Così la bizzarra proposta di Flores D’Arcais, quella di votare Renzi per scardinare il partito e liberare così il voto progressista dalla palla al piede dei centristi, si rivela il frutto di una straordinaria ingenuità che non tiene conto del teatro dei pupi con il quale abbiamo a che fare. Bersani si assicura la vittoria e la candidatura a premier mentre Renzi si lancia sul piano nazionale fuggendo da Firenze dove lascia un mucchio di debiti e di cose insolute. Entrambi a guardia dell’agenda Monti il cui fallimento è certificato proprio oggi dall’Istat. Ma lo chiede l’Europa, lo chiedono le banche, lo chiede la Merkel, lo chiede la Bce e in un modo o nell’altro, magari con qualche ritocco alla legge elettorale, com’è accaduto in Grecia, si farà in modo far credere che lo vogliano anche gli italiani. Con tanto di primarie che adesso rassomigliano a un ticket piuttosto che a uno scontro: la concorrenza ha lasciato posto al cartello.
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