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"Le Prede. Nell’harem di Gheddafi" di Annick Cojean

Creato il 06 agosto 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Posted by :Francescarossi

[Recensione] Le Prede nell’harem di Gheddafi di Annick Cojean

Titolo: Le Prede. Nell’harem di Gheddafi
Autore: Annick Cojean
Casa editrice: Piemme
Pagine: 263
Prezzo: 16.50 €
Pubblicazione: 2013
Voto:

[Recensione] Le Prede nell’harem di Gheddafi di Annick Cojean

Trama

La vita di Soraya, quindici anni, va in pezzi una mattina del 2004, quando il presidente Gheddafi, in visita alla sua scuola, le accarezza i capelli. La ragazza è fiera di quell’onore. Non sa di essere condannata. La carezza è un segnale: significa “questa ragazza è mia”. Il giorno dopo Soraya viene prelevata e portata nell’harem del Presidente. Diventa una schiava sessuale. Per anni subisce violenze e aggressioni, vive relegata e isolata, costretta a rapporti di ogni genere, a guardare film pornografici “per imparare”, sottoposta a continui controlli medici, sempre a disposizione del rais, che la umilia in ogni modo. E questa è solo la punta dell’iceberg. Perché come Soraya ce ne sono migliaia. Mentre in pubblico il Presidente si vantava di promuovere l’emancipazione femminile, i suoi emissari battevano ossessivamente scuole, università, feste di matrimonio, alla ricerca di prede fresche. Sono molte le vite spezzate dagli abusi, giovani donne, e anche uomini, asserviti alle voglie di Gheddafi. Tre volte vittime: della violenza, del disonore e del silenzio calato dopo la fine del regime.

 Recensione

Il libro di Annick Cojean è frutto di un lungo e accurato lavoro, ma anche una lettura forte, drammatica, priva di qualunque eufemismo o tentativo di nascondere la realtà dei fatti.
La dittatura di Gheddafi è stata lunga, dolorosa per chi l’ha subita, piena di risvolti politici nazionali e internazionali su cui si è scritto e dibattuto moltissimo. Il nostro Paese, poi, ha un ruolo centrale nella storia libica e l’intreccio tra le due diplomazie non è sempre stato facile da dipanare.
Ma c’è un altro aspetto dell’era Gheddafi che bisogna prendere in considerazione; è più oscuro e meno individuabile, apparentemente marginale rispetto ai complessi giochi politici, ma talmente inquietante da atterrire chiunque lo affronti.
La sorte delle donne che hanno avuto la sfortuna di trovarsi sulla strada di questo dittatore megalomane ed egocentrico.
Chi non ricorda le sue visite ufficiali in giro per il mondo in cui comparivano, fiere e armate di tutto punto, le famose “amazzoni”, pronte a scortarlo e persino a dare la vita per lui?
Alcune erano vere e proprie soldatesse, addestrate e preparate altre, invece, un semplice “paravento” che serviva a celare i veri istinti del dittatore.
Gheddafi, infatti, era ossessionato dalle donne e dal sesso e il libro di Annick Cojean si focalizza proprio sulle torture, violenze fisiche e psicologiche che migliaia di loro hanno dovuto subire per anni, spesso dietro minacce di ritorsioni e ricatti di ogni tipo.
L’autrice ci presenta una dimensione, quella libica dittatoriale, in cui nessuno godeva della minima libertà. Uomini e donne appartenevano a Gheddafi, che aveva su di loro potere di vita e di morte.
Il libro è diviso in due parti: nella prima la Cojean ci presenta la storia di una bambina, Soraya, “prescelta” dalle guardie e dalle spie che si occupavano di setacciare scuole, feste, strade e tutti i luoghi di ritrovo per procacciare al padrone “carne fresca”.
Soraya era giovanissima e ingenua quando entrò con l’inganno e grazie a una complessa rete di complicità silenziose, nell’harem di Gheddafi. Ne uscì irrimediabilmente distrutta, ma piena del coraggio disperato che serve a raccontare per far sapere, affinché nessuno possa più nascondersi dietro la maschera dell’ignoranza.
Lascio al lettore la lettura della sua terribile storia e quella delle altre donne cadute nella trappola di Gheddafi, anime spezzate che sono al centro della seconda parte del libro, cioè il reportage minuzioso e difficile della Cojean, che affronta anche, con piglio deciso, la fine del regime e la morte del dittatore.
Il lettore si trova di fronte a un linguaggio crudo, che non fa sconti a niente e a nessuno, a personaggi tratteggiati in maniera eccellente ma che, purtroppo, non sono frutto di fantasia, bensì di una triste e sconvolgente realtà.
La figura di Gheddafi, mai stata limpida né pura e già irrimediabilmente compromessa fin dall’inizio della dittatura, ne esce, se possibile, ancora più terribile, di devastante orrore.
Ci si trova di fronte a un folle maniaco di spregiudicati gusti sessuali ed esistenziali (non solo rivolti a donne), un uomo ossessionato da manie e spettri creati dalla sua mente, che non ha mai avuto rispetto per nulla, neppure per i dettami religiosi di cui si professava attento osservante.
Proprio lui, che il primo settembre 1981 disse:

“…Noi invochiamo una rivoluzione per la liberazione delle donne della nazione araba…Oggi non è un giorno qualunque ma l’inizio della fine dell’era degli harem e delle schiave e l’avvio della liberazione delle donne della nazione araba”.

Ciò che lascia ancora più sconcertati e frustrati, non è solo la ragnatela di silenzi e appoggi durante il regime, ma soprattutto la paura e la vergogna che ancora oggi molti libici provano nei confronti della condotta imperdonabile di quella che fu la loro Guida.
Un imbarazzo e un disonore così forti e che hanno colpito l’intera nazione al punto che quasi nessuno vuole parlare dell’harem di Gheddafi, o rivangare la storia di Soraya e delle altre donne.
Tabù, come se non fossero mai esistite, o non meritassero lo status di “vittime di guerra”. Dimenticare diventa, in questo modo, più facile, per una nazione in cui l’onore è tutto ma a che prezzo?
Abbandonando le vittime del dittatore al loro destino, costringendolo persino con la forza, se necessario, a tacere.
Consiglio la lettura di questo libro, poiché non si deve mai voltare la faccia di fronte a orrori del genere. Occorre sapere per capire ma, nello stesso tempo, nonostante “Le Prede” sia un’opera di elevata qualità sotto ogni punto di vista, sento di dover rimarcare sul fatto che si tratta di un libro molto forte e cruento, popolato di personaggi abietti oltre il limite della tolleranza. Una lettura scorrevole dal punto di vista linguistico, ma non facile per i contenuti.
Difficile, soffocante a tratti, come solo la vita in un harem può essere.

L’autrice

Nata nel 1957 a Brest è reporter a “Le Monde” e vincitrice del prestigioso premio Albert-Londres, il Pulitzer francese. Il suo libro-inchiesta “Le prede. Nell’harem di Gheddafi” (Piemme, 2013), in classifica in Francia per settimane, è un bestseller internazionale in corso di pubblicazione in sette paesi. Per scriverlo l’autrice è andata in Libia, sfidando ostracismo e tabù.

 

Le Prede nell’harem di Gheddafi di Annick Cojean

Autore Francescarossi

Francesca Rossi è nata a Roma nel 1984 e vive a Latina. Dopo la laurea in "Lingue e Civiltà Orientali" presso l'Università "La Sapienza" di Roma, si trasferisce ad Alessandria d'Egitto per approfondire lo studio della lingua araba e della cultura arabo-islamica. Attualmente è specializzanda nel corso di Laurea Magistrale in "Lingue e Civiltà Orientali" presso "La Sapienza". Collabora con diversi magazine online ed è membro della "Società delle Letterate". Gestisce tre siti culturali: "La Mano di Fatima", dedicato al mondo arabo-islamico, "Divine Ribelli", dedicato alle grandi donne della Storia ed il sito ufficiale interamente incentrato sulla figura dell'eroina francese "Angelica la Marchesa degli Angeli".


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