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Le protezioni per gli ortaggi in inverno: il tunnel

Da Gianni

Le protezioni per gli ortaggi in inverno: il tunnel
Seconda parte dell’approfondimento sui metodi per proteggere gli ortaggi durante i mesi autunnali e invernali e dopo aver affrontato per sommi capi il tessuto non tessuto è la volta di un’altra protezione, il tunnel, un po’ più macchinosa da mettere in piedi ma più efficace e versatile del TNT.
A metà strada tra il tessuto non tessuto e la serra, il tunnel può rappresentare per chi tiene un orto l’arma in più per coltivare un po’ di tutto, per esempio per produrre le piantine da mettere a dimora a primavera, ma soprattutto per coltivare molti ortaggi anche nei periodi più freddi e prolungare la raccolta anche in pieno inverno. Più efficace del TNT nel proteggere le piante ma molto meno impegnativo di una vera e propria serra ( almeno da un punto di vista di costi e installazione), il tunnel può essere acquistato scegliendo tra i molti modelli a disposizione oppure, con la giusta grinta, costruito in proprio usando alcuni materiali facili da trovare e soprattutto a buon mercato. Per chi decide per il fai-da-te vediamo 4 o 5 regole da rispettare per il buon funzionamento del tunnel.

Dimensioni
Ok, non si deve costruire una vera e propria serra ma neanche qualcosa di “miniaturizzato”: un’altezza minima la si deve rispettare perché da questo dipende l’efficacia del tunnel stesso. Senza un sufficiente volume d’aria da poter scaldare infatti il tunnel si fredderebbe troppo velocemente e i suoi benefici per le piante si annullerebbero; in più le piccole dimensioni renderebbero difficoltoso compiere i lavori al suo interno e potrebbe risultare un ostacolo per la crescita di alcuni ortaggi. Per ottenere un tunnel che funziona occorre quindi acquistarlo o costruirlo di alemno un metro di altezza e uno di base: più piccolo non “carbura” e più grande, be’, a quel punto tanto vale costruire una vera e propria serra…

Aperture
Aspetto fondamentale quello di predisporre delle aperture comode ed efficaci nel nostro tunnel, per almeno tre motivi. Il primo, il più ovvio, è che volendoci lavorare là sotto, ed eventualmente raccogliere i frutti di quel lavoro, occorre prevedere ogni tanto delle aperture. Il secondo motivo è che, anche in pieno inverno, una bella giornata di sole fa salire velocemente la temperatura all’interno del tunnel e questo potrebbe potenzialmente danneggiare le piante. Il terzo motivo è rappresentato dal controllo dell’umidità. È matematico infatti che durante i periodi freddi all’interno del tunnel, per lo sbalzo termico tra il dentro e il fuori, si formi sul telo la condensa che crea le condizioni ideali per patologie come i marciumi dal potenziale devastante. Per questo serve aerare il tunnel anche nei periodi più freddi, operazione da compiere solo nelle ore più calde della giornata.

Posizione
Per il posizionamento del tunnel si devono tenere presenti alcuni aspetti. Se la zona di coltura è ventosa la prima cosa da fare è sistemare il tunnel in modo tale che l’azione del vento venga disinnescata o minimizzata il più possibile: ritrovarsi con il frutto del proprio lavoro trasportato a qualche centinaio di metri di distanza non è una bella esperienza…
Altro elemento fondamentale da rispettare è l’orientamento rispetto al sole. È ovvio che il tunnel deve essere posizionato per ricevere più luce solare possibile, si dovrà quindi valutare, di volta in volta, qual è la posizione migliore anche in base a eventuali ostacoli (alberi, edifici ecc.) presenti nell’orto.
E a proposito di ostacoli, se nel terreno è presente un muro o altro in una posizione favorevole (per esempio a nord) è possibile sfruttarlo a dovere come protezione cercando di posizionarci il tunnel il più a ridosso possibile per sfruttarne così il benefico effetto protettivo che tornerà utile soprattutto nei periodi più rigidi.

Copertura
Altro elemento a dir poco fondamentale è quello della scelta del materiale di copertura perché da quello dipende in buona parte l’efficacia del tunnel. Esistono in commercio molte alternative per tutte le tasche e per tutte le esigenze e per ovvi motivi di spazio vale la pena accennare solo alcune delle più usate. Il più utilizzato in assoluto è il polietilene soprattutto perché è il materiale più economico, possiede buone caratteristiche e viene commercializzato in molti formati che consentono di soddisfare qualsiasi esigenza. Ha però almeno un paio di difetti congeniti che non lo rendono il massimo per la bisogna: si degrada velocemente e non trattiene il calore a lungo. Se si cerca una maggior resistenza e una maggiore tenuta termica in alternativa si può usare il cloruro di polivinile più comunemente conosciuto con l’acronimo di PVC. Questo polimero risulta più resistente e longevo, limita la condensa e in più assicura un maggior effetto serra anche se, di contro, presenta una prevalente tendenza alla deformazione e, se le il tunnel non viene arieggiato il suo elevato effetto serra può danneggiare le colture.
La miglior soluzione però sembra essere rappresentata dall’EVA ovvero l’etile Vinile Acetato. Questo materiale ha una durata tripla rispetto al semplice polietilene, produce un ottimo effetto serra, riduce al minimo la produzione di condensa e si mantiene trasparente praticamente per tutta la sua durata. Il maggior difetto? sicuramente il prezzo, più del doppio rispetto al polietilene ma se si calcola il suo impatto ambientale (può durare quattro anni) la scelta è obbligata: il pianeta vi ringrazierà.
A prescindere dal materiale scelto però lo spessore dello stesso è un parametro fondamentale per la funzionalità del tunnel. Diciamo che per andare sul sicuro anche in nord Italia lo spessore ideale è quello di 0,20 mm mentre se si abita al sud si può optare anche per lo 0,15 mm e anche meno, scelta che incide direttamente sul costo della copertura perché a uno spessore maggiore corrisponderà un costo più alto.

Struttura
Detto che è sempre possibile comprare il tunnel completo di tutte le sue parti (che dovranno solo essere montate in loco) veniamo, per quelli muniti di un po’ di intraprendenza in più, alla parte un briciolo più complessa del fai-da-te, ovvero la struttura. Per la realizzazione del telaio portante del tunnel ho visto usare diversi materiali: dall’ecologica ma poco versatile canna di bambù all’utilizzo dei metalli come il “tondino” (le barre di ferro usate come armatura in edilizia) o i tubi zincati per impianti idraulici. Tondini e tubi assicurano una maggiore stabilità alla struttura ma necessitano di un minimo di abilità per essere lavorati a dovere; devono infatti essere piegati ad arco e per questo può essere necessaria un po’ di esperienza e qualche strumento come il piegatubi ma arrangiandosi con quel che c’è (per esempio sagomando i metalli su una forma circolare come quella di un bidone) è sempre possibile ottenere ottimi risultati.
Decisa l’altezza finale del tunnel sarà facile tagliare i pezzi a misura da piegare successivamente avendo cura di calcolare un minimo di 20 cm per parte, centimetri che andranno poi interrati. Una volta ottenuti gli archi si può procedere con il piazzarli interrandoli e distanziandoli tra di loro per un massimo di un metro e mezzo; in zone dove le nevicate non sono una remota possibilità merita ridurre la distanza a un metro e anche meno. Quando si sono sistemati gli archi si collegano tra di loro utilizzando tre fili di lega zincati (uno all’apice e due alle basi) rigirandoli sull’arco e fissandone l’estremità al suolo con dei picchetti. Fatta anche questa operazione si può piazzare il telo che andrà fissato alla struttura (in prossimità degli archetti) mediante l’utilizzo di corde o, meglio ancora, con le cinghie elastiche utilizzate per bloccare i bagagli: quest’ultime risultano particolarmente efficaci perché resistenti e appunto elastiche e in più possono essere staccate con facilità qualora si debba arieggiare il tunnel. Le cinghie possono essere ancorate a dei picchetti piantati accanto agli archi.

Oltre ai materiali sopra citati sto sperimentando l’utilizzo del tubo di plastica utilizzato per l’irrigazione. È una soluzione che ha degli indubbi vantaggi: intanto il tubo di plastica è leggero e per questo ben trasportabile, poi è facilmente lavorabile e quindi piegabile, si taglia benissimo e si assembla senza problemi e in più risulta pure resistente; è vero che dà origine a una struttura meno solida ma che si può ovviare utilizzando dei raccordi a “T” con i quali costruire una base che poi sarà un gioco da ragazzi fissare al suolo, magari interrandola.
Mi fermo qui perché sono in fase di sperimentazione e non ho ancora testato fino in fondo la sua fattibilità e funzionalità ma finita questa fase sarà semmai il caso di approfondire ulteriormente questo metodo di costruzione, magari fornendo qualche foto in più (e pure qualche schema); per il momento aggiungo solo che, per rendere più resistente e sicura la struttura, va senz’altro diminuita la distanza tra gli archi aumentandone quindi il loro numero all’interno del telaio.

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