma, soprattutto, di pratica. Il noviziato non è una colpa, i neolegislatori assimileranno le competenze nei tempi necessari e lo faranno più agevolmente stando appunto all’opposizione, senza responsabilità di governo, in attento ascolto della macchina amministrativa e dei suoi ingranaggi. I ragazzi, insomma, se resisteranno si faranno, ma se si faranno non è detto che riescano poi a mantenere la carica critica con cui sono arrivati sui prestigiosi banchi. La volitività, comunque, non manca loro e, certo, non saremo noi a valutarli pregiudizialmente a cagione dell’inesperienza con la quale si sono affacciati nella vita statale.
Grillo che lo sa, essendo un vero furbacchione, vede e provvede per tutti, un po’ temporeggiando ed un po’ rumoreggiando, secondo il suo stile da ortottero in calore politico, il quale non ci tiene ad essere punto dai calabroni della casta per essere contaminato.
Nel giro di qualche mese, al massimo un anno, semmai questo gabinetto allargato riuscirà a formarsi, i grillini diventeranno avvezzi ai loro compiti; sempre che nel frattempo non si siano fatti fagocitare dalla proceduralità del potere che fa perdere di vista gli intenti originari.
Per questo il comico, in siffatta congiuntura, respinge le profferte di collaborazione dei partiti tradizionali e si mette alla finestra ad osservare il tempo che farà, augurandosi un lungo e devastante temporale. Giusto quel che ci vuole per raccogliere forze e pensieri. Bisogna saper attendere l’istante propizio per dare la spallata definitiva a questo sistema partitocratico (non al sistema in sé che Grillo non disprezza avendone accettato lo spirito elettoralistico e democratico) che ormai disgusta gli italiani.
Dunque, se problemi esistono davvero in questa invasione barbarica di grillini, come pensa certa stampa, bisogna andare a cercarli altrove. Poiché noi non siamo megafoni rotti di un giornalismo vigliacco e menzognero metteremo subito da parte le volgarità sul neofitismo che fa perdere temo prezioso al Paese e quelle sull’inevitabile destino dei corpi puri, i quali inevitabilmente si corrompono a contatto con gli organismi impuri.
Siamo scettici verso il M5S per quello che crede e annunzia non per aver osato rompere gli schemi e gli atavici equilibri della precedente convivenza/convenienza politica tra destra e sinistra.
Uno dei punti più problematici attiene alle sue dichiarazioni circa l’intento di rivolgersi al popolo, attraverso la rete, per ogni proposta di legge. E’ un grave errore rinveniente da una distorta interpretazione della realtà. Una corretta volontà collettiva, rispondente alle esigenze storiche di un Paese, deve essere creata, passo dopo passo, da una classe dirigente pronta e propositiva, capace di cogliere adeguatamente quello di cui una comunità ha bisogno per prosperare ed affermarsi in un mondo in profonda trasformazione. Spontaneamente il “popolo” cede solo agli istinti e ai luoghi comuni e così finisce per esprimersi.
E’ con i risultati politici, il miglioramento economico, il benessere sociale che i governanti devono convincerlo, non con l’addossargli le responsabilità di ogni decisione. Questa si chiama codardia, non democrazia variamente declinata. Si deve fare in modo che aumenti la partecipazione dei gruppi sociali all’attività legislativa, agli interessi statali, alla situazione complessiva della nazione, ma la funzione deliberativa di ultima istanza deve ricadere indubitabilmente sui ruoli e sugli uomini preposti (e con tutto il peso della responsabilità pubblica), i quali si presume abbiamo sempre un orizzonte di consapevolezza più largo e congruo alle esigenze generali (sicuramente non è stato l’esempio degli ultimi vent’anni, ma la sostanza del ragionamento non muta).
Se un leader (e il suo partito) non è abile a stimolare, strutturare, solidificare, rafforzare una disposizione pubblica portatrice di una missione storica, integrantesi con l’epoca in cui si agisce, come dice Gramsci, “è semplicemente una mosca cocchiera, un profeta disarmato, un fuoco fatuo”. Purtroppo, è quello che sembra a noi Grillo, con il suo vellicare determinati umori della gente, fondandosi su parole di disordine politico e di arretramento moralistico. Il clima medioevale che ne sta scaturendo forse permetterà di incendiare la prateria ma non di riedificare la casa nazionale sulle sue macerie. Per questo il compito dei cinquestellati, se non cambiano subito registro, si è già esaurito qui.